Ultime della sera: “Carnevale 2022 a Venezia”

Nella celebrazione dei suoi 1600 anni dalla fondazione. L’ansia di un senso in un mondo che sfugge ad esso

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
22 Febbraio 2022 18:30
Ultime della sera: “Carnevale 2022 a Venezia”

Siete mai stati a Venezia per il Carnevale? Se ancora vi manca vale la pena andarci, magari di sabato o nel corso della settimana, avendo avuto domenica scorsa un boom di presenze record a seguito della progressiva uscita dalla pandemia complice anche l'atmosfera primaverile e la ricorrenza festosa e irriverente che caratterizza questa festa pagana profondamente sentita dai veneziani, ma anche da molti stranieri. Lasciate allora impegni e doveri e immergetevi tra rughe, calli, campi, campielli, sestieri e sottoporteghi di quella che è realmente, insieme a Roma, la città più bella del mondo. Attraversate ponti e moli e laddove non vi è possibile andate da una sponda all'altra in gondola, o meglio in battello, acquistando un abbonamento di uno o più giorni.

L'edizione 2022 del Carnevale di Venezia cade, infatti, nell'anno delle celebrazioni dei 1600 anni dalla fondazione della città alla foce del Po che assomma circa 120 isole e che si chiuderà il mese prossimo. La fonte manoscritta del Chronicon Altinate narra, infatti, che i veneti si fossero rifugiati nella laguna il 25 marzo del 421, comunemente riconosciuto come il giorno di fondazione della città di Venezia. L'habitat paludoso e insalubre dove furono relegati dai longobardi e dagli ostrogoti li difese per secoli da assalti e conquiste.

Nel corso del tempo, per aumentare la loro superficie abitativa, i veneti palafittarono il terreno paludoso di ogni isola così da collegarla a quella più vicina immergendovi lunghi tronchi d'albero provenienti dalle montagne a nord e riuscendo così ad ottenere un maggior spazio vitale bonificando nei secoli l'intera area. Il legno di quelle palafitte, perfettamente integro, perché in ambiente paludoso anaerobico sott'acqua, sorregge ancora oggi i meravigliosi palazzi che le ricche famiglie di commercianti veneti e stranieri fecero erigere ovunque nella città, ma in modo particolare lungo il Canal Grande e intorno al quartiere di San Marco per manifestare il loro potere e il loro dominio economico politico.

Nel 1200 con Marco Polo la città raggiunse il massimo del suo splendore grazie al commercio di sete, spezie e ferro estratto nelle Alpi. Quando lui vi rientrò, quasi 25 anni dopo un lungo viaggio nel Catai con una cospicua fortuna, la sua famiglia acquistò le case del rione del Milione, così chiamato per apocope del nome accrescitivo del capostipite Emilio (Emilione), secondo alcuni storici, soprannome dello stesso Marco Polo.

Visitare Venezia a Carnevale significa immergersi a qualsiasi ora in un'atmosfera lunare da paese delle meraviglie dove è possibile in ogni dove soffermarsi all'aperto o al chiuso nelle cantine, come la Vineria all'Arco in calle dei do mori, o nelle gastronomie più celebri, come Gislon vicino al ponte di Rialto, per la cui costruzione fu indetto il primo concorso internazionale al mondo di architettura 500 anni fa, sorseggiando cicchetti di vin bianco o rosso e assaggiando i tipici cibi della tradizione: mozzarella in carrozza con le alici o il prosciutto, polpette di carne o tonno, crostini di pane e baccalà mantecato alla veneziana accompagnato da polenta bianca e frittelle di mele.

Prima di andare a dormire passeggiate lungo i giardini sul molo a fianco di piazza San Marco e ammirate poi il Palazzo Ducale e la Basilica dove sono contenute le spoglie, rubate in Egitto da due veneziani, dell'evangelista Marco, patrono della città, standovene comodamente seduti di fronte ai tavolini dei caffè ormai chiusi. È un'esperienza indimenticabile che vi rimarrà dentro per sempre e che avvicina al sublime.

Non mancano tra le calle e i campi le persone in maschera nella messinscena del Carnevale anche se i due anni vissuti tra pandemia, paura della morte e una guerra alle porte dell'Europa che sembra sempre in procinto di scoppiare, hanno lasciato il segno e rendono tutto molto ovattato e in chiave ridotta rispetto al passato. Si vedono dame settecentesche con compagni imbellettati parlare idiomi di ogni dove, soprattutto francese. Comprendi che qualcuno vorrebbe ancora riportare all'indietro le lancette dell'orologio posizionandole a prima della pandemia, ma così non è. E tra un Pantalone e un Arlecchino, un Mozart e un Manzoni che vi soggiornarono come tanti, tantissimi artisti, letterati e poeti ricordatevi che il vero senso del Carnevale è di essere presenti a noi stessi e agli altri ogni giorno perché se Kafka ebbe a dire:

"Mi sono vergognato di me stesso quando ho capito che la vita è una festa in maschera e ho partecipato con la mia vera faccia" è con Pirandello che ne capiamo il senso vero: “Cerco qualche cosa che per forza ha da esserci altrimenti non mi spiegherei quest’ansia arcana”.

di Rosselle VIACONZI

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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