Grande successo, con scroscianti applausi, ha riscosso il discorso pronunciato da una giovane mazarese al XVIII Congresso Nazionale del sindacato Uil che si sta svolgendo in questi giorni a Bologna. Si tratta della 26enne Giulia Di Giovanni che ha espletato il servizio civile presso la sede di Mazara del Vallo della Uil. Giulia, da delegata della sezione provinciale della Uil, si era messa in luce nei mesi scorsi in altri incontri di carattere sia locale che nazionale e pertanto è stata chiamata a partecipare, ed intervenire, al Congresso Nazionale. Ad apertura del suo intervento Giulia Di Giovanni (in copertina foto in un momento del suo intervento), studentessa di Giurisprudenza all’Università di Palermo, ha ringraziato la Uil Sicilia e Trapani struttura Territoriale che le ha instillato la “fiducia nella possibilità di una società democratica giusta ed inclusiva”.
Ha così ripercorso la sua esperienza presso la Camera del Lavoro di Trapani grazie alla sua bella esperienza di cittadinanza attiva, garantita dalla Costituzione, quella del Servizio Civile, "strumento –ha sottolineato- che vede il giovane non soggetto passivo ma attivo relativamente ai processi democratici e decisionali. La formazione è stata l’asse portante e pertanto ringrazio la Uil”. Giulia Di Giovanni ha così continuato: “In quanto giovane potrei parlare della questione generazionale, in quanto donna della questione di genere, in quanto siciliana della questione meridionale.
In primis però noi siamo persone , siamo i diritti, con i nostri valori laici e riformisti e procediamo con coraggio e speranza affinchè il nostro Paese possa ripartire dai temi dell’agenda attuale, vedi la transizione digitale, economica e ambientale. Nella mia esperienza -ha concluso- mi sono trovata alle prese con i problemi degli anziani, dei giovani, delle famiglie; bisogna ascoltare le classi emarginate, crediamo in una società, in un Paese che possa garantire i diritti fondamentali del lavoro, della salute, e dell’istruzione.
Chiediamo più diritti e meno disuguaglianze”.
Francesco Mezzapelle