“Una punta di Sal”. Poveri ma belli?

L'attuale società dell’apparenza nasconde la povertà e influenza i consumi. L’esempio di Mazara del Vallo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
21 Agosto 2022 10:32
“Una punta di Sal”. Poveri ma belli?

Siamo davvero un paese di poveri che arranca? A prendere per buone le cifre ufficiali emerge l’immagine di un’Italia caratterizzata da una imponente massa di persone indigenti e di famiglie che spingono, però, a ritenere che i guadagni degli italiani siano in buona parte sottostimati. I numerosi indicatori sui consumi, sugli stili di vita e lo stesso andamento dei conti correnti bancari della stragrande maggioranza delle famiglie fotografano una realtà diversa. E i ricchi? Sarebbero quelli che guadagnano più di 50 mila euro lordi l’anno (poco più di 2 mila euro netti al mese).

Come si giustificano, ad esempio, i quasi 40 milioni di auto (solo il Lussemburgo ha più macchine di noi nella Ue) e i 77,71 milioni di connessioni telefoniche “mobili” (il 128% degli abitanti)? Per non parlare dei 125 miliardi spesi per il gioco d’ azzardo. I dati ci dicono anche che il 71,5% di tutta l’Irpef è a carico del solo 21% dei contribuenti. Fra l’altro, coloro che dichiarano redditi lordi sopra i centomila euro (in Italia si parla sempre di lordo, il netto di 100 mila euro è pari a circa di 52 mila euro) sono soltanto l’1,21%, pari a 501.846 contribuenti che tuttavia pagano il 19,56% dell’Irpef.

Sulla scorta di queste cifre, due domande: sono soltanto i ricchi ad evadere? O siamo in presenza di una evasione di massa? Ma i ricchi sono veramente ricchi? E i poveri sono veramente poveri?

“Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini sono soltanto degli attori che hanno le loro uscite e le loro entrate. E ognuno, nel tempo che gli è dato recita molte parti” (William Shakespeare). Apparire, in questo tempo, ha una valenza maggiore dell'essere: la moda dei tatuaggi, che imperversa da diversi anni nelle ultime generazioni, ne è un esempio eclatante. L'immagine è la prima cosa che si "spende" nel contattare l'altro. Essere è l'identità della persona, la sua intima natura, ciò che si è; apparire è il mettersi in vista, avere l'apparenza, sembrare ma anche mostrarsi.

La nostra è una società che fa riferimento ad immagini-idolo, una cultura fatta di modelli ed icone generati dal mondo della pubblicità, dello sport, dello spettacolo, della televisione, un mondo "preconfezionato" in cui esistono regole e format che ti inquadrano in un target o in un altro. Perché, secondo voi, l'apparire è così importante in questa società? Perché è l'emblema di uno status, derivante da molta solitudine. Apparendo come o meglio di altri forse ci sentiamo meno soli, o credendosi migliori ci illudiamo e ci costruiamo una maschera in cui crediamo veramente.

Ma alla fine la vita presenta il conto mettendoci in condizioni di riflettere e capire come effettivamente andrebbe vissuta.

Mazara è una città dell’estremo sud però è anche la fotografia dell’essere e dell’apparire. Migliaia di cittadini di qualsiasi ceto vogliono “apparire” anche se il reddito non permetterebbe una vita sociale sopra le righe. Eppure i mazaresi lamentano sempre che si sta male, che non c’è moneta circolante e che le auto di grossa cilindrata si pagano (quando si pagano) con lunghi finanziamenti. Ed allora è una città povera o si ostenta ricchezza con abiti alla moda e cure di bellezza di cui non se ne può fare a meno perché bisogna apparire nel “cerchio magico”? Questo è un bel rebus ma rimane, ben solida, la montagna di moneta depositata nelle banche e negli uffici postali.

Da dove arrivano questi soldi?. Questo è un altro aspetto dell’essere e dell’apparire. La marineria, una volta fonte di ricchezza, è in crisi da anni, l’edilizia segna il passo perché non si costruisce più come negli anni 80, il commercio ha le serrande abbassate, gli agricoltori si lamentano, ed allora? Non è supportato da un ragionamento economicamente compatibile l’indice di proporzione calcolato tra i soldi che centinaia di mazaresi hanno conservato nelle banche e alla Posta, con la grave crisi occupazionale ed economica che attraversa il territorio.

Quale è il segreto? La sfacciata ricchezza che mostrano in molti con auto di lusso, crociere e case con tendaggi e rubinetteria raffinati è vera? Ed allora se è vera perché lamentarsi anche se oltre 2000 persone vivono con il reddito di cittadinanza (soglia di povertà?) mentre decine di ristoratori si affannano per servire a migliaia di persone pizze ma anche cibi e vