La rabbia e il dolore per Emmanuel. E il nostro silenzio complice.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
07 Luglio 2016 07:14
La rabbia e il dolore per Emmanuel. E il nostro silenzio complice.

Codesto solo oggi possiamo dirtiCiò che non siamo, ciò che non vogliamo” E.Montale

Certo, ci indigniamo. C'è un giovane uomo inspiegabilmente massacrato per il colore della sua pelle.

Un giovane che aveva attraversato deserti aridi e infiniti, e mari in tempesta, e con loro violenze indicibili , e sofferenze, e umiliazioni, e perdite dolorose. E che nonostante ciò non si era arreso, e coltivava un sogno, un'idea di futuro, per sè e per la propria compagna. E che finalmente pensava di essere al sicuro, nel nostro civilissimo paese.

Dove invece trova la morte, un'orribile morte in una tranquilla strada di una tranquilla cittadina di provincia.

E ci indigniamo e ci arrabbiamo, e vorremmo urlarla tutta la nostra amarezza, la nostra frustrazione, vorremmo vomitarlo questo dolore, questo tarlo che ci scava dentro al cuore un rimorso sordo, di fronte all'evidenza di quello che siamo diventati. Un paese di barbari, di razzisti, di mostri.

Perchè dietro la mano che ha ucciso Emmanuel non c'è solo la follia sporadica di un miserabile, ma ci siamo noi che continuiamo a tollerare, in una sorta di stanca e muta rassegnazione, tutti i fascisti e i razzisti che affollano le nostre vite, e ne leggiamo assuefatti le invettive xenofobe tracimanti odio sul web senza avere più la forza di replicare o di oscurarli, quasi che dovessimo vergognarci noi di pensarla diversamente, e spesso ne intratteniamo rapporti, amicizie, e magari ci usciamo a cena, tolleranti e politicamente corretti, mentre loro continuano a vomitare il loro odio, il loro "io non sono razzista ma..", " …si, ma se ne devono andare, " gli darei fuoco", "devono affondare con tutti i barconi", e li guardiamo increduli, stanchi ma ancora capaci di sconcerto, perchè tutto questo disprezzo non ci appartiene, perchè vorremmo abbracciare e accogliere tutti i disperati del mondo, perchè sentiamo il dolore di quest'umanità sofferente in fuga dalle guerre, dalla fame, dalla disperazione, perchè siamo ancora capaci di umana pietas.

Perché sappiamo che non vengono a toglierci niente.

Ma poi guardiamo oltre, facciamo spallucce, abbozziamo un sorriso amaro, un silenzio complice e colpevole, fino alla prossima uscita, al prossimo aperitivo da fare insieme, e continuiamo a frequentarli amabilmente, a dissimulare il disprezzo, ad accettarli nelle nostre vite perchè in fondo "sono dei bravi ragazzi" e li conosciamo da sempre, anche se non la pensano come noi. E perchè, ci diciamo per mettere a tacere la nostra vacillante coscienza, la politica è una cosa, l'amicizia un'altra. E, poi, si sa, destra e sinistra non esistono più, ce lo hanno ripetuto talmente tanto, che abbiamo finito per crederci davvero.

Catia Catania

07/07/2016

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