1° maggio, la “Festa del Lavoro” fra illusioni, delusioni… E ancora la guerra

Nell'agricoltura e nella pesca il lavoro va difeso, coi fatti e non parole, e rimaniamo in attesa che scoppi la Pace

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
01 Maggio 2023 09:46
1° maggio, la “Festa del Lavoro” fra illusioni, delusioni… E ancora la guerra

1° maggio: è la festa dei lavoratori? Stiamo vivendo il periodo storico meno adatto per continuare a definire il primo maggio una festa dei lavoratori. Dai palchi di tutto il mondo oggi attori politici e sindacali, attivisti e personaggi della società civile racconteranno il senso di questa giornata che ricade nel 430° giorno dell'inizio  della guerra in Ucraina. Ricorderanno le conquiste storiche che la lotta e l’unione dei lavoratori ha portato per garantire un equo salario, un giusto orario e un’armonia tra lavoro e lo stile di vita. Nei vari palchi italiani, uno su tutti quello di piazza San Giovanni, a Roma, attraverso la musica si lanceranno messaggi di unità, incitamenti “alla lotta”, spesso parole di comodo contro le disuguaglianze e contro la deriva del capitalismo.

Domani, magicamente, tutto tornerà come prima. Perché nessuno ha troppa voglia di mettere i manovratori di oggi davanti alle contraddizioni più evidenti. Perché ognuno curerà il proprio piccolo interesse. Perché nessuno, in fin dei conti, ha davvero troppa voglia di riflettere per davvero su cosa vuol dire lavoro oggi e come possiamo fare in modo che questa parola, domani, possa avere ancora un senso. Parlare di lavoro oggi significa prima di tutto riconoscere la portata di un problema che ha bisogno di strumenti nuovi per essere affrontato seriamente. Se nel Novecento ci si poteva permettere di far orientare tutta la propria vita attorno al lavoro che si sceglieva di intraprendere, negli anni Venti del secolo nuovo, dobbiamo affrontare seriamente l’idea che quello che facciamo non determina quello che siamo, ma è sempre più fondamentale per garantirci uno straccio di sopravvivenza.

Siamo in Sicilia e non possiamo dimenticare oggi, 1° maggio, le tante lotte e le tante umiliazioni. Nel 1893 è stato scritto a mano un contratto con i contadini siciliani. Sapete cosa hanno voluto scrivere i contadini nel contratto? Che il padrone doveva dare loro da bere un quarto di litro di vino. E poi aggiunsero anche una nota in fondo al contratto: “per vino deve intendersi vino buono e non il vinello o vino guasto”. E precisarono anche cosa si intendesse per minestra, perché sapevano che i padroni non rispettavano neanche i bisogni più elementari.

Furono costituiti i famosi Patti di Corleone che non avevano nulla di straordinario perché stabilivano una mezzadria pura, ma per la prima volta i contadini divennero un soggetto politico. Da pietre e da oggetti, diventarono soggetti politici che dicevano al padrone “Se vuoi che vengo a lavorare nelle tue terre mi devi dare delle condizioni” . (tratto da “Racconti di schiavitù e lotta nelle campagne”, AutAut Edizioni). Nacquero i Fasci dei Lavoratori ove si distinsero anche le donne.

I Fasci siciliani furono tragicamente repressi dai mafiosi locali e dal governo nazionale. Si contarono più di cento morti, diverse centinaia furono i feriti e oltre 3.500 i rinchiusi nelle patrie galere. Nel dopoguerra, grazie al lavoro di sindacalisti come Placido Rizzotto (partigiano delle brigate Garibaldi, militante socialista, sindacalista Cgil, assassinato il 10 marzo del ’48 dalla mafia), Giuseppe Maniaci (segretario della Confederterra, assassinato il 25/10/ ’47 dalla mafia), Vito Pipitone (Vice segretario Confederterra, assassinato 19/107’47 dalla mafia).

