Superficialità dinnanzi alla sofferenza: orrore della nostra società

La vicenda dell’uomo che corre nudo e chi si diverte nel riprenderlo. L’atterraggio verso la disumanità...

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
01 Aprile 2022 22:07
Superficialità dinnanzi alla sofferenza: orrore della nostra società

Oggi sui social, in particolare su facebook, a livello locale ha suscitato molte reazioni la notizia relativa a dei video diffusi da qualcuno che mostravano un uomo che girava completamente nudo in serata tarda nei pressi della zona di via Val di Mazara. Il gesto dell’uomo potrebbe essere attribuibile ad un complesso disagio psichico che lo ha indotto ad allontanarsi da casa e a correre per la strada per poi buttarsi dal primo piano di un edificio in costruzione riportando fratture ai talloni e alle vertebre e contusioni toraciche. L’uomo è stato portato al pronto soccorso di Mazara del Vallo per esser trasferito poi presso un nosocomio palermitano vista la gravità delle sue condizioni.

A parte l’accaduto spiacevole relativamente al fatto di cronaca, quello che fa però riflettere è certamente il fatto che un gruppo di giovani che si è accorto dell’uomo che correva nudo piuttosto che chiamare l’intervento delle autorità competenti abbia deciso invece di riprendere con il proprio smartphone la triste scena e successivamente anche la caduta dell’uomo nel suo tentativo di arrampicarsi ad un tetto, il tutto accompagnato da risate. Sia chiaro che quanto accaduto a Mazara del Vallo si è già ripetuto in altri contesti sempre in presenza di persone con un certo disagio; anche in quelle circostanze alcune persone hanno ripreso la scena con i telefonini, altre molto più responsabili avevano già chiamato i soccorso.

Ma qui non è una questione di responsabilità, sarebbe pure già facile. Il problema vero è l’umanità, dove è finita? Normale che dei giovani, o anche uno solo, abbia pensato di riprendere la scena di quell’uomo in evidente difficoltà, dalla corsa fino alla caduta, e non intervenire? E’ una sconfitta per l’intera nostra società. Potrei “avventurarmi” in riflessioni sociologiche e sulle conseguenze mass-mediatiche sulla nostra epoca, così sfuggente, superficiale e dominata dal finto buonismo e ottimismo di un pensiero sempre più unilaterale.

Non mi va, sarebbero parole rivolte ad un pubblico di persone già consapevoli… Ho ripensato però alla pellicola cinematografica “L'odio”, un film in bianco e nero del 1995, diretto da Mathieu Kassovitz, una storia ambientata nella banlieu di Parigi scossa dalle rivolte notturne delle band giovanili di diversa etnia. "La Haine" si apre e si chiude con la stessa frase pronunciata da una voce fuori campo: “Fin qui tutto bene. Il problema non è la caduta ma l’atterraggio”.

Francesco Mezzapelle

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