Mafia, Sequestro di beni per 3 milioni di euro a seguito operazione antimafia “Hermes II”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
07 Giugno 2018 10:52
Mafia, Sequestro di beni per 3 milioni di euro a seguito operazione antimafia “Hermes II”

Beni sequestrati per un totale complessivo di circa tre milioni di euro, è questo l’ultimo provvedimento emesso  dal Tribunale su proposta del Questore di Trapani per l’applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale a conclusione di analisi condotte dalla Divisione Anticrimine, con indagini societarie e patrimoniali. Si tratta dello sviluppo dell’operazione antimafia “Hermes II” nella quale finirono alla sbarra i mazaresi Epifanio Agate, Carlo Antonio Loretta, Giuseppe Loretta, Rachele Francaviglia, Nicolò Passalacqua, Grazia Maria Vassallo e Vita Anna Pellegrino.

Il sequestro dei beni (diverse società operanti in settori diversi, dallo smaltimento dei rifiuti al commercio di prodotti ittici, terreni, fabbricati, veicoli, conti bancari), l’operazione sarebbe ancora in corso, è scattato alle prime ore del mattino  da parte della Polizia di Stato di Trapani e della Guardia di Finanza. Le risultanze di tali indagini hanno evidenziato il sempre vivo interesse imprenditoriale di “Cosa Nostra” nel settore edile e dello smaltimento dei rifiuti, nonché in quello ittico.Il provvedimento, in applicazione alla normativa antimafia, è stato emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del Questore, a conclusione di analisi condotte dalla Divisione Anticrimine della Questura di Trapani all’esito di indagini societarie e patrimoniali, svolte congiuntamente al Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani, mediante la costituzione di un apposito “Gruppo di Lavoro”.

Fondamentale per l’emanazione del provvedimento è stato il contributo delle indagini svolte dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalla Squadra Mobile di Trapani, sfociate in importanti operazioni quali “Hermes II”, eseguita nel 2016 e che ha portato all’arresto di numerosi soggetti appartenenti al mandamento mafioso di Mazara ed al sequestro preventivo di numerosi beni. Ricordiamo che lo scorso marzo il giudice delle udienze preliminari di Palermo, la dott.ssa Maria Cristina Sala, condannò  11 dei 13 imputati del processo nato dall’operazione “Hermes II” nella quale finirono in manette diverse persone ritenute vicine al boss latitante Matteo Messina Denaro. Queste le condanne: 14 anni a Carlo Antonio Loretta e 7 anni e 8 mesi a Giuseppe Loretta, accusati di mafia e attribuzione fittizia di quote della società Mestra Srl; 3 anni e 8 mesi ha avuto Epifanio Agate, figlio del boss Mariano, che era accusato di intestazione fittizia di beni a terzi (quote delle società “My Land” e “Fishmar” con sede a Mazara del Vallo).

Ha avuto 1 anno e 8 mesi il presunto prestanome Rachele Francaviglia, 10 mesi per Natalia Ostashko, un anno e 4 mesi per Nicolò Passalacqua, due anni per Angelo Castelli, due anni per Grazia Maria Vassallo e Vita Anna Pellegrino, dieci mesi per Francesco Mangiaracina, un anno e sei mesi per Filippo Siragusa. Due furono gli assolti: Andrea Alessandrino e Paola Bonomo. L’Operazione “Hermes II” scattò a seguito di più vaste e articolate attività d’indagine, avviate sin dal 2010 e concluse con l’operazione “Ermes”, aventi quale precipuo obiettivo la cattura del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro.

La vicenda fu ricostruita attraverso una nota, del 20 dicembre 2016, della Questura di Trapani a seguito della conclusione della stessa operazione “Ermes II”. “Hermes II” confermò il pieno inserimento dei fratelli Loretta (Carlo e Giuseppe) e delle loro aziende (MESTRA e MEDIO AMBIENTE) nella famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. Infatti, gli stessi, anche presso la sede della Mestra in Mazara del Vallo, organizzavano incontri e riunioni con i noti Vito Gondola, Lorenzo Cimarosa, Vincenzo Giappone, Sergio Giglio, Ignazio Lombardo, e Baldassare Marino.

