Le origini della città di Mazara: l'età romana

Diversi oggetti appartenenti all'età romana furono ritrovati durante l'escavazione del fiume Mazaro del 1930

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Febbraio 2024 19:09
Le origini della città di Mazara: l'età romana

Nello scorso articolo avevamo trattato della nascita della città di Mazara e delle sue origini fenicie (clicca qui). Oggi vogliamo fare un passo avanti nella linea del tempo parlandovi di Mazara nell’età romana. Secondo quanto si legge nel libro “Storia della città di Mazara” di Filippo Napoli gli scrittori mazaresi, spinti da grande passione per la loro città natale, l'hanno spesso descritta come una delle più importanti della Sicilia durante quest’epoca.

Tuttavia, un'analisi rigorosa delle fonti storiche rivela un quadro più complesso. Gian Giacomo Adria, il Fiorito, il De Fidericis, il Sansone, il Castelan e il Pugliese sostengono che Mazara era una città alleata di Roma, esente da tributi e particolarmente cara agli imperatori. Le attribuiscono una magnificenza pari a Lilibeo (l’attuale Marsala) e la descrivono come sede di prefetti, senatori, curatori e famiglie illustri. Lo scrittore Di Giovanni sostiene, ad esempio, che Selinunte non sia sopravvissuta alla prima guerra punica e che Mazara ne abbia ereditato il ruolo.

Invece fonti storiche come le Verrine di Cicerone e l'Indice dei Comuni siciliani di Plinio non menzionano mai la città Mazara. “Evidentemente non possiamo accettare tutto quanto è stato scritto con molta passione, anche di recente, su Mazara nell' età romana- Scrive Napoli nel suo libro- ma, guidati da un più austero desiderio di verità, intendiamo valerci di tutte le fonti di cui disponiamo, specie delle letterarie, per sapere se realmente Mazara sia esistita ai tempi di Roma e se abbia avuto quell' importanza che i nostri cronisti le hanno attribuito.

E le fonti che ci riguardano sono due: le Verrine di Cicerone e l’Indice dei comuni siciliani di Plinio, che, malgrado le critiche dello Schubring, del Marquadt e del Mommsen, rimane sempre un documento, che il nostro Pais chiama prezioso per la storia della Sicilia. Ora se Plinio e Cicerone non comprendono Mazara tra i 68 comuni del loro tempo, vuol dire che essa o non esisteva affatto o era una piccola borgata di scarsa importanza, perchè la sua esistenza non poteva certamente sfuggire né a Cicerone, che visitó tutti i comuni del periplo dell’Isola, nė a Plinio, che nella compilazione del suo Indice si valse di documenti ufficiali, tra cui la descriptio totius Italine di Augusto.

E che i comuni della nuova provincia nel primo secolo dell’impero dovevano essere 68 lo conferma tra l'altro il numero dei censori preposti alla loro amministrazione interna, perché dallo stesso Cicerone (Verrine 11. 55. 137.) apprendiamo che 130 furono i censori della Sicilia, due per ogni comune, e che quindi i comuni erano 65. Se ad essi aggiungiamo le tre cittá confederate, abbiamo un totale di 68 comuni, perfettamente conforme all' Indice Pliniano. All' infuori di essi non vi erano che miserrima et desertissima oppida (Verrine II.

11. 14). È noto poi che tre sole cittadinanze, Lilibetana, Segestana e Selinuntina, popolavano allora la nostra contrada, dove i confini dei loro Stati convergevano e si confondevano nelle contrastate terre situate presso la foce del fiume Mázaro, causa frequente di guerre lunghe e feroci. Di una cittadinanza mazarese nessuno parla, nè mai è stata trovata una lapide o una moneta che la ricordasse, mentre di lapidi e di monete coi nomi di Lilibeo, di Segesta e di Selinunte ve ne sono e molte.” Selinunte, pur decaduta dopo il 409 a.C.

a causa delle lotte con i Cartaginesi, non sopravvisse come Comune rurale e porto militare. Mazara, che a quel tempo era l’emporio che ne accoglieva la flotta, ne seguì probabilmente le sorti decadendo con la città madre. Tutti i monumenti di età romana ritrovati a Mazara, a quanto pare, sono di origine lilibetana. Napoli riguardo ai ritrovamenti scrive: “Son dell'epoca romana i monumenti d'arte e d'archeologia più antichi che noi possediamo e, sebbene buona parte si sia perduta, quanto ancora rimane basta ad assegnare a Mazara uno dei primi posti fra i pochissimi comuni siciliani che ne posseggono.

Sono lapidi onorarie, urne, capitelli e sarcofagi di origine lilibetana. come abbiamo detto, di cui si sono occupati gli eruditi e i cronisti locali e, fra gli stranieri, il Gualterio e il Mommsen. Il migliore monumento, sia per la buona conservazione, sia per la vivacità, l'eleganza e l'interesse che desta, è certamente il sarcofago in cui è rappresentata con meravigliosa finezza d'arte una scena di battaglia, piena di espressione e di vita, e precisamente un combattimento di Amazzoni.

Il gruppo centrale riproduce la vittoria di Achille su Pentasilea. Anche di recente (Giugno 1930) si sono avuti importanti ritrovamenti archeologici. Dalla regia draga Anzio, durante i lavori di escavazione della foce del fiume Mázaro, sono stati tratti fuori frammenti di colonne, capitelli, lucerne, pezzi di frantoio, vasetti e poi una grande quantità di massi squadrati, oggetti tutti di età romana e pre-romana che, considerati nel loro complesso e nella loro varietà, accennano solo che la foce del fiume fu porto nell'antichità e confermano non l'esistenza di una città, ma semplicemente la presenza di Fenici, Punici e Romani nella nostra contrada.” Aggiungiamo anche che dei pavimenti a mosaico romani, risalenti al tardo impero tra il III e il V secolo dopo Cristo, furono ritrovati nel 1933 sotto la chiesetta arabo normanna di San Nicolò Regale, un’antica tubazione incastrata nello stipite fa pensare che fossero probabilmente parte della piscina di una ricca domus romana o forse delle terme.

E ancora, il ritrovamento di una Villa romana in contrada Mirabile risalente al II secolo a. C. Le informazioni sulla romanità di Mazara, quindi, sono contrastanti ma possiamo sicuramente affermare che la città assunse un ruolo più significativo solo in epoche successive, epoche che approfondiremo nel prossimo articolo.

Caterina Mezzapelle

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