“Prigionieri di sua maestà il Fango”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
13 Febbraio 2014 08:48
“Prigionieri di sua maestà il Fango”

Potrebbe essere il titolo di un best seller di King, invece no! A Mazara del vallo è una condizione vivibile per chi lo desidera, o invivibile.... Dipende dai punti di vista.Lunedì scorso infatti durante una normalissima manovra di attracco di una imbarcazione a vela e più precisamente durante il suo trasferimento da una struttura cantieristica presso la foce del fiume Mazaro ad una struttura privata portuale, mi sono impantanato nel vero senso della parola, non era una situazione rischiosa sotto l'aspetto dell'incolumità del conducente ma per la prima volta dopo anni e anni di pericoli ho provato una sensazione a me sconosciuta e cioè l'incapacità di governo del mezzo e non

data dal fatto che la barca si era semplicemente arenata, ma tanto dal fatto che il vento di scirocco di lunedì (non eccessivo, circa 20 Knots) mi spingeva lateralmente verso il bacino ormeggiato presso la struttura cantieristica C.G. adiacente alla guardia di finanza e il bulbo che strisciava sul letto del fiume mi impediva di divincolarmi da quella situazione, forse si è imbarazzato anche S.Vito che mi guardava da vicino è mi ha aiutato.

Ora, come ho detto prima, non era tanta la mia preoccupazione per cosa potesse succedere al sottoscritto, ma pensavo già a tutta una macchina operativa che si sarebbe smossa da lì a poco, cioè sotto gli occhi della Capitaneria di porto: chiamare aiuto per essere trainati, disincagliati, evento straordinario, eventuali danni al mio mezzo e ancora peggio se fossi andato ad urtare contro l'altra struttura.

Il nostro fiume non solo non è più navigabile, non solo non è più sicuro per la navigazione, è diventato pericoloso!Ebbene sì, non è la prima volta che mi capita di affrontare o parlare di questa problematica, eppure non sono lontani i ricordi di quando riuscivo ad arrivare con le medesime tipologie di imbarcazioni che hanno circa 2,50 mt di immersione fino a piazzetta scalo e nella ex struttura di M.C. era il 2005,ma oggi siamo dinanzi ad un vero e proprio fenomeno degenerativo, galoppante oserei dire, dello stato del fiume Mazaro.

Tra le varie dispute su dove depositare i famigerati fanghi, e gli studi dei Dottori del CNR, ho assistito a scene degne di un episodio di CSI "uomini in tuta bianca" che estraggono carote dal fiume (si in Sicilia amiamo la teatralità delle azioni) e imprecazioni dei pescatori che fanno danni alle barchette, ancor peggio poi gli armatori alle manovre per i cantieri! Che senza l'aiuto del mitico Vincenzo "O Pappuso" chiamato in gergo dagli amici, che li traina di volta in volta fuori dal fango ogni volta che vanno in acqua dopo le operazioni di carenaggio, con l'opera viva candida pronta per un bagno di melma.

Questo è l'attuale ritratto per porto della marineria più famosa d'Italia? Chissa! Di certo fumosa sì, di chiacchiere. Ci tengo a precisare che la presente non vuole muovere accuse alcune, ma senza dubbio mi auguro che sia uno stimolo per gli animi delle classi dirigenti che si propongono, poiché se da là, dove regna ignoranza non ci si può aspettare che arrivino delle soluzioni, dall'altra parte dove siedono i dotti non dovrebbero esserci problemi ma solo soluzioni.

Ma ahimè le tempistiche di questa risoluzione del problema sono oramai fuori da qualsiasi comprensione; si perché se per conoscere la mappatura del ns. DNA servono circa 6/8 mesi, mi chiedo cosa mai avranno riversato i mazaresi nel fiume se c'è voluto tutto questo tempo per sapere che "Sua Maestà il Fango" può essere trasferito presso "l'Hotel discarica four stars".

Si è addirittura insinuato un dubbio in me, forse il problema non lo si vuol risolvere, perché tutti i problemi sono fonte di guadagno, di certo non di sicuro degli operatori della marineria.......di altri!Per rendere meglio l'idea potrei citare il rapporto perverso che lega ad esempio un Premio Nobel in medicina e i suoi sponsor delle case farmaceutiche, capita spesso che le miracolose scoperte, vengano comprate, brevettate, blindate, per continuare a curare i malati , per continuare ad avere il problema! (vedi foto 2 con peschereccio incagliato e tirato con una fune da un camion in piazzale Quinci)  

Ritornando al nostro ammalato , il fiume Mazaro, penso che meriterebbe una terapia intensiva ma soprattutto innovativa, ciò che infatti qui è un problema altrove lo stanno già trasformando in risorsa.Cito di seguito due esempi.Pisa. "Le piante possono trasformare i fanghi inquinati dragati dal canale dei Navicelli in materiale utile per la costruzione di strade e per la coltivazione di piante ornamentali.Questo è l'obiettivo del progetto europeo "Life Cleansed" coordinato dall'istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr di Pisa a cui partecipano la Navicelli Spa, il dipartimento di pedologia e biologia applicata di Murcia in Spagna, l'istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze, il dipartimento di scienze delle produzioni vegetali, del suolo e dell'ambiente agroforestale dell'università di Firenze e il dipartimento di ingegneria civile dell'università di Pisa".

(fonte IL TIRRENO del 10 ottobre 2013). Preciso che sull'Arno è insediato il consorzio e Distretto delle industrie Conciere, ben più inquinanti della ns. marineria. Ed ancora:

Venezia-Mestre. "Un prototipo rivoluzionario per trattare i fanghi inquinati". Il prototipo è stato presentato ieri durante un workshop organizzato al Vega in una giornata in cui si è riunita anche l'assemblea ordinaria dei soci del parco scientifico. Ma partiamo dal "Green site", un progetto da un milione e 300mil euro (metà dei quali finanziati da fondi comunitari) che ha come partner Alles, Archimedes Logica, Sta srl, Vega, Venezia Ricerche, Venice Port Authority ed eAmbiente. Il macchinario permette di trattare i fanghi contaminati estraendo gli idrocarburi ed eliminandoli con la tecnica dell'ossidazione. In questo modo, si va ad eliminare il processo di stoccaggio". (fonte LA NUOVA di Venezia e Mestre del 29 giugno 2013).

Con l'augurio che anche da noi i problemi diventino risorsa, senza ricorrere ad un noto detto inglese "GOD SAVE THE QUEEN".

Giovanni Calandrino

13-02-2014 9,30

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