Metà dei pescherecci mazaresi impegnati nel trasporto delle gabbie dei tonni. Ad oggi l’alternativa alla demolizione

La grave crisi, le crescenti restrizioni dell’Ue e la concorrenza spietata delle marinerie del Nordafrica

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
22 Maggio 2025 08:27
Metà dei pescherecci mazaresi impegnati nel trasporto delle gabbie dei tonni. Ad oggi l’alternativa alla demolizione

Basta farsi un giro in questi giorni nel porto peschereccio di Mazara del Vallo, chiamato dai mazaresi “porto nuovo” (per distinguerlo dal vecchio porto sulla sponda est del fiume Mazaro ormai quasi non più navigabile) per respirare un’aria strana, quasi di sospensione, per certi versi anche pesante; ben altra cosa a quanto avveniva anche dieci anni fa. Fra le banchine semivuote emergono alcuni pescherecci abbandonati, in grande stato di abbandono, semi-affondati. Incontri qualcuno che accenna appena un saluto, poca voglia di parlare, si avverte una certa apatia; anche chi vorrebbe dire alcune cose sembra stanco, come se avesse ripetuto al vento le stesse parole senza ricevere risposta.

La marineria di Mazara del Vallo -la cui flotta in poco meno di vent’anni anni si è ridotta passando dai circa 300 pescherecci all’attuale settantina- è stanca e questo senso di frustrazione ci viene rappresentato da alcuni armatori, ormai pochissimi, che si incontrano nello stesso porto. Nel frattempo, proprio in questo periodo, oltre una trentina di pescherecci mazaresi, la metà della flotta, saranno impegnati fino ai primi di agosto nel trasporto delle gabbie di tonno per conto di grosse società maltesiche pagano circa 1800 euro, al netto del gasolio; diversi armatori hanno considerato tale impiego più remunerativo che andare a pescare il tanto rinomato gambero rosso il cui mercato è insidiato dalle aggressive marinerie del nordafrica, in particolare quella della vicina Tunisia ove si costruiscono sempre più pescherecci e la cui flotta sfiora le 500 unità. Santino Adamo, armatore mazarese e vice presidente di Federpesca, è più esplicito e illustra la situazione: “Non ce la facciamo più.

Da una parte le rigorose normative Ue che penalizzano fortemente la pesca a strascico nel Mediterraneo, e dall’altra gli altissimi costi per l’armamento delle barche; e come se non bastasse anche la spietata concorrenza della flotta tunisina che pesca nelle nostre storiche zone di pesca. L’Europa impone alle flotte comunitarie di ridurre lo sforzo di pesca in nome di presunta sostenibilità ambientale; dicono che si sta riducendo il pesce questo almeno per quanto riguarda il gambero rosso non è vero, per tante ragioni. In Tunisia invece si costruiscono sempre più pescherecci che poi vanno a pescare senza controlli e con costi, a partire dal gasolio, più bassi dei nostri, e tutto ciò si riflette negativamente sul mercato del pesce”.

Nell’estate del 2022 un cartone (12kg) del rinomato gambero rosso di prima pezzatura arrivò ad essere venduto fino ad 900 euro, oggi il prezzo del gambero rosso si è molto ribassato: un cartone viene infatti venduto a circa 700 euro, un chilo di gambero di prima costa circa 60 euro. Al contempo sono aumentate le difficoltà nell’esercitare le attività di pesca del gambero rosso nelle zone di ponente del Canale di Sicilia e in quelle di levante, fino alla Grecia; gli areali internazionali davanti alla Libia risultano ancora vietati.

Come se non bastasse le sempre maggiori restrizioni imposte dall’Ue e dal Governo non incentivano l’attività di pesca, vedi la limitazione delle giornate di pesca non oltre le 200 giornate l’anno. Ecco perché da qualche anno a questa parte diversi armatori proprio in questo periodo, in piena campagna del gambero rosso, hanno deciso di “affittare” i propri pescherecci (compresi di equipaggio) per il trasporto delle gabbie di tonno. Uno di questi pescherecci è il “Caterina Bono” (vedi foto da noi scattata qualche giorno fa) dell’armatore-capitano Terenzio Bono, 44 anni, uno dei più giovani comandanti della marineria mazarese, che abbiamo contattato prima della partenza in direzione Malta e ci ha così spiegato: “abbiamo deciso di intraprendere questa avventura di 50-60 giorni per coprire le spese che affrontiamo tutto l’anno e garantire lo stipendio ai nostri pescatori.

Con questa attività riusciamo a recuperare le perdite a causa del limite di 180 giorni l’anno delle giornate lavorative. Raggiungeremo Malta dove ci consegneranno le attrezzature e la gabbia gigante che traineremo fino alle Calabrie, dalle tonnare i tonni passeranno all’interno delle gabbie che poi noi traineremo, a velocità lenta, in direzione delle stesse farm maltesi. Non è un’attività facile, anzi –sottolinea Bono- è molto impegnativa bisogna stare attenti, soprattutto in presenza di condizioni meteo marine avverse, non si può assolutamente sganciare la gabbia”.

Un’altra questione che preoccupa molto la marineria di Mazara del Vallo è la scarsità di manodopera che si accompagna al più volte citato mancato ricambio generazionale del settore. Vi è sempre più difficoltà a trovare personale disposto ad imbarcarsi, per non parlare dell’eccessive pratiche burocratiche per armare un peschereccio che scoraggiano anche i più giovani, magari anche laureati, ad investire nel settore. Cresce il numero degli armatori, peraltro rimasti in pochi, sono ormai sfiduciati circa le prospettive future del settore e sono in attesa di una nuova finestra per la demolizione dei pescherecci finanziata dal Masaf attraverso il Fondo Europeo Affari Marittimi Pesca e Acquacoltura.

Francesco Mezzapelle 

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