Operazione antimafia “Ermes 2”: arrivano 11 condanne e 2 assoluzioni. La ricostruzione della vicenda

Redazione Prima Pagina Mazara
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09 Marzo 2018 09:59
Operazione antimafia “Ermes 2”: arrivano 11 condanne e 2 assoluzioni. La ricostruzione della vicenda

Il giudice delle udienze preliminari di Palermo, la dott.ssa Maria Cristina Sala, ha condannato 11 dei 13 imputati del processo nato dall’operazione “Hermes 2” nella quale finirono in manette alcune persone ritenute vicine al boss latitante Matteo Messina Denaro.

Queste le condanne: 14 anni a Carlo Antonio Loretta e 7 anni e 8 mesi a Giuseppe Loretta, accusati di mafia e attribuzione fittizia di quote della società Mestra Srl; 3 anni e 8 mesi ha avuto Epifanio Agate, figlio del boss Mariano, che era accusato di intestazione fittizia di beni a terzi (quote delle società “My Land” e “Fishmar” con sede a Mazara del Vallo). Ha avuto 1 anno e 8 mesi il presunto prestanome Rachele Francaviglia, 10 mesi per Natalia Ostashko, un anno e 4 mesi per Nicolò Passalacqua, due anni per Angelo Castelli, due anni per Grazia Maria Vassallo e Vita Anna Pellegrino, dieci mesi per Francesco Mangiaracina, un anno e sei mesi per Filippo Siragusa.

Due gli assolti: Andrea Alessandrino e Paola Bonomo.

L'Operazione "Ermes 2" scattò a seguito di più vaste e articolate attività d’indagine, avviate sin dal 2010 e concluse con l’operazione “Ermes”, aventi quale precipuo obiettivo la cattura del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro.

La vicenda fu ricostruita attraverso una nota, del 20 dicembre 2016, della Questura di Trapani a seguito della conclusione della stessa operazione “Ermes 2”.

[In particolare, le indagini relative al sistema di comunicazioni riservate con il Matteo Messina Denarosi leggeva in quella nota- avevano permesso di evidenziare quale figura di spicco il mazarese Vito Gondola -deceduto il 13 luglio 2017- il quale, al fine di assicurare al predetto latitante tutto il supporto necessario, si era avvalso, tra gli altri, del pieno sostegno dei mazaresi Giovanni Loretta (già arrestato e condannato in primo grado per tali fatti), Carlo Loretta, Giuseppe Loretta (tutti fratelli), nonché dell’anziano Angelo Castelli.Giovanni Loretta, che era stato arrestato nell’operazione “Ermes”, aveva favorito gli incontri tra Vito Gondola e Pietro Giambalvo, Michele Gucciardi e Domenico Scimonelli.

Nella presente indagine, invece, erano Carlo Loretta e Giuseppe Loretta ad organizzare gli incontri con Vito Gondola, Vito Castelli; Castelli, dal canto suo, si adoperava per fare incontrare il Gondola con l’Agate e con il Carlo Loretta. (in foto n.2 il boss Vito Gondola, reggente della famiglia di Mazara del Vallo dopo l'arresto di Mariano Agate).

“Ermes 2” conferma, quindi, il pieno inserimento dei fratelli Loretta (Carlo e Giuseppe) e delle loro aziende (MESTRA e MEDIO AMBIENTE) nella famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. Infatti, gli stessi, anche presso la sede della Mestra in Mazara del Vallo, organizzavano incontri e riunioni con i noti Vito Gondola, Lorenzo Cimarosa, Vincenzo Giappone, Sergio Giglio, Ignazio Lombardo, e Baldassare Marino.

