“Combatterò fino che avrò fiato per riportare i natanti con gli equipaggi a Mazara del Vallo”. Questo è quanto ci ha riferito Leonardo Gancitano giovane armatore del motopesca “Antartide” che insieme ad un altro mazarese, il “Medinea”, è stato sequestrato nella serata del primo settembre a circa 35 miglia da Bengasi. I due pescherecci con a bordo gli equipaggi, comandati rispettivamente da Michele Trinca e Pietro Marrone, si trovano ormeggiati nel porto della capitale della Libia cirenaica guidata dal noto generale Khalifa Haftar da alcuni anni impegnato riunificare la Libia sotto il suo comando.
A bordo dei due natanti ci sarebbero anche Giacomo Giacalone e Salvo Bernando, rispettivamente comandante e primo ufficiale dei motopesca mazarese “Anna Madre”e “Natalino” (registrato a Pozzallo) che quella sera erano riusciti a sfuggire al sequestro dopo il tentativo della motovedetta libica (probabilmente una delle motovedette regalate dall’Italia per contrastare l’immigrazione clandestina) di condurli a Bengasi.
I diciotto marinai starebbero bene ma da ore non si ricevono più notizie. “Insieme all’armatore del “Medinea” –ha sottolineato Leonardo Gancitano (in foto di copertina) - sono impegnato notte e giorno nel seguire la vicenda. Aspettiamo notizie dal governo; ho cercato di contattare anche il presidente della Regione che ieri era però a Roma. Ringrazio tutti per i messaggi di solidarietà, ho letto diverse commenti sulla questione credo però che questi servano al momento davvero poco; soltanto dopo la liberazione pescatori e pescherecci ci sarà tempo di fare politica. I marinai non si toccano, il marinaio puzza di sudore per la fatica, una vita di sacrifici per portare il pane a casa; mio padre è pure marinaio, non l’ho mai visto casa, sempre in mare”.
In merito alla questione ieri era pure intervenuto con toni abbastanza duri il vescovo della Diocesi di Mazara, Mons. Domenico Mogavero: “non è più tollerabile questa situazione che è fondata su una palese violazione del diritto internazionale e della navigazione; i pescatori mazaresi, senza la protezione del governo, pagano le spese in quanto categoria debole e indifesa. Il Mediterraneo una volta spazio di incontro e scambio fra i popoli è diventato un teatro di guerra, questo è intollerabile per la nostra storia, per il presente e per il futuro”.
La vicenda è seguita con estrema attenzione dalla Farnesina; qualche giorno il ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, si era recato in Libia, a Tripoli per incontrare il governo riconosciuto dall’Onu, quello guidato da Fayez al Serraj. L'impressione, non solo nostra, è quella che stavolta c'entri poco la questione relativa all'annoso contenzioso sulle zone di pesca ed in particolare sulla ZEE, istituita unilateralmente nel 2005 dalla Libia ma mai riconosciuta dalla comunità internazionale, che si estende 62 miglia oltre le 12 miglia convenzionali relative alle acque territoriali comprendendo pertanto quelle acque internazionali ove storicamente i pescatori di Mazara del Vallo esercitano la pesca al gambero rosso che prolifica in quei fondali sabbiosi con una profondità di circa 500 metri.
Francesco Mezzapelle