Sfiducia nello Stato alla base dell’omicidio di Castelvetrano?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
11 Gennaio 2016 17:43
Sfiducia nello Stato alla base dell’omicidio di Castelvetrano?

Le richieste di denaro, la merce non pagata, i panini, le bibite. Oggi come ieri, come forse domani. Andare a lavorare e sperare di non vederselo comparire. Storie di piccole vessazioni che andavano avanti da diverso tempo, pure qualche denuncia caduta però nel vuoto.

“Mi dispiace per lo “Zu Turiddu”, una persone mite, un lavoratore onesto, non se lo meritava”, questi i giudizi da parte di chi lo conosce. Un lavoratore onesto e mite dunque Salvatore Accardo, 60 anni, che subiva dal 40enne Giovanni Pellicane, pluripregiudicato per vari reati, richieste di denaro continue, pressanti, dai 30 ai 50 euro al giorno, le consumazioni gratis, piccole estorsioni che andavano avanti da circa 10 anni e se non avesse pagato giù minacce di pesanti ritorsioni.

Oggi come ieri, come forse domani. L’ennesima discussione, questa volta però Accardo ha deciso che sarà l’ultima e così quando Pellicane ha chiesto ancora soldi lui ha imbracciato il fucile, tirato via da sotto il bancone e ha sparato un solo colpo.

La meraviglia, l’inaspettata reazione di un uomo mite, per Pellicane non c’è scampo, un solo colpo. Lo “Zu Turiddu” viene fermato dai Carabinieri mentre era a bordo della sua auto e una volta in caserma viene fuori la storia delle continue vessazioni.

Non esiste persona che accetta, senza mai reagire, le ingiustizie, i soprusi che si subiscono quotidianamente. Goccia dopo goccia monta la rabbia a sostituire il senso di impotenza, Pellicane era pluripregiudicato e probabilmente Accardo pensava che la forza pubblica non avrebbe mai posto fine all’attività “estorsiva” e che anche arrestato, visti i termini giudiziari, sarebbe tornato in circolazione dopo poco tempo.

Scatta quindi l’umano istinto di autodifesa e il coraggio venuti fuori nel modo più violento possibile e che hanno portato Accardo alla decisione di porre fine al tutto nel peggiore dei modi. All’uomo rinchiuso nel carcere di Trapani la Procura contesta l’accusa di omicidio volontario e la detenzione illegale dell’arma benché fosse in possesso della licenza per la caccia.

Francesco Mezzapelle

11/01/2015

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