Fondamentale per lo sviluppo della predetta indagine è stato il summit mafioso documentato da questa Squadra Mobile la mattina del 2 Marzo 2010 nelle campagne tra Mazara del Vallo e Castelvetrano. Nell'occasione, si aveva avuto modo di accertare, senza ombra di dubbio, la presenza del vecchio capo decina Antonino Marotta (poi deceduto in data 03/04/2013 e ritenuto fino alla sua morte il reggente della cosca mafiosa castelvetranese) e del Vito Gondola, inteso “Coffa”, nei fatti il reggente della cosca mazarese, incontro che certamente era stato concordato anche a seguito del diretto volere del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. All'incontro aveva presenziato pure il pregiudicato mafioso mazarese Carlo Loretta, che aveva accompagnato il Gondola, ed il cugino di Matteo Messina Denaro, Filardo Giovanni, poi arrestato proprio nell'ambito dei fermi emessi dall'A.G. nel citato progetto “Golem 2” del 12/03/2010.

Era chiaro che un così importante vertice dei maggiori rappresentanti delle cosche di Mazara e Castelvetrano altro non poteva trattare che la spartizione dei proventi derivanti dall'esecuzione di remunerativi appalti che, come accertato nell’ambito dell’operazione “Eden” del 2006, avevano per oggetto la costruzione di un parco eolico in territorio di Mazara del Vallo denominato "Vento di Vino".La partecipazione all'incontro di Carlo Loretta, pregiudicato mafioso mazarese allora sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di P.S., e di Giovanni Filardo, era finalizzata a stabilire le quote di partecipazione all'esecuzione del citato appalto, di cui il Filardo era il formale contrattista con la ditta CEDELT SpA.

Sui lavori del parco eolico, che si svolgevano nel territorio di Mazara del Vallo, “vigilava” il boss Vito Gondola, reggente di quel mandamento. Lo stesso Gondola era intervenuto per dirimere un contrasto fra i Loretta, da un lato, e Cimarosa-Lo Sciuto, dall’altro e che aveva riguardato proprio la spartizione dei lavori fra la famiglia di Castelvetrano e di Mazara del Vallo.

L’attività investigativa eseguita aveva permesso di accertare che i Loretta erano direttamente impegnati nella gestione di una discarica per lo smaltimento dei rifiuti e il recupero ambientale e per lo smaltimento di rifiuti speciali (quali ad esempio l’amianto).L’azienda è la Materiale Edile Scavi Trasporti Recuperi Ambientali S.R.L., (MESTRA) e i suoi soci sono Grazia Maria Vassallo, coniuge di Giuseppe Loretta, e Vita Anna Pellegrino, moglie di Carlo Loretta. La citata discarica agiva in regime di assoluto monopolio, non essendo state concesse altre licenze similari ed era in grado di condizionare, slealmente, le attività connesse alla edilizia pubblica e privata sul territorio di Mazara del Vallo.

La sede della ditta MESTRA –si legge sempre in quella stessa nota della Questura di Trapani- era teatro di diversi incontri fra boss mafiosi organizzati dai fratelli Loretta. La forza e la pericolosità del sodalizio mafioso mazarese emerso dalla presente indagine si evidenzia, poi, da un dialogo intercettato tra Vito Gondola ed il suo più fidato sodale, Carlo Loretta. I due infatti, sorpresi a discutere all’interno di una autofficina di Mazara, apparivano in grado di avvalersi, direttamente e o indirettamente, di uomini infedeli dello stato al fine di carpirne segreti investigativi, eludere e salvaguardare gli interessi economici propri e del sodalizio criminale.

Il Carlo Loretta, infatti, era riuscito a sapere che nei suoi confronti erano in corso accertamenti finalizzati proprio al sequestro della ditta MESTRA “io ora accerto se sono le misure di prevenzione o se è un accertamento che stanno facendo … a Palermo”.

Numerosi sono gli incontri avvenuti nel corso delle indagini all’interno dell’autolavaggio di Angelo Castelli a Mazara del Vallo. In tali occasioni, il Gondola ed il Loretta Carlo, alla presenza del citato Castelli, venivano sorpresi a discutere dell’esecuzione di alcuni sub-appalti a Mazara ed in particolare alcune opere di sbancamento nei pressi della frazione balneare di Tonnarella, ovvero all’interno del costruendo ospedale di Mazara del Vallo.

