“Con questo prezzo del gasolio preferiamo tenere i pescherecci in porto piuttosto che perderci anche le spese”. Questo il pensiero di alcuni armatori della marineria mazarese che si dicono pronti ad aderire alla grande manifestazione, organizzata da un comitato spontaneo di cittadini, artigiani ed esercenti, che si terrà il 18 ottobre nel centro della Città, per protestare contro il caro bollette. Fra di loro diversi giovani che lamentano in primis il problema del prezzo del gasolio che nei giorni scorsi ha sfiorato il record di 1,20 euro al litro, questa mattina si paga a 1,12.
Più della metà della flotta peschereccia, ad oggi composta da una settantina di pescherecci d’altura, è in mare ma in molti assicurano che permanendo questa situazione sarebbe più conveniente fermarsi. “Con il gasolio a questo prezzo –sottolinea Marco Marrone- non si può più andare avanti. L’unica soluzione è fermarsi, come si fa ad oggi, con il prezzo del gambero rosso crollato, a causa della mancata vendita, da circa 900 euro a cartone (12kg) a 600 euro, a coprire i costi quando per armare un peschereccio per una bordata di pesca servono oltre 60mila euro? Non c’è prospettiva, così non c’è futuro”.
Diversi pescherecci ai primi di settembre, dopo aver espletato il fermo tecnico, erano tornati a pescare approfittando del prezzo più abbordabile, circa 0,90 euro, al fine di potere quanto meno sostenere le spese, adesso però la situazione è diventata insostenibile. E la politica che fa? Marrone, come altri suoi colleghi, non ha dubbi: “la politica delle passarelle ha fatto poco per il settore, anzi piuttosto che unirci ci ha divisi”. Gli armatori della flotta peschereccia mazarese chiedono un tetto al prezzo del gasolio che a livello mondiale registra da mesi una vera e propria speculazione.
“Siamo schiacciati –spiega Leonardo Gancitano- dalla concorrenza delle marinerie dei Paesi nordafricani che pescano nelle stesse acque internazionali lo stesso nostro prodotto senza però avere gli stessi costi. La marineria più grande d’Italia –aggiunge il giovane armatore- dovrebbe dare un segnale, senza unità e con ognuno che decide autonomamente rischiamo di fallire tutti.
Uscire in mare significa perderci anche le spese. Chiediamo al nuovo Governo Meloni, al nostro concittadino rieletto deputato alla Camera, Giorgio Mulè, che è venuto pure qui in campagna elettorale, di inserire anche il nostro settore fra quelli danneggiati dal caro energia. Chiediamo ristori anche per i marittimi imbarcati che non possono percepire nessun reddito con i pescherecci fermi; serve un concreto sostegno per gli aumenti generalizzati che stanno mettendo in ginocchio le famiglie”.
Altri armatori che hanno pescherecci già in mare da circa un mese sono pronti a fermare le loro imbarcazioni, uno di questi è Alessandro Giacalone: “le nostre due barche pescano in Grecia dalla prima decade di settembre, cerchiamo di sostenere anche le famiglie dei marittimi. Con gli attuali costi energetici, ma non solo, è diventato quasi impossibile armare un peschereccio con il rischio di perderci anche le spese”. Alcuni armatori lamentano la speculazione sul prezzo del gambero rosso con l‘importazione di prodotto da altri Paesi quelli dove il gasolio si paga un quarto rispetto a Mazara del Vallo: “Sappiamo che in Libia, soprattutto a Bengasi dove comanda il generale Haftar ci sono grosse riserve di gasolio rimasto invenduto perche non andiamo a rifornirci la?” -afferma provocatoriamente Mimmo Asaro che di Libia, visto la sua esperienza di sequestri, se ne intende.
“Fermeremo –assicura Costantino Giacalone- anche l’altro nostro peschereccio uscito in mare più di un mese fa. Vogliamo pure parlare delle restrizioni di pesca del gambero rosso e viola già adottate per le zone del mar Tirreno che adesso potrebbero essere estese anche al Mediterraneo centrale? Con le quote imposte in questa maniera –si interroga ancora l’armatore- vogliono forse far morire il nostro sistema di pesca mediterranea? Ci diano almeno una buona cifra per demolire i nostri pescherecci anche se a quarant’anni non sappiamo quale altro lavoro andare a fare.
Prenderemo il reddito di cittadinanza?”.
Francesco Mezzapelle