Mafia, Arrestato imprenditore mazarese fedelissimo di Messina Denaro

Giovanni Vassallo avrebbe gestito le comunicazioni di Messina Denaro e contribuito a finanziare la sua latitanza

Redazione Prima Pagina Mazara
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20 Dicembre 2023 19:42
Mafia, Arrestato imprenditore mazarese fedelissimo di Messina Denaro

I carabinieri del R.O.S. e del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Palermo nei confronti di tre persone accusate di far parte della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. Si tratta dell'imprenditore Giovanni Vassallo (71 anni), che ha avuto gli arresti domiciliari, Emilio Alario, palermitano di 61 anni, e Giuseppe Lodato, mazarese di 32 anni, a questi due è stata notificata la misura della custodia cautelare in carcere. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido e ha fatto luce sugli affari e sugli assetti del clan di Mazara del Vallo da sempre alleato fedele del capomafia Matteo Messina Denaro a cui ha assicurato aiuto logistico ed economico durante la latitanza. Dalle indagini è emerso che Vassallo, già socio di Giuseppe Grigoli, imprenditore che grazie ai suoi rapporti col padrino di Castelvetrano da piccolo bottegaio ha costruito un impero nel settore della distribuzione alimentare e che da tempo collabora con gli inquirenti, avrebbe fatto parte della rete di fedelissimi che gestiva le comunicazioni di Messina Denaro e avrebbe contribuito a finanziare la sua latitanza.

Vassallo fin dal 2012 avrebbe fatto parte del gruppo che organizzava gli incontri del capomafia di Castelvetrano con gli altri uomini d’onore. Vassallo inoltre avrebbe avuto stretti rapporti con boss di rango del mandamento mazarese come Vito Manciaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agate, Luca Burzotta e Dario Messina.

I carabinieri hanno accertato anche il ruolo avuto da Vassallo in una rapina commessa a Palermo ad aprile del 2015 il cui bottino, secondo il pentito Attilio Fogazza, sarebbe finito nelle casse della famiglia di Matteo Messina Denaro attraverso l’imprenditore Giovanni Scimonelli, tra i finanziatori della latitanza del boss. Alario, accusato come Vassallo di associazione mafiosa, è già stato condannato in via definitiva per aver fatto parte del mandamento di Mazara del Vallo. Lodato è suo genero.

Le indagini hanno consentito di ricostruire una serie di presunte dinamiche associative riguardanti gli assetti della famiglia di Mazara del Vallo, già in passato al centro della manovra finalizzata alla ricerca di Matteo Messina Denaro ed alla disarticolazione del suo circuito di favoreggiamento. In particolare è stata evidenziata:

- la tensione registrata nel 2020 all’interno del mandamento mazarese tra Francesco Luppino, allora al vertice della famiglia di Campobello di Mazara, ed uno degli arrestati che, nel periodo successivo all’esecuzione dell’operazione c.d. "Anno Zero" ed all’arresto del presunto reggente del mandamento, si sarebbe autonomamente posto al vertice di quell’articolazione territoriale, rivendicando, peraltro, la totale autonomia rispetto alla controparte campobellese;

- l’ipotizzata partecipazione degli arrestati al sistema criminale che garantiva la composizione di controversie tra privati - tipica espressione del controllo mafioso del territorio – con riferimento al mancato pagamento di debiti, alla gestione dei rapporti di lavoro e al redditizio settore delle intermediazioni immobiliari. Di particolare interesse, in tale contesto, la dinamica che nel giugno 2021 documentava l’intervento del soggetto presuntamente assurto al ruolo di reggente dell’articolazione territoriale mafiosa mazarese per raccogliere le doglianze di un “sensale” marsalese per l’intermediazione nella vendita di un fondo asseritamente assegnatogli dal defunto reggente del mandamento, Vito Gondola, in cui si sarebbero indebitamente intromessi altri soggetti di Marsala.

In tale circostanza, uno degli arrestati, in virtù della riferita propria posizione apicale nel mandamento di Mazara del Vallo, avrebbe anche fissato il prezzo della mediazione (indicandolo nel 2% del valore dell’immobile sia a carico del venditore che dell’acquirente);

- il presunto interessamento per l’assunzione di manodopera da parte di una ditta legittimamente aggiudicataria di lavori presso il depuratore di Campobello di Mazara, lucrando sulla mancata stipula di un contratto di sub-appalto con la ditta fornitrice del personale;

- l’ipotizzato intervento in una procedura giudiziaria per la vendita di un terreno a seguito del fallimento della società proprietaria;

- lo specifico ruolo di supporto logistico e di vettore di comunicazioni riservate presuntamente rivestito da uno degli arrestati.

La complessiva ricostruzione ha valorizzato, infine, le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia circa i rapporti di Vassallo con Matteo Messina Denaro che avrebbe sostenuto finanziariamente e per il quale gli sarebbe stato chiesto di trovare anche un’abitazione in Tunisia.

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