L’impresa dei Loretta, la MESTRA, partecipò illegittimamente, come riconosciuto dallo stesso GIP, anche alla ristrutturazione dell’ospedale di Mazara, iniziata nel 2013. Dopo che nel febbraio 2014 la Prefettura di Trapani emise interdittiva antimafia nei confronti della MESTRA, che veniva così definitivamente estromessa dall’esecuzione dei predetti lavori all’interno dell’Ospedale di Mazara si verificarono alcuni atti intimidatori nei confronti delle ditte che si apprestavano a contrattare con la CONS.COOP. per l’esecuzione di lavori in sub-appalto in sostituzione della MESTRA. In particolare, la ditta BRUCCOLERI di Como e la ditta TERRITORIO PULITO di Mazara, nel mese di marzo del 2014 subirono minacce ed attentati incendiari ad opera di ignoti per costringere a non concorrere all’assegnazione dei lavori.

Per aggirare l’interdittiva antimafia ricevuta dalla MESTRA, i Loretta decisero di creare una società cooperativa, la MEDIO AMBIENTE  (in foto di copertina la sede della Medio Ambiente in piazza Regina a Mazara del Vallo). A tale scopo, i Loretta coinvolgevano, nell’operazione, due dipendenti della MESTRA, Anna Bonomo e Andrea Alessandrino -questi due sono risultati assolti dal Gup di Palermo- e Filippo Siragusa, già dipendente di imprese operanti nel settore smaltimento rifiuti nonché giornalista collaboratore del quotidiano Giornale di Sicilia. Lo stesso Siragusa, da qualche tempo, collaborava con la MESTRA nel procacciare attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi ma anche la dismissione di manufatti di amianto.

Il 01/09/2014 veniva costituita la MEDIO AMBIENTE Società Cooperativa, i cui soci, inizialmente, erano proprio i predetti Bonomo, Alessandrino e Siragusa. L’azienda ben presto acquisiva tutte le prescritte autorizzazioni per accedere agli appalti pubblici nonché per poter richiedere, di volta in volta, le autorizzazioni sanitarie per la rimozione dei materiali pericolosi.E’ in tale contesto che emergevano le interessenze oltre che di Giuseppe Loretta, anche di Carlo Loretta, il quale, come sopra ben specificato, aveva sollecitato il fratello nell’apertura di un conto corrente bancario intestato alla MEDIO AMBIENTE.

Le intercettazioni telefoniche, eseguite a carico dei soci della predetta cooperativa MEDIO AMBIENTE, permettevano di confermare l’interesse di Filippo Siragusa alla gestione della predetta impresa accanto ai Loretta. L’indagine ha accertato che il Siragusa era perfettamente a conoscenza dello spessore criminale dei Loretta e del perché era stata costituita la Medio Ambiente.Il Siragusa –secondo gli investigatori- durante una serie di incontri con Giuseppe Loretta aveva cercato di delineare le strategie di mercato per far “decollare” la nuova società della quale era socio e della quale, per circa un mese dopo la costituzione, era stato anche amministratore.

Lo stesso, peraltro, si prodigava al fine di far confluire verso la MEDIO AMBIENTE alcune commesse, che già aveva procacciato per conto della MESTRA.

Nel corso delle attività investigative eseguite risaltava anche, in tutta la sua gravità, come la MESTRA violava le prescrizioni di sicurezza durante l’esecuzione di alcuni lavori con la compiacenza di professionisti locali. Ciò è accaduto, ad esempio, in data 21/11/2014, allorquando Carlo Loretta aveva subito un grave incidente sul lavoro. Nell’occasione, con la complicità del commercialista di Mazara, Filippo Frazzetta Filippo (allora indagato) fu regolarizzata la posizione lavorativa del Carlo Loretta sia presso l’INPS che l’INAL, permettendo poi allo stesso di poter percepire le indennità previste nei casi di infortunio sul lavoro.

