Le periferie delle città dove la vita è difficile e, a volte, con situazioni estreme. Periferie trascurate dalla politica. Ma succede anche che una periferia ha talmente uno stretto legame con la città che riesce a trasformarsi e diventare anch’essa un agglomerato urbano da fare invidia alla città. Il “caso” succede a Mazara del Vallo con la nascita e la rinascita del quartiere Trasmazzaro con i suoi ventimila abitanti. Un fenomeno che si è amplificato negli anni mentre, in altri territori, si sono accumulate difficoltà e accresciute diseguaglianze di vario genere che stanno segnando la qualità della vita e le relazioni all’interno delle comunità che si sentono sempre più abbandonate e discriminate.
A Mazara certamente esistono le periferie in lungo e in largo ma Trasmazzaro può essere un esempio del “come trasformare una periferia in un centro con relative strutture e servizi”: scuole, banche, forza pubblica, palestre, negozi, supermercati, cantieri navali, officine, chiese etc. . E’ chiaro che la discussione sulle periferie sta assumendo un peso ed un carattere interessante soprattutto in ambito sociale, tra le associazioni della società civile, nel sindacato e in gruppi crescenti di intellettuali ed addetti ai lavori.
Sui social le proteste, per le periferie “in lungo e in largo”, non mancano per le strade mal ridotte, i rubinetti asciutti, i rifiuti per strada, i trasporti e la lista potrebbe allungarsi. Il dibattito, in particolare,è su quelle che possono definirsi più puntualmente luoghi di esclusione, di abbandono e di marginalità. L’attenzione deve essere rivolta ai giovani e alle fasce di popolazione più esposte e più fragili nell’affrontare le vicissitudini della vita. Il nuovo sviluppo urbano e territoriale, più in generale, richiede di occuparsi dell’insediamento abitativo già fortemente condizionato da importanti cambiamenti.
Relazioni, opportunità, comunità, sono tratti essenziali per definire una convivenza. I consigli di quartiere sono utili se funzionano. Eppure, sono proprio questi aspetti, sottoposti a un rapido cambiamento che destano una nuovaattenzione. L’attenzione crescente per le periferie tende a sottolineare, anche da un punto di vista politicoe mediatico, che il cambiamento in atto sta già ridisegnando la geografia fisica ed esistenziale dei luoghi. Periferie, centri storici, aree interne si stanno trasformando ed è anche la percezione di chi vive quelle realtà.
Trasmazzaro – Miragliano non è più periferia. E’ una città nella città. E’ nata negli anni ’60-’70 in assenza di una progettualità urbanistica, una zona d’espansione che con il tempo è cresciuta velocemente. Oggi si contano oltre ventimila abitanti. C’è tutto e di più: supermercati, bar, ristoranti, pizzerie, farmacie, officine ed alcuni residenti organizzano anche il grande Carnevale di “addrabbanna la chiatta” (cioè sulla sponda opposta del fiume “porto-canale”), le uniche manifestazioni carnevalesche di Mazara.
Trasmazzaro nasce negli anni 50, grazie anche alla “Chiatta” che trasportava i cittadini di Mazara da una parte all’altra della città, divisa proprio dal fiume Màzaro. Ed è sorta un’altra città a misura d’uomo, qualche palazzo, ma per lo più abitazioni di due/tre piani e giardini privati, un Commissariato di Polizia, la Capitaneria di Porto, la sede dei Vigili Urbani,una banca, una chiesa che, con il tempo sono diventate due. E’ unito al centro urbano da due ponti, uno è antico, del 1928, l’altro risale ad oltre 40 anni fa costruito dai militari.
Il confine è lungo il corso del fiume. Mazara, quindi, si identifica come una città divisa, divisi sono due popoli, due culture, due mondi. Quella del centro urbano con le sue opere d’arte, le antiche chiese e le monumentalità, gli studi dei professionisti, gli istituti superiori, l’altra vivace, frenetica, con ritmi di vita senza soste. Una città che vive su questa contrapposizione, che guarda a nord verso Selinunte, l’altra metà che guarda a sud. Che siano due mondi non è solo un modo di dire: le due metà sembrano vivere due vite diverse, come se fossero a centinaia di chilometri l’una dall’altra.
Al Trasmazzaro c’è “il villaggio pescatori" che suggella il capitolo di una lunga storia di marinai che dal mare hanno avuto tutto o quasi. Anche una piccola abitazione con la quale hanno messo su famiglia dopo importanti sacrifici. Vi sono due chiese: San Pietro e San Lorenzo. Quest’ultima è stata inaugurata il 22 aprile del 2012. Progettata dall’architetto Francesco Scarpitta e da Bartolomeo Fontana, è stata realizzata in stile moderno, con una caratteristica che la rende unica nella Diocesi di Mazara del Vallo.
La particolarità è il nartece esterno, che richiama –in stile moderno – il portico che costeggia la facciata della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma. Si tratta dell’atrio esterno, proprio davanti l’ingresso principale della chiesa. Il cantiere di lavoro è durato cinque anni, dal 2007 al 2011. Oltre la chiesa sono stati costruiti i locali parrocchiali con ampi saloni per le attività dei gruppi d’animazione pastorale. Il nome della chiesa nasce per volontà testamentaria di monsignor Lorenzo Caravaglios, ciantro della Cattedrale di Mazara del Vallo negli anni ’60.
La chiesa San Pietro è stata ristrutturata con i soldi dell’8 per mille. Al Trasmazzaro non mancano gli istituti scolastici, elementari e medie, quello superiore rimane nel libro delle “incompiute”. Quando si realizzerà? C’è anche lo stadio comunale “Nino Vaccara”, sorto negli anni ’40 e che era recintato con tavole di legno, la maggior parte provenienti da imbarcazioni in disuso. Da circa 20 anni ha un manto erboso in erba sintetica e una tribuna coperta. Manca l’agorà, la piazza dove riunirsi e, principalmente, il verde.
Rimane un paesaggio desertico, desolato, con auto e motori in tutte le ore del giorno e della notte. I residenti del Trasmazzaro hanno sempre fretta, vivono con pazienza e attendono qualche opera pubblica per rendere più vivibile la loro “città”, attendono qualche “miracolo”. Qualche giardino pubblico con fontane, un cine – teatro, uno sportello comunale di disbrigo pratiche e l’acqua che scorra dai rubinetti senza interruzioni.
Salvatore Giacalone