Verrà presentato questa sera alle 21.30 al Castello medioevale di Pantelleria il nuovo libro di Lorenzo Messina “La mafia nella mente e altre storie di ordinaria follia”. La serata, a cura del quotidiano locale Pantelleria Internet e del Rotary Club dell’isola con il patrocinio gratuito del Comune, sarà condotta da Giovanna Ferlucci Cornado della stessa testata giornalistica. A dialogare con l’autore interverranno Italo Cucci, giornalista, di recente nominato Commissario dell’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria, Sergio Amadori, Neo-Presidente del Rotary Club dell’isola, e Caterina Brignone, magistrato del Tribunale di Trapani.
Il dottore Lorenzo Messina è nato a Marsala nel 1956 e ha lavorato tutta la vita in ambito psichiatrico. Inizia la carriera nel 1982 a Pesaro presso il Dipartimento di Salute Mentale poi rientra in Sicilia. Nel 1986 dirige il neonato Servizio di Psichiatria dell’Ospedale di Pantelleria. Dal 1988 fino alla pensione (nel 2019) ricopre vari ruoli nel Dipartimento di Salute Mentale di Trapani collaborando, tra l’altro, con il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Mazara del Vallo e vari Tribunali Penali della Provincia di Trapani e Agrigento, per i quali redige perizie psichiatriche.
Il 1° aprile 2022 si rende conto che sono passati 40 anni dal suo primo giorno di lavoro. In quel momento, complice il lockdown da Covid-19 che costringe anche lui all’isolamento, prende carta e penna e inizia a raccontare alcune delle storie vissute in tanti anni di attività.
“L’ho voluto fare” racconta Messina al quotidiano Pantelleria Internet “perché come dice Romolo Rossi, uno dei grandi della Psichiatria Italiana, uno psichiatra che non sa raccontare il vissuto dei suoi pazienti non è un vero psichiatra. E poi perché in questi 40 anni la Psichiatria è molto cambiata per effetto della legge 180 del 13 maggio 1978 (Legge Basaglia), poi confluita nella Legge 833 del 23 dicembre 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, che di fatto abbatteva i muri dei manicomi proponendo un modo nuovo, tutto da sperimentare e verificare, di curare i malati mentali fino a quel momento solo oggetto di custodia e praticamente reclusi nei manicomi e che adesso, alla luce della nuova legislazione, diventavano soggetti titolari di un diritto alla salute al pari di tutti gli altri cittadini “normali”.
Pensate che fino all’entrata in vigore della Legge 180 l’unico luogo deputato alla “cura” dei malati mentali era il manicomio dove si faceva ingresso con un provvedimento di Pubblica Sicurezza, come si diceva allora, e l’eventuale dimissione, mai scontata né a breve termine, veniva firmata da un collegio di Giudici del Tribunale territorialmente competente come si può vedere nell’allegato documento originale dell’epoca che porta anche la firma del giovane Falcone, giudice presso il Tribunale di Trapani”.
Il libro è una raccolta dei casi clinici che hanno maggiormente colpito l’autore. “Lorenzo Messina ha raccolto le acrobazie che ci fa dire la testa per adagiarle con un battito d’ali nell’alvo di straordinari casi clinici, pezzi di vita che toccano il cuore di ciascuno” scrive nella prefazione Giacomo Pilati. “Non è follia questa; semmai è la ragione a inerpicarsi sugli scivolosi sentieri dell’immaginazione contorcendosi a labirinti illuminati da scie anomale di luce.
Abbagli che la mente raccoglie e spiega, senza farsene scudo”. Messina ha voluto suddividere il libro in due sezioni. La prima, “La psichiatria dopo il manicomio”, fa percepire forte la presenza dello psichiatra da solo di fronte al suo paziente col tutto il suo universo di sofferenze, dubbi, angosce, inquietudini, e per le quali lo psichiatra deve trovare una soluzione per tentare di dare al paziente un aiuto concreto, una speranza di vita migliore. La seconda è quella da cui prende titolo il libro e si chiama “La mafia nella mente”.
Qui Messina raccoglie i casi che riportano al centro della psicopatologia, della sofferenza, del disagio psichico del paziente qualcosa che ha che fare con la mafia con tutti i suoi annessi e connessi. “Un itinerario che parte dai giorni successivi alla sacrosanta abolizione dei manicomi fino ad approdare al disagio
psichico connesso a fatti di mafia, veri, accaduti o semplicemente inglobato nella coscienza” aggiunge Pilati.
Questo libro vuole essere “Un omaggio a un certo modo di fare psichiatria” conclude Messina “che nei primi anni dopo la 180 è stata per forza di cose un po’ romantico-sperimentale-empatico. Un omaggio ai miei più stretti collaboratori che di tanto in tanto fanno capolino tra le righe di questo libro e che con me hanno condiviso una certa modalità di operare tentando di tenere sempre al centro il paziente con tutte le sue problematiche e i suoi bisogni. E, soprattutto, un omaggio a quei pazienti che affidandosi a me hanno voluto consegnare i loro segreti, le loro angosce, le loro ansie e fragilità, nella speranza di trovare un rimedio concreto alle loro sofferenze”.
Giuliana Raffaelli