L’indagine “Ermes 2” documentava anche i rapporti e gli incontri tra il Vito Gondola ed Epifanio Agate Epifanio, figlio del noto boss deceduto Agate Mariano. Nel corso della presente indagine erano emersi rapporti di frequentazione tra il citato Epifanio Agate e Angelo Castelli (uomo di fiducia del Gondola). Era proprio il Castelli a organizzare gli incontri tra il Gondola e Epifanio Agate. L’attualità dei contatti tra Gondola ed Epifanio Agate ed altri sodali ha dimostrato l’interesse della cosca ai problemi economici attuali della famiglia Agate specie dopo il sequestro della Calcestruzzi Mazara, loro azienda.

Dall’indagine è emerso che, l’Epifanio Agate, al fine di sfuggire ai rigori della normativa di prevenzione antimafia, aveva intrapreso un’attività lavorativa nel campo della vendita di prodotti ittici congelati insieme al noto Francesco Mangiaracina, mazarese, cognato del collaboratore di Giustizia Vincenzo Sinacori. Peraltro, tale unione aveva destato meraviglia e critiche nell’ambiente mafioso di Mazara, dovute proprio alla “scomoda” parentela del Mangiaracina con il Sinacori. I predetti avevano intestato le quote della MY LAND in parti uguali alle rispettive consorti, Rachele Francaviglia e Natalyia Ostashko.

Era Epifanio Agate, tuttavia, che si occupava personalmente dell’amministrazione dell’azienda mentre il Mangiaracina, ben inserito nel campo della vendita dei prodotti ittici, aveva il compito del rifornimento della merce nonché del reperimento dei grossisti a cui rivenderla. Nel tempo, però, erano insorte delle problematiche di carattere ammnistrativo e nei rapporti con le banche che avevano costretto i soci originari a intestare il 95% del pacchetto azionario delle quote della MY LAND alla OSTASHKO e il restante 5% a Nicola Passalacqua, uomo vicino all’Agate, nominato, per questo, amministratore della MY LAND.

Nell’ottobre del 2015 poiché ormai i rapporti tra i soci si erano completamente deteriorati, i coniugi Mangiaracina-Ostashko decidevano di uscire dalla società ma tale operazione non poteva completarsi sia a causa delle esposizioni bancarie che dei debiti accumulati con i fornitori e delle minacce dell’Agate.

“Ermes 2” ha disvelato, ancora una volta, il tradizionale interesse delle famiglie mafiose di questo territorio verso il sistema degli appalti il cui controllo passa, generalmente, o attraverso imprese gestite direttamente da affiliati (è il caso della MESTRA) oppure attraverso imprese che vengono “fagocitate” da “cosa nostra” con l’immissione di capitali illeciti (è il caso della MY LAND) o ancora attraverso il metodo dell’intestazione fittizia di beni a persone insospettabili (è il caso della MEDIO AMBIENTE).

Aver sequestrato tre aziende produttive nella disponibilità della cosca di Mazara del Vallo contribuisce a sottrarre denaro contante e “luoghi” per ripulirlo alla criminalità mafiosa e elimina dal mercato soggetti economici in grado di condizionare gravemente la libertà degli appalti e le regole della concorrenza. L’indagine, infine, ha confermato i saldi contatti tra il clan mazarese e quello di Castelvetrano e gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del latitante Matteo Messina Denaro al quale il Gondola si rivolgeva per dirimere le varie controversie insorte].

A conclusione dell’operazione “ERMES 2”, il 15 dicembre 2016 il Gip, di Palermo, la dott.ssa Gabriella Natale, su richiesta della DDA di Palermo, emise un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e contestuale decreto di sequestro preventivo delle società MESTRA, MEDIO AMBIENTE e MY LAND.

Francesco Mezzapelle

09-03-2018 9,30

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