Importante fu l’attività di Pio la Torre (‘59 segretario regionale Cgil, ’62 segretario regionale P.C.I. , ’63 deputato regionale P.C.I., ’62 deputato alla camera P.C.I., ’76 Commissione parlamentare antimafia, legge contro il reato di associazione mafiosa e confisca dei beni, ’81 si oppose alla costruzione della base NATO di Comiso con una petizione in calce a un milione di firme) che fu assassinato proprio 41 anni fa dalla mafia, il 30 aprile 1982. Un disegno di Renato Guttuso pubblicato sulla prima pagina de L’Unità del 1° Maggio 1982  che aprì con il titolo “Agguato omicida al compagno La Torre”.

Nel suo disegno il grande artista siciliano ritrae Pablo Picasso intento a disegnare la colomba che dal 1949 diventerà simbolo della lotta per la pace, quella pace che purtroppo ad oggi di poco si parla con la via maestra della diplomazia abbandonata a favore delle armi che da una parte e dall'altra vengono ogni giorno messe in campo per fronteggiare il nemico e per stabile un nuovo ordine geo-politico ed economico a livello globale.     

L’1 Maggio del ’47 si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, sospesa durante il ventennio fascista. Circa duemila contadini si riunirono in località Portella della Ginestra, una vallata vicino Piana degli albanesi, per manifestare contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre incolte e per festeggiare la vittoria alle regionali del “blocco del popolo” con il 29% dei voti. Improvvisamente delle raffiche di mitra che perdurarono per circa un quarto d’ora, stroncarono la vita di 11 persone e ne ferirono una trentina, alcuni morirono successivamente per la gravità delle ferite riportate.

E’ stata la strage della banda di Salvatore Giuliano. E si potrebbero elencare altre battaglie. Oggi l’agricoltura lavorata dai contadini è rimasta povera. Si discute molto della crisi della filiera agricola. L’emergenza covid-19 ha fatto emergere tutte le contraddizioni del settore. La questione abitativa, i salari, lo sfruttamento: contraddizioni già esistenti prima della crisi sanitaria ma che sono esplose tre anni fa in seguito alle misure di contenimento del contagio introdotte negli ultimi mesi.

Migliaia di lavoratori stagionali sono bloccati nell’est Europa per la guerra e altrettanti lo sono nei vari ghetti d’Italia, in condizioni igienico-sanitarie disastrose. L’assenza di lavoratori rischia di mettere in ginocchio una filiera fondamentale, quella del cibo e così si scopre che quei lavoratori sono fondamentali al sistema agricolo, sul quale è gravato ancor più negli ultimi mesi anche il grande problema della siccità che ha quasi prosciugato i bacini idrici, e alla società intera. 

Cosa rappresenta il 1° Maggio a Mazara del Vallo? Quella che era considerata la "capitale della pesca in Italia" purtroppo in questi ultimi anni ha visto l'acuirsi di una grossa crisi che in poco meno di vent'anni ha portato alla drastica riduzione, a causa della miope politica delle demolizioni, della sua flotta peschereccia da oltre 300 unità a circa una settantina di motopesca che sono costretti per diversi mesi l’anno a rimanere fermi in porto senza poter esercitare la propria attività in mare, ciò a seguito dei nuovi e sempre più stringenti regolamenti dell’Ue in merito alla pesca a strascico.

Per non parlare delle sempre più crescenti limitazioni alla quale soggetta la stessa marineria di Mazara del vallo che esercita storicamente la pesca d’altura negli areali internazionali, in particolare la pesca del rinomato gambero rosso e viola nei fondali, da 300 a 800 metri, a ovest e a est del Mediterraneo. A che servono questi regolamenti se gran parte dei Paesi del Mediterraneo, ove crescono le flotte pescherecce, non osservano le stesse raccomandazioni? A cosa potrebbero servire i conclamati progetti di "reingegnerizzazione" delle imbarcazioni da pesca, con motori più leggeri e meno energivori, se alcuni areali storici di pesca, vedi quelli internazionali davanti la Libia, sono vietati dal nostro Governo e se altri saranno chiusi per la prossima creazione di parchi eolici offshore nel Canale di Sicilia? Dove si potrà pescare? Riuscirà a sopravvivere il settore della pesca ed il suo esteso e radicato indotto che nei decenni fra il 1970 ed il 2010, ha contribuito allo sviluppo della Città di Mazara del Vallo? Non volevamo rovinarvi la Festa...               

Francesco Mezzapelle

Salvatore Giacalone

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