L’Ultima della sera/ Esistono ancora penne libere…

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
24 Febbraio 2016 21:02
L’Ultima della sera/ Esistono ancora penne libere…

Ho sempre provato un sentimento molto particolare guardando un foglio bianco da riempire di parole, un sentimento di paura indefinito ma anche di forte responsabilità, convinto come sono che le parole, quelle vere, abbiano ancora qualcosa da dire in una società che è sempre più “liquida” come ci ricorda Bauman, e che è sempre più “veloce” per potersi fermare a riflettere sul senso delle cose.

Mi piace ricordare il testo di una canzone che ho scritto 25 anni fa proprio sul senso delle parole

PAROLE

Le parole, corrono le parolequando le insegui ti accorgiche non servono a niente.Le parole, volano le parolesono l’effimera emozionedi un momento.Le parole, odono le parolele ascolti come il ventoche ghermisce le fronde e passa via.Le parole, cantano le parolerendono vera la melodia.Le parole, giocano le paroleti guardano con gli occhidi un bimbo addormentato.Le parole, scrivono le paroleforse sono inutilima servono a intagliare la realtà.

e mi vorrei soffermare sulle parole scritte che come dice la canzone forse sono inutili ma servono a intagliare la realtà.

Il giornalismo italiano non credo stia passando un bel momento, le classifiche sulla libertà di stampa rilasciate dagli osservatori internazionali mettono in luce un deficit informativo piuttosto pesante nel nostro paese, sia per la compromissione di diverse testate giornalistiche e dei relativi gruppi imprenditoriali a cui fanno riferimento, compresi i partiti politici dell’uno o dell’altro schieramento, sia per il diffuso clientelismo, sia per la spettacolarizzazione della nostra vita civile.

E’ chiaro che un giornalista debba avere le sue idee, la sua sensibilità che proviene dalla sua cultura, dalle esperienze che ha vissuto, ed è naturale che abbia una sua ideologia o una sua speranza politica, quello che non è naturale o meglio quello che non è “giusto” che questo potere di scrivere in un foglio che poi viene letto da tante altre persone viene usato per far carriera, per trovare spazi, per amicarsi quel personaggio importante che può sempre servire, o per fare propaganda di qualsiasi tipo a dispetto della “buona, giusta e libera” informazione. Ritorno al sentimento di paura e di responsabilità che provo scrivendo queste righe, perché parlare di bontà, giustizia e libertà nell’informazione significa scrivere tre parole che pesano come macigni solo se ci fermassimo a riflettere sul loro significato.

"La buona informazione è l’equilibrio tra le componenti ridondanti e referenziate del discorso e i suoi dati inediti". Troppi elementi originali, troppe informazioni esclusive, o troppi elementi ridondanti o banali rendono il discorso vacuo e annullano la notizia, così come un’informazione giusta deve tenere conto delle tesi che provengono da tutte le parti e ad ognuna in maniera asettica dare lo stesso spazio. Questi due semplici ingredienti così come per magia rendono l’informazione libera. Così come ci hanno insegnato le grandi penne del 900 da Biagi a Montanelli, da Bocca a Terzani, da Pasolini alla Fallaci, uomini e donne che ci hanno lasciato una pesante eredità quella di raccontare con pura libertà di pensiero e onestà intellettuale vizi e virtù del nostro mondo.

Adesso arriviamo ai territori e nella fattispecie al nostro territorio che si chiama Sud, che si chiama Sicilia, che si chiama provincia o meglio ex-provincia di Trapani, che si chiama Mazara del Vallo.

Come sta il giornalismo a Mazara del Vallo? E in linea con quello nazionale? Vive gli stessi problemi? Io credo di si perché vedo tanti giornalisti che scrivono per quella o quell’altra testata che imbavagliano le loro idee per seguire le linee editoriali imposte, o peggio parlano bene di qualcuno quando lavorano per loro e ne parlano male quando lavorano per altri, tutto questo a dispetto della “buona, giusta e libera” informazione. E aggiungerei anche a dispetto della crescita culturale e politica della nostra città, e soprattutto delle nuove generazioni sempre più distanti dal cosiddetto mondo degli adulti così scevro di esempi virtuosi.

In chiusura ringrazio il mio amico Gaetano, editore di questo giornale, per avermi dato la possibilità ogni mese di scrivere quello che penso e gli auguro e auguro a questa città che possa trovare 30 penne libere.

Francesco Sciacchitano

24-02-2016 21,45

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