Mazara, Massimo Russo: “Sul futuro dell’Ospedale Ajello servono fatti e non parole”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
30 Ottobre 2016 16:42
Mazara, Massimo Russo: “Sul futuro dell’Ospedale Ajello servono fatti e non parole”

Ho sempre pensato che la distanza tra ciò che i politici promettono e ciò che effettivamente realizzano, tra ciò che dicono e ciò che fanno fosse una delle maggiori cause di disaffezione dei cittadini verso la politica. Su questo terreno si è già in larga parte consumata la frattura della relazione fiduciaria tra eletto ed elettore, tra cittadini e partiti ma, soprattutto, la lesione dei principi fondamentali dell’affidabilità e della responsabilità delle nostre classi dirigenti.

Ma non sempre, per fortuna, le parole divorziano dai fatti.Qualche giorno fa, alla presenza dell’Assessore regionale alla salute, del Sindaco e delle cosiddette Autorità civili, militari e religiose, è stata consegnata alla città di Mazara, dal direttore generale dell’ASP, la nuova struttura destinata ad ospitare il nostro Abele Aiello, diviso, per necessità, tra l’ospedale di Marsala e quello di Castelvetrano; un’opera esteticamente molto bella, moderna ed all’avanguardia, dotata dei più avanzati confort e frutto delle più innovative soluzioni architettoniche, ambientali ed energetiche.Ho assistito silenziosamente (e nelle retrovie) alla cerimonia di consegna di questo importante ospedale dal quale appena cinque anni fa - quando ero ancora Assessore alla Salute - spiegai ai miei concittadini, nel corso di una conferenza stampa, quello che era successo, quali soluzioni erano ipotizzabili e che cosa mi impegnavo a fare.Il Prefetto di Trapani – credo, ancora oggi caso unico in Italia – aveva disposto la chiusura dell’Abele Aiello per gravi carenze strutturali dell’edificio e per i connessi motivi di sicurezza.

Aggiungo soltanto oggi che il suo provvedimento intervenne poco dopo che nel piano di riorganizzazione della rete ospedaliera era stato previsto che la radioterapia si realizzasse a Mazara e non a Trapani (rectius, al Sant’Antonio di Erice) dove un certo mondo politico voleva invece, a tutti i costi, che venisse allocata.Non si trattò di una scelta campanilistica ma fu il frutto di una ponderata valutazione dei bisogni sanitari e soprattutto del fatto che Mazara risultava equidistante rispetto a Palermo, centro di strutture di radioterapiche pubbliche e private, e di Agrigento, ulteriore punto di offerta della istituenda rete pubblica delle radioterapie.Il bacino di utenza di circa 500 mila abitanti, così delineato nel piano di riorganizzazione, poteva dunque essere servito dalla radioterapia dell’Abele Aiello che, frattanto, doveva essere ristrutturato con i nuovi fondi dell’art.

20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, dopo che il precedente finanziamento, con un abile ed interessato “scippo” di Giovanni Pistorio, Assessore alla Sanità del Governo Cuffaro, era stato destinato alle strutture sanitarie di Catania nel silenzio, quantomeno colpevole, dei politici mazaresi!Che la struttura edilizia dell’Abele Aiello fosse carente si sapeva da diversi anni, fatto sta che proprio nel 2011 un inaspettato sopralluogo dei vigili del fuoco portò al decreto di chiusura.L’ospedale di Mazara del Vallo - guarda caso la città dell’Assessore che stava riorganizzando la sanità siciliana perseguendo l’interesse generale dei siciliani, infischiandosene dei diktat di vari potentati e di politici che si relazionavano con i territori secondo logiche di potere feudale - doveva quindi cessare la sua operatività immediatamente per disposizione prefettizia.Non so se nelle intenzioni di qualcuno la chiusura dell’Abele Aiello doveva in realtà essere definitiva (con tanto di sonoro “schiaffo” all’Assessore) ma una cosa fu chiara: per avviare la ristrutturazione con il finanziamento dei fondi dell’art.

20 non sarebbero bastati 10 anni, dovendosi riattivare le complicate procedure di riprogrammazione dei fondi e attendere che il governo rifinanziasse i relativi capitoli della legge: ma in quel momento il nostro Paese era in piena spending review!Avendo percepito lucidamente quello che stava accadendo, mobilitai gli uffici dell’Assessorato per trovare al più presto una soluzione alternativa alla lentissima ed incerta procedura dell’art.20 riuscendo a mettere mano alla verifica del rigido portafoglio europeo, utilizzando i fondi per la salubrità degli ambienti sanitari del PO FESR.

Fu un’intuizione felice perché le istituzioni europee, anche grazie alla credibilità di cui godevamo e alla puntualità del progetto, diedero il via libera al finanziamento per la ristrutturazione dell’Abele Aiello a fronte di un preciso cronoprogramma di impegni da rispettare.Dunque, nel corso di quella conferenza stampa, chiarii tutti gli aspetti delle problematiche che la città si apprestava a vivere; che bisognava celermente sgomberare l’ospedale spostando i reparti e il personale nei nosocomi viciniori; che non era nemmeno ipotizzabile una chiusura parziale in concomitanza con l’inizio dei lavori; che non era possibile, così come vaneggiava qualcuno, costituire un piccolo presidio ospedaliero in altri locali, una sorta di “ospedaletto”.Invitai i mazaresi ad avere pazienza e soprattutto fiducia: un prototipo di area di emergenza avrebbe assicurato le prestazioni in via d’urgenza; mi impegnai ad avviare al più presto le procedure per realizzare i tanti agognati lavori di ristrutturazione di cui si parlava (purtroppo si parlava soltanto!) da almeno un decennio, se non di più.Mi assunsi pubblicamente la responsabilità dell’iniziativa, scandendo il cronoprogramma delle azioni.

In poche parole, ci ho messo la faccia.E alle parole, alle promesse di allora, con meno di un anno di ritardo dovuto ad inevitabili imprevisti, sono seguiti i fatti, frutto di un lavoro collettivo e della sinergia tra assessorato, azienda sanitaria e istituzioni comunali: la ristrutturazione dell’Abele Aiello adesso è realtà.Concittadini e giornalisti presenti alla cerimonia di consegna dell’opera mi hanno chiesto se ero soddisfatto per avere vinto la scommessa.

Ma io non ho fatto nessuna scommessa, perché non si scommette sulla pelle della gente, perché non si fanno scommesse sul sacrosanto diritto alla tutela del bene primario della salute dei cittadini.Più semplicemente ho espresso la legittima soddisfazione di avere compiuto un atto di buona politica, di essermi assunto in modo chiaro e trasparente la responsabilità (e che responsabilità!) di alcune scelte e di avere portato a termine, sino alla fine del mio mandato, l’impegno che avevo preso, costruendo comunque un percorso obbligato dal quale nessuno - dai miei successori alla dirigenza stessa dell’Asp di Trapani - poteva allontanarsi, pena gravi conseguenze in termini di responsabilità ammnistrativa ed erariale.Altri avevano fatto scommesse: piuttosto che appoggiare o condividere il progetto istituzionale, piuttosto che spendersi nell’interesse della città, per un meschino tornaconto personale di visibilità politica, qualcuno ha scommesso sul fallimento della ristrutturazione dell’Abele Aiello, organizzando cortei di protesta, seminando zizzania, instillando dubbi e perplessità, sobillando medici ed infermieri, negando l’evidenza di oltre 30 milioni di euro che arrivavano sul territorio dando una boccata di ossigeno alle nostra asfittica economia e serenità alle famiglie di molti lavoratori ed artigiani che sarebbero stati coinvolti nei lavori.Loro, e tutti sappiamo bene chi sono, hanno scommesso e hanno perso.

E a nulla valgono adesso gli scomposti artifici dialettici di alcuni di loro per tentare di capovolgere la verità, così come sono destinati a trasformarsi in boomerang i capziosi ed interessati ragionamenti di alcuni rampanti politici locali che pur di potere ricevere qualche investitura nelle prossime tornate elettorali, si affannano a parlare, o meglio a straparlare, di meriti e di riconoscimenti; o a tentare di difendere ciò che non è difendibile: mi riferisco ad esempio alla scelta, fuori da ogni logica, fatta dall’attuale assessore alla Salute di istituire, negandola all’Abele Aiello, la struttura complessa di radioterapia al Sant’Antonio di Trapani dove non solo non esiste ancora alcuna radioterapia ma, verosimilmente, non potrà più esservi realizzata, essendo frattanto cambiata l’originaria cornice normativa sulla base della quale io stesso, quando ero assessore, l’avevo programmata prevedendo il relativo finanziamento con i fondi di cui al citato art.20.Ancora una volta, parole che vorrebbero confondere.

Ma per fortuna i fatti dicono molto di più delle parole e i fatti raccontano, per filo e per segno, come si dice dalle nostre parti, una storia precisa, semplice, disinteressata. Anche bella. Una storia che i cittadini mazaresi capiscono perfettamente, senza bisogno che nessuno gliela spieghi.Perché i fatti, a Mazara, oramai parlano chiaro sulla ristrutturazione dell' ospedale Abele Aiello. Ma sul suo futuro, purtroppo, ci sono ancora solo parole, soltanto parole.

Massimo Russo

30/10/2016

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