Mazara, “non si trovano più le prostitute brasiliane”: va a rilento processo per prostituzione

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
11 Giugno 2015 09:18
Mazara, “non si trovano più le prostitute brasiliane”: va a rilento processo per prostituzione

Scomparse (termine specifico “irreperibili”) le ragazze brasiliane che si prostituivano in un appartamento di Mazara, va a rilento, davanti il Tribunale di Marsala, il processo che con l’accusa di sfruttamento e favoreggiamento vede imputati l’ex assessore comunale Vincenzo Calafato, Leonardo Di Giorgi e Francesco Maiale.

Per la terza volta, infatti, l’udienza è andata a vuoto perché non si riesce a rintracciare le ragazze chiamate a testimoniare sulla loro attività. Probabilmente, come si sospetta, non sono più in Italia. Le ricerche, infatti, non hanno dato alcun esito. Si farà, comunque, un altro tentativo, nella speranza di averle in aula per la prossima udienza, fissata per l’1 luglio. Le ragazze dovranno dire se versavano parte dei guadagni a qualcuno. In questo caso, infatti, verrebbe accertato il reato di sfruttamento (la semplice prostituzione non è reato, ma solo il favoreggiamento e lo sfruttamento).

L’indagine, svolta dai carabinieri, è del 2013. Quell’anno, ai primi di novembre, dopo una serie di intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, scattò l’operazione sfociata nel processo. Quattro furono le persone coinvolte. Una di loro, Vittorio Misuraca, che poi ha deciso di patteggiare la pena, fu posta agli arresti domiciliari. Dagli investigatori è ritenuto l’organizzatore del sesso a pagamento. Avrebbe indotto, favorito e sfruttato l’attività di prostituzione delle ragazze brasiliane.

Per Calafato, che avrebbe messo a disposizione un appartamento di sua proprietà per l’attività di “meretricio”, fu emesso il provvedimento dell’obbligo di presentazione al posto di polizia. Gli altri furono denunciati a piede libero. I carabinieri, inoltre, su ordine del gip del Tribunale di Marsala, sottoposero a sequestro preventivo l’appartamento, in pieno centro storico, di via Tenente Gaspare Romano (vedi foto n.1) dove le giovani sudamericane ricevevano i clienti.

Particolare curioso: a far capire a chi era fuori che le ragazze erano in casa e disponibili agli incontri era un cappello di paglia poggiato sul davanzale di una finestra (vedi foto n.2). Se non c’era, era inutile suonare il campanello. Molti clienti, comunque, contattavano le prostitute attraverso i numeri di telefono riportati in annunci pubblicati su siti internet e giornali. Nel corso della telefonata veniva concordata la prestazione ed il prezzo.

L’attività d’indagine, durata per diversi mesi, ha consentito di accertare un giro d’affari elevato con una clientela eterogenea proveniente da tutta la provincia. A far scattare l’inchiesta dei carabinieri fu una segnalazione molto circostanziata, secondo la quale il giro di squillo sarebbe stato composto “da tre brasiliane, delle quali due sono in servizio a turno, con tariffe base di 50 e 100 euro”. Il maggior “via vai” sarebbe stato nella “pausa pranzo”.

Della ‘casa chiusa’ sempre secondo la fonte, alcuni organi di polizia sarebbero stati a conoscenza, ma sarebbe mancato fino a quel momento l’elemento del reato: lo sfruttamento della prostituzione. L’attività sarebbe stata in passato “gestita da un autoctono con italiane –continuava la segnalazione – ora l’attività si è ingrandita ed è pieno di giovani”. Il sabato, in particolar modo, e nei feriali all’ora di pranzo era possibile notare numerosi movimenti attorno all’abitazione”. A difendere i tre imputati sono gli avvocati Mariella Martinciglio, Stefano Pellegrino e Simone Bonanno.

Questo il comunicato stampa diffuso dai carabinieri di Mazara nel novembre 2013:

“La locale Compagnia carabinieri, al termine di una complessa attività di indagine, ha definitivamente interrotto un sodalizio criminale specializzato nel mercato del sesso protratto in diverse abitazioni private ricadenti nelle vie più frequentate del centro storico di Mazara: nello specifico l’attività di meretricio veniva esercitata da donne provenienti per lo più da paesi dell’America del Sud. Le importanti accuse che hanno fatto scattare l’operazione sono: induzione, favoreggiamento e sfruttamento continuato della prostituzione nonché locazione di immobile a scopo di esercizio di attività di prostituzione in concorso.

M.V., 50 anni, è stato raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, per aver indotto, favorito e sfruttato l’attività di prostituzione di cittadine straniere; V.C., 60 anni, è stato raggiunto dalla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla PG, per aver locato in concorso un immobile di sua proprietà per gli incontri di “piacere”. Nella medesima mattinata i carabinieri hanno quindi proceduto, sempre su ordine del Tribunale di Marsala, al sequestro preventivo di uno dei diversi appartamenti ove l’attività di meretricio veniva posta in essere nonché al deferimento a piede libero di M.F.

(69 anni) e M.A.(60 anni).

L’indagine ha consentito di svelare un complesso sistema di procacciamento della clientela e consistente nella pubblicazione su numerosissimi tra siti internet, giornali e riviste di annunci erotici arricchiti da fotografie e dettagli sui servizi sessuali forniti. Dagli stessi annunci, era quindi possibile intraprendere un primo contatto con la donna più gradita, stabilendo eventualmente da subito l’ammontare della prestazione. L’attività di indagine, protratta per diversi mesi, ha constatato un giro di affari elevato con una clientela eterogenea e proveniente da tutta la provincia di Trapani”.

Francesco Mezzapelle

11-06-2015 11,00

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