"Peppino Impastato ha scelto di lottare contro il potere criminale mafioso partendo da una posizione scomoda perché egli stesso era figlio di un mafioso. La sua è quindi una storia di rottura".Così Luisa Impastato, nipote del militante di Democrazia Proletaria ucciso 47 anni fa dalla mafia, ricorda lo zio a Ossigeno per l'informazione. La sua figura è tanto più complessa, racconta, perché "non solo si schierò dalla parte dell'antimafia, ma anche dei diritti, dell'antifascismo, dell'ambientalismo, istanze sociali che lo resero divisivo.
E lo è ancora oggi (per fortuna!), come dimostra la vicenda degli studenti di un Liceo di Partinico che avrebbero sostenuto di non voler intitolare il loro istituto alla memoria di Peppino e della madre Felicia. Un caso che da un lato ci ha amareggiato - spiega Luisa Impastato -, dall'altro è stata una occasione in più per continuare il nostro impegno, convinti che i ragazzi vadano sempre ascoltati e mai strumentalizzati".
Peppino Impastato fu anche uno scrittore, un cronista "che faceva dell'informazione una forma di resistenza. Per questo mi fa piacere che sia annoverato da Ossigeno tra i giornalisti italiani uccisi nonostante lui non fosse ufficialmente un giornalista. Ricevette la tessera dall'Ordine dopo la morte, con la data 9 maggio 1978", ricorda la nipote. "È una figura simbolica - aggiunge Luisa Impastato - perché ha lottato per una società libera dalle oppressioni e dalle ingiustizie sociali.
Se Peppino continua a ispirare l'impegno di tante e tanti si deve a chi ha continuato a raccontare la sua storia per difendere la sua memoria, in particolare a sua madre Felicia. La cultura mafiosa l'avrebbe voluta in silenzio a piangere suo figlio nelle mura di casa, lei invece scelse di aprire quelle porte e di continuare a raccontare il suo Peppino, riuscendo da un lato ad ottenere la verità giudiziaria per il suo omicidio, dall'altro a riscattare la storia del figlio, consegnandola alle generazioni successive".
"Peppino Impastato oggi- Si legge in un post di "Ossigeno per l'informazione"- è simbolo della lotta antimafia conosciuto in tutta Italia, da diverse generazioni. La sua storia desta una forte curiosità, soprattutto tra i più giovani. Ossigeno l’ha ricostruita, con ampia documentazione, sul sito Cercavano la verità www.giornalistiuccisi.it, dove si possono leggere anche una ampia bibliografia e filmografia, testimonianze e contributi esterni.
Peppino proveniva da una famiglia mafiosa, ma decise di prendere le distanze da suo padre. Amava la sua terra e la sognava libera dal morso della mafia. Per questo attraverso il giornalismo, la cultura e l’impegno politico lottò a favore soprattutto dei contadini e dei disoccupati. Per condannare i responsabili della sua uccisione, fatta passare come un atto terroristico da lui innescato, ci sono voluti 23 anni, un lungo iter processuale caratterizzato da depistaggi e la determinazione e il coraggio della madre di Peppino, Felicia, del fratello Giovanni e dei suoi compagni, in particolare dello studioso Umberto Santino; decisive furono le indagini compiute dal giudice Rocco Chinnici (ucciso dalla mafia nel 1983). Nel 2001 furono condannati come mandanti Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, il “Tano seduto” che Impastato sbeffeggiava durante la trasmissione Onda pazza che andava in onda nel suo paese su Radio Aut, l’emittente autofinanziata da lui stesso fondata insieme ad alcuni compagni".
"Ossigeno per l'Informazione" ricorderà Impastato giovedì 11 maggio a Roma (dalle ore 10 alle 13 presso la Casa del Jazz), insieme agli altri giornalisti italiani uccisi, nel corso del convegno "Giornalismo. Mestiere difficile e poco protetto, in pace e in guerra" in occasione della 30esima Giornata Mondiale della Stampa.