“Una punta di Sal”. Tantissimi giovani emigrati e non più tornati…

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
21 Marzo 2021 08:33
“Una punta di Sal”. Tantissimi giovani emigrati e non più tornati…

La Sicilia si spopola di giovani. E’ difficile, in questi anni,  avere vent’anni in Italia. Figuriamoci a Sud. Perchè sotto Roma è Sud. E qui si vede. Si sente. Appare prepotente dalle mancanze. Dalle assenze di servizi. A volte, dalla latitanza dello Stato. La legalità e la cultura della legalità, infatti, sono il primo incentivo a qualunque tipo di crescita e sviluppo. Capitali stranieri non vengono, perchè, oltre ai costi che richiede la burocrazia, devono sostenere anche quelli della criminalità organizzata.

La qualità formativa e culturale è lontana dagli standard del Settentrione. La mentalità, dalle piccole alle grandi cose, è abituata e formata a sopravvivere in un giungla senza regole. Ma se tutti se ne vanno senza tornare, qui sarà sempre peggio. La depressione economica si sommerà alla desolazione. In una spirale perversa di inaridimento collettivo. I sogni, le ambizioni, le speranze di un ventenne meridionale si tramutano nell’angoscia della certezza di un futuro incerto e instabile e, per chi può, in quello di un emigrato.

C’è chi parte a 18 anni, di famiglia perbene e agiata, e va a studiare a Roma o Milano, comunque al Nord. Partono e promettono alla madre di tornare. “Tranquilli”, rassicurano la famiglia, “ci vediamo presto. Mi laureo e torno”.Dopo tre, quattro anni di assenza e lontananza, messi a confronto la depressione della terra che lasciano e le opportunità formative e lavorative delle città in cui studiano, “quelle del Nord”, il proposito perde consistenza, fino a tramutarsi nel convincimento opposto.

Si parte, per non tornare. Questa è la legge non scritta del Meridione. Lo è sempre stata e chissà per quanto ancora lo sarà. E la colpa, la colpa di chi è? Tante cause e concause, che rendono “la questione meridionale” un’enigma irrisolvibile. A Mazara mancano oltre 2000 giovani, sparsi tra il Nord Italia ed Europa, sono laureati o universitari. La loro vita si svilupperà lontano dalla loro città. Perché dovrebbero ritornare a Mazara dove non c’è lavoro nemmeno per i diplomati o i disoccupati di mano d’opera? È sempre difficile, partire. È sempre difficile lasciare un luogo: partenza è una parola che non associo tanto al muoversi verso una meta, quanto all’allontanarsi da un posto in cui già ci troviamo.

Quando poi in quel posto si è passata una vita, la partenza suona quasi come un addio stanco tra persone che hanno condiviso tanto ma che in fondo, forse, non hanno più niente da dirsi. Come gli innamorati e gli addii. La chiusura di una relazione che arranca trascinando come zavorre i pesi dei bei momenti e delle belle parole. È un dolore diverso. È il dolore della consapevolezza e della crescita. Della responsabilità che deriva dalle scelte. La paura del distacco da quello che si è stati e quella derivante dal non sapere ciò che si è destinati a diventare.

"Partire è un po’ morire rispetto a ciò che si ama poiché lasciamo un po’ di noi stessi in ogni luogo ad ogni istante. E’ un dolore sottile e definitivo come l’ultimo verso di un poema… Partire è un po’ morire rispetto a ciò che si ama. Si parte come per gioco prima del viaggio estremo e in ogni addio seminiamo un po’ della nostra anima". (Edmond Haracourt) "Partire è un po’ morire", come dice Haracourt.

Significa lasciare un’impronta della propria anima da qualche parte, lì fuori. Un po’ come succede scrivendo. Mi piace anche pensare all’idea di partire come di “iniziare”. La partenza nasconde in sé il rinnovamento. Andandosene si ha la possibilità di reinventarsi e di abbracciare una nuova esistenza. Il potere di ricominciare. Infinite sono le mete da raggiungere così come infinite sono le volte in cui possiamo ricominciare a vivere. Non esiste fallimento, non esiste rammarico o delusione che non meriti una rinascita.

Una partenza. Una ripartenza.Perché, come dice Baudelaire, “I veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre ‘Andiamo’, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.”. Perché c’è sempre qualcosa da cercare. Perché spesso partire è il miglior modo per trovare se stessi. Perché a ogni partenza corrisponde un arrivo. Coinvolgente, inebriante, ricco di profumi e di colori nuovi… come un primo bacio.

E dovremmo poter vivere solo di primi baci.A te che stai partendo o che sei in procinto di tornare: Buon Viaggio. Salvatore Giacalone

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