Nella tarda serata di ieri si spento all’età di 86 anni Battista Quinci persona molto conosciuta in Città per via della sua professione di fabbro-saldatore nell’ambito della marineria nonché per la sua vita spesa nello scoutismo fino a qualche anno fa. Lo “zio Battista”, così da molti affettuosamente chiamato, faceva parte di quel variegato tessuto produttivo che ruotava intorno alla flotta peschereccia di Mazara del Vallo e che in qualche modo ne custodivano la memoria. Lascia la moglie, la signora Maria, ed i figli Pierangela, Michele e Giuseppe ai quali la nostra redazione esprime le più sentite condoglianze.
Come dicevamo, Battista Quinci aveva un amore spassionato per lo scoutismo. Aveva iniziato il suo “cammino scout” nel lontano 1954 presso la Chiesa di Santa Maria di Gesù con gli Scout d’Europa guidati dall’ing. Francesco Asaro. Era ritornato attivamente allo scoutismo dopo esser andato in pensione: nel 2014 aveva partecipato ad un campo internazionale in Normandia dove era stato premiato come scout più anziano (in foto Battista Quinci con un gagliardetto che ricordava i 60 anni della sua promessa scout) pergamena . A ricordarlo domani, in occasione dei funerali che saranno celebrati alle ore 11 presso la Basilica Cattedrale, sarà anche Tonino Margiotta, responsabile Scout d’Europa Distretto Palermo Ovest. “Battista –ricorda Margiotta- amava ripetere ai giovani: un conto è fare lo scout, un’altra cosa essere scout”.
Oltre che come amico di famiglia, ed in particolare dei figli Michele e Giuseppe, ai quali mi legano ricordi d’infanzia nel quartiere di San Vito ove abitavamo, voglio ricordare lo “zio Battista” attraverso quanto da lui raccontato in un‘intervista realizzata nell’agosto 2019 presso l”Associazione Uomini di Mare” e pubblicata a pagg.163-164 del volume da me curato ed intitolato “La Comunità marinara di Mazara del Vallo: memoria ed identità” (edito da Uila Pesca, settembre 2019, Roma). Battista Quinci iniziò a raccontare la sua storia ricordando il primo giorno nel quale iniziò a lavorare:
“Era il 29 novembre 1948, ero bambino, mio padre, che iniziò a fare il nassarolo e andare a paranza e cianciolo 150 anni fa, mi portò al cantiere di Marino Campana, a fianco della scuola marittima, e mi affidò a “don Tanuzzo” Caccamo il capo-officina. Cominciai a lavorare in un’officina accanto, ho iniziato a fare saldature per pescherecci, costruivamo velicelli e taniche. Sono rimasto in quell’officina fino al 31 settembre 1951, cioè fino a quando non mi è saltato un dito, mentre utilizzavo la mola a smeriglio ho ricevuto involontariamente una spinta.
Ricordo che mi accompagnarono a casa. Rimasi due anni in malattia, a quell’epoca non c’erano assicurazioni. Ritornai di nuovo da “don Tanuzzo” e sono rimasto in quell’officina circa un anno. Poi ho lavorato da Paolo Novena, poi da Paolo Giacalone. Il 19 settembre 1952 ho aperto la mia officina in via Selinunte, ‘addrabbanna la chiatta’. Sono rimasto in quella sede fino al 1957. Riparavo serbatoi di nafta, velicelli e facevo saldature varie, sempre per i pescherecci”. Quinci parlò di quanto si guadagnava allora: “lu marinaru è un signore quando gli conviene, quando non gli conviene è lui il più terribile al mondo.
In questo settore ci ho lavorato e ho guadagnato. Qualcuno ancora oggi quando mi vede cambia strada perché mi doveva dei soldi, non ti dico quante cambiali sono andate in protesto”. Battista Quinci continuò: “nel 1958 aprii la nuova officina sul lungomazaro Ducezio, al civico n.44, dove tutt’ora possiedo tre locali. Lavoravo in piccolo ed i lavori si pagavano quasi alla mano, non mi lamentavo, si stava bene, come si dice ‘chiovi e ummi vagnu, c’è cavuru e un suru’ (piove e non mi bagno, c’è caldo e non sudo).
Guadagnavo circa 100mila lire al giorno e nette mi restavano 30-40 mila lire. Però sono orgoglioso di aver lavorato con i marinai e per la crescita della marina di Mazara. Ho lavorato bene fra il 1960 ed il 1980, lavoravo ‘a nolito’, a ore, a giornata. Ho sposato i miei figli, comprato case, tre locali per magazzini dati in affitto, terreni nelle zone di Tonnarella, San Vito e Boccarena”.
Conclusi l’intervista chiedendo allo “zio Battista” quali fossero stati secondo lui i motivi della crisi della pesca a Mazara del Vallo e lui rispose così: “nella pesca c’è stata troppa corsa al denaro senza riflettere come investire, molta ignoranza e arroganza, il primo io che potevo fare certamente meglio e di più. Solo quelli che hanno studiato hanno fatto di più. Ho chiuso l’officina il 16 giugno 1996 poi mi hanno chiamato solo per piccoli lavori anche nel settore dell’agricoltura”. Battista era un po’ malinconico: “quando ho confusione in testa vado nella mia vecchia officina e mi ritornano di colpo pensieri e memoria”. Chissà che lo “zio Battista” dopo aver lasciato il mondo terreno non abbia fatto un’ultima visita alla sua amata officina che sorgeva lungo il fiume Mazaro.
Francesco Mezzapelle