Circa una settimana fa ci eravamo occupati del traffico di migranti fra Tunisia e la Sicilia, ed in particolare riguardante il possibile approdo (così come erra stato evidenziato in un servizio andato in onda su Piazza Pulita su La7 riguardanti ad una rete organizzata di trafficanti con base nel porto tunisino di Kelibia)di gommoni presso le stesse coste mazaresi.
In merito al tema abbiamo appreso dell’inizio del processo relativo alla operazione denominata “Scorpion Fish”, condotta da Guardia di Finanza e Direzione Distrettuale Antimafia che lo scorso giugno portò al fermo di 19 persone, presunti componenti di un organizzazione criminale che gestiva viaggi di “lusso” per migranti tra la Tunisia e le coste siciliane, in particolare su Marsala, con gommoni superveloci in grado di fare la traversata. I costi, circa 3 mila euro per ogni migrante, e le modalità della traversata e dell’approdo sarebbero, guarda caso, gli stessi a quelli indicati, nel servizio andato in onda su La7, da uno dei trafficanti rispondendo alla richiesta di un finto migrante. Il processo con rito abbreviato (la prima udienza il 6 aprile) presso il Tribunale di Palermo riguarderebbe 12 dei presunti componenti di quella organizzazione scoperta a giugno
Riassumiamo la vicenda relativa all’Operazione “Scorpion Fish” ricostruendola attraverso la nota del Comando Provinciale di Palermo della Guardia di Finanza. All’alba del 6 giugno scorso i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, con la collaborazione dei colleghi della Compagnia della Guardia di Finanza di Marsala, hanno eseguito in tutta Italia, al termine di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, 15 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di altrettanti soggetti di nazionalità tunisina ed italiana, appartenenti ad un’associazione per delinquere transnazionale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri.
Nel corso della stessa operazione vi è stato anche il sequestro di 10 autovetture e di due imbarcazioni utilizzate dal sodalizio per i traffici illeciti. I fermi in parola sono da inquadrarsi nell’Operazione “Scorpion Fish” eseguita a partire da gennaio 2017 dal G.I.C.O. di Palermo in sinergia con la Compagnia di Marsala. Il sodalizio investigato, capeggiato da pericolosi pregiudicati tunisini e con elementi italiani in posizione subordinata, è risultato particolarmente attivo nell’effettuare una serie di lucrosi traffici illeciti tra la Tunisia e le coste del trapanese. Grazie all’utilizzo di veloci gommoni d’altura condotti da esperti “scafisti”, capaci di percorrere il tragitto anche in meno di 4 ore, sono state trasportate in Italia persone in grado di pagare il rilevante costo della traversata e introdotte in Italia sigarette di contrabbando.
In prossimità delle spiagge e delle calette di approdo è stato fornito ai clandestini un vero e proprio servizio “shuttle” fino alle basi logistiche dell’organizzazione, dalle quali gli immigrati – una volta rifocillati e forniti di vestiario – hanno potuto liberamente raggiungere le destinazioni desiderate. L’organizzazione si è mostrata pronta a svolgere la propria illegale attività anche a favore di soggetti ricercati dalle autorità di polizia tunisine per la commissione di gravi reati o per avere possibili connessioni con formazioni di natura jihadista.
Il sodalizio, infatti, aveva programmato (ma non ancora attuato) l’illecito approdo sulle coste trapanesi, tra gli altri, di soggetti pericolosi in corso di individuazione, uno dei quali temeva, oltre che di essere arrestato dalla Polizia tunisina, anche di essere respinto dalle Autorità di Polizia italiane (una volta giunto nel nostro Paese) per “terrorismo”.
Le indagini hanno svelato un vero e proprio sistema illecito “transnazionale”, stabilmente operante tra la Tunisia e l’Italia, in cui ogni membro dell’organizzazione rivestiva un ruolo ben preciso occupandosi, a seconda dei casi, del reperimento delle “prenotazioni” dei clandestini e della raccolta degli importi dovuti per il viaggio, della movimentazione e della custodia del contante, del reperimento e dell’approntamento dei natanti utilizzati, della loro conduzione nelle traversate e, infine, del primo collocamento dei clandestini e delle sigarette contrabbandate sulle coste siciliane, in luoghi nella disponibilità dell’organizzazione.
Nel corso delle investigazioni è stato possibile ricostruire analiticamente l’organizzazione e l’esecuzione di 5 traversate. In un caso, anche grazie alla stretta cooperazione tra gli investigatori e la componente aeronavale della Guardia di Finanza (Gruppo di Esplorazione Aeromarittima di Messina e Reparto Operativo Aeronavale di Palermo), è stato possibile monitorare in “diretta” lo sbarco sulle coste trapanesi, riuscendo ad intercettare i 14 clandestini sbarcati e a sequestrare oltre un quintale di sigarette di contrabbando.
Sono stati inoltre documentati ulteriori “viaggi” programmati - ma non andati a buon fine per impedimenti derivanti da concomitanti e ordinarie attività di controllo del territorio e in mare svolte dal Corpo - che, se ultimati, avrebbero portato nelle casse dell’associazione criminale oltre 100.000 euro di guadagni. Si ritiene che le sigarette, per lo più di marche estere (“Pine Blue” e “Business Royals”), siano state smerciate nei mercati rionali trapanesi e palermitani, al prezzo di non più di 3 euro a pacchetto, con guadagni di oltre 17 mila euro ogni quintale contrabbandato.
Ancora più lucrosa l’attività di favoreggiamento dell’illecito ingresso di soggetti tunisini sul territorio nazionale: ogni clandestino pagava in Tunisia all’organizzazione, per arrivare in Italia, non meno circa 2-3.000 euro a viaggiatore. Ogni viaggio, quindi, poteva generare complessivamente profitti anche fino a 40.000 euro, al netto del costo per lo “scafista” e il “navigatore”, generalmente ricompensati, rispettivamente, con circa 5.000 e 3.000 euro. Allorquando necessario, come riscontrato nel corso delle indagini, il denaro raccolto in Tunisia veniva portato in Italia per “rifornire” di contanti i promotori dell’associazione criminale, perfezionando così vere e proprie operazioni di riciclaggio. L’organizzazione smantellata sarebbe stata in grado di compiere, con condizioni meteomarine favorevoli, almeno due traversate alla settimana tra la Tunisia e l’Italia.
Francesco Mezzapelle
02/03/2018
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