(in foto collage di copertina da sx: Carlo Antonio Loretta, Epifanio Agate e Giuseppe Loretta) Fondamentale per lo sviluppo della predetta indagine fu il summit mafioso documentato dalla Squadra Mobile di Trapani-  la mattina del 2 Marzo 2010 nelle campagne tra Mazara del Vallo e Castelvetrano. Nell’occasione, si aveva avuto modo di accertare, senza ombra di dubbio, la presenza del vecchio capo decina Antonino Marotta (poi deceduto in data 03/04/2013 e ritenuto fino alla sua morte il reggente della cosca mafiosa castelvetranese) e di Vito Gondola (detto Vito “Coffa” deceduto lo scorso luglio), nei fatti il reggente della cosca mazarese, incontro che certamente era stato concordato anche a seguito del diretto volere del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro.

All’incontro aveva presenziato pure il pregiudicato mafioso mazarese Carlo Loretta, che aveva accompagnato il Gondola, ed il cugino di Matteo Messina Denaro, Filardo Giovanni, poi arrestato proprio nell’ambito dei fermi emessi dall’A.G. nel citato progetto “Golem 2” del 12/03/2010. Era chiaro che un così importante vertice dei maggiori rappresentanti delle cosche di Mazara e Castelvetrano altro non poteva trattare che la spartizione dei proventi derivanti dall’esecuzione di remunerativi appalti che, come accertato nell’ambito dell’operazione “Eden” del 2006, avevano per oggetto la costruzione di un parco eolico in territorio di Mazara del Vallo denominato “Vento di Vino”.

L’attività investigativa eseguita aveva permesso di accertare che i Loretta erano direttamente impegnati nella gestione di una discarica per lo smaltimento dei rifiuti e il recupero ambientale e per lo smaltimento di rifiuti speciali (quali ad esempio l’amianto). L’azienda è la Materiale Edile Scavi Trasporti Recuperi Ambientali S.R.L., (MESTRA) e i suoi soci sono Grazia Maria Vassallo, coniuge di Giuseppe Loretta, e Vita Anna Pellegrino, moglie di Carlo Loretta.

La citata discarica agiva in regime di assoluto monopolio, non essendo state concesse altre licenze similari ed era in grado di condizionare, slealmente, le attività connesse alla edilizia pubblica e privata sul territorio di Mazara del Vallo. La sede della ditta MESTRA –si legge sempre in una nota della Questura di Trapani- era teatro di diversi incontri fra boss mafiosi organizzati dai fratelli Loretta. La forza e la pericolosità del sodalizio mafioso mazarese emerso dalla presente indagine si evidenzia, poi, da un dialogo intercettato tra Vito Gondola ed il suo più fidato sodale, Carlo Loretta.

I due infatti, sorpresi a discutere all’interno di una autofficina di Mazara, apparivano in grado di avvalersi, direttamente e o indirettamente, di uomini infedeli dello stato al fine di carpirne segreti investigativi, eludere e salvaguardare gli interessi economici propri e del sodalizio criminale. Il Carlo Loretta, infatti, era riuscito a sapere che nei suoi confronti erano in corso accertamenti finalizzati proprio al sequestro della ditta MESTRA “io ora accerto se sono le misure di prevenzione o se è un accertamento che stanno facendo … a Palermo”.

L’indagine “Hermes II” documentò anche i rapporti e gli incontri tra il Vito Gondola ed Epifanio Agate, figlio del noto boss di Mazara del Vallo, Mariano Agate, deceduto pochi anni fa. L’attualità dei contatti tra Gondola ed Epifanio Agate ed altri sodali dimostrò l’interesse della cosca ai problemi economici attuali della famiglia Agate specie dopo il sequestro della Calcestruzzi Mazara, loro azienda. “Hermes II” disvelò, ancora una volta, il tradizionale interesse delle famiglie mafiose di questo territorio verso il sistema degli appalti il cui controllo passa, generalmente, o attraverso imprese gestite direttamente da affiliati (è il caso della MESTRA) oppure attraverso imprese che vengono “fagocitate” da “cosa nostra” con l’immissione di capitali illeciti (è il caso della MY LAND) o ancora attraverso il metodo dell’intestazione fittizia di beni a persone insospettabili, è il caso della MEDIO AMBIENTE con sede in piazza Regina a Mazara del Vallo (vedi foto n.2) ma la cui saracinesca è rimasta sempre chiusa.

A conclusione dell’operazione “HERMES II”, il 15 dicembre 2016 il Gip, di Palermo, la dott.ssa Gabriella Natale, su richiesta della DDA di Palermo, emise un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e contestuale decreto di sequestro preventivo delle società MESTRA, MEDIO AMBIENTE e MY LAND. Francesco Mezzapelle

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