Stanno tutti bene i componenti dei due equipaggi dei motopesca mazaresi, “Antartide” e “Medinea” fermati ieri sera, intorno alle ore 21, a circa 35 miglia da Bengasi e condotti nello stesso porto cirenaico. Ad assicurarlo è stato Leonardo Gancitano, giovane armatore dell’”Antartide” che appresa la notizia del sequestro del peschereccio si è messo immediatamente in contatto con autorità militari, diplomatiche e politiche per la soluzione della vicenda. Sono dieci i membri dell’equipaggio del motopesca “Antartide” (in foto copertina), sei invece quelli del “Medinea” di cui è armatore Marco Marrone.
Starebbe bene anche Giacomo Giacalone, comandante del motopesca “Anna Madre”, che in quelle concitate fasi è stato fatto a salire a bordo di un gommone della stessa motovedetta bengasina e condotto anch’egli nel porto di Bengasi insieme al comandante di un peschereccio di Pozzallo, il “Natalino”, che stava pescando in quelle stesse acque internazionali in cui avviene la pesca al gambero rosso.
La questione dei sequestri in Libia si è acuita a partire dal 2005 quando la Libia sotto la guida del colonnello Muammar Gheddafi istituì, secondo la convenzione di Montego Bay, una ZEE (Zona Economica Esclusiva) che si estende 62 miglia oltre le 12 miglia convenzionali relative alle acque territoriali.
Appresa la notizia il Comando Generale delle Capitanerie di Porto (la situazione è seguita ovviamente anche dal Comando della Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo) ha allertato la Farnesina e le autorità diplomatiche italiane al fine di avviare un’interlocuzione con le autorità di Bengasi che rispondono al comando del noto generale Khalifa Haftar. Proprio in Libia, però a Tripoli, nelle scorse ore è stato in visita il ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio; si spera che la questione possa trovare una rapida soluzione grazie ad una mediazione del Governo nazionale.
Francesco Mezzapelle