Il “dichiarante” Lorenzo Cimarosa parla in Tribunale dell’”estorsione” a Giovanni Ligambi

Redazione Prima Pagina Mazara
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26 Novembre 2015 08:32
Il “dichiarante” Lorenzo Cimarosa parla in Tribunale dell’”estorsione” a Giovanni Ligambi

“Mia moglie, Rosa Filardo, è cugina di Matteo Messina Denaro. Rapporti con famiglia? Per vent’anni non ci siamo parlati. Poi, nel 2010, dopo l’arresto dei miei cognati Matteo e Giovanni Filardo, ci siamo frequentati di più…

Avevo un’impresa di costruzioni. Ho dato 63 mila euro a Filippo Guttadauro per la latitanza di Matteo Messina Denaro. Altre somme, per lo stesso motivo, le ho date ad altri parenti.

Matteo mi inviò un pizzino con il quale mi diceva che stava male. Ho capito che voleva soldi. Io non volevo entrare nella mafia. Poi sono stato avvicinato tramite i Filardo da Vito Gondola e ho sbagliato e sto pagando”. E’ quanto ha dichiarato, davanti il Tribunale di Marsala, il castelvetranese Lorenzo Cimarosa, 55 anni, già condannato, anche in appello, per 416 bis.

Cimarosa è stato ascoltato nel processo che vede alla sbarra tre delle persone coinvolte nell’operazione antimafia “Eden 2” per “attività di favoreggiamento” a Cosa Nostra. Al centro della sua deposizione c’è stata la vicenda del castelvetranese Giovanni Ligambi, vittima, secondo l’accusa, di un’estorsione ad opera dei fratelli Rosario e Leonardo Cacioppo e di Vito Tummarello. I Cacioppo sono processati, con rito abbreviato, a Palermo. Tummarello, invece, a Marsala con rito ordinario.

“Verso aprile/maggio 2013 – ha detto Cimarosa – venne a trovarmi un giovane che mi disse essere figlioccio di Patrizia Messina Denaro e nipote di Giovanni Ligambi. Mi chiese aiuto, dicendomi suo zio non poteva uscire di casa perché c’erano tre persone, i fratelli Cacioppo e Vito Tummarello, che lo volevano uccidere. Da Ligambi, infatti, pretendevano 30 mila euro. E cioè il mancato guadagno per l’inattività, per due mesi, della pizzeria che gestivano e che era stata chiusa in quanto non erano state pagate diverse tasse. Ciò per l’attività un po’ pasticciona di Ligambi, che aveva un ufficio che si occupava di queste pratiche burocratiche”.

Ufficio che, poi, sarebbe stato messo a soqquadro, ha detto Cimarosa, riferendo quanto gli raccontò un operaio di Ligambi, da tre persone, tra cui i due fratelli Cacioppo. Qualche ora dopo la devastazione, ci fu un incontro tra i fratelli Cacioppo e Vito Tummarello da un lato e Giovanni Ligambi dall’altro. Lorenzo Cimarosa fece da paciere. E per questo gli furono tirate le orecchie.

“Mi fu detto – ha affermato – che i Cacioppo erano amici, mentre Ligambi no. Quindi, non avrei dovuto interessarmi al loro caso”.

A.P.

26/11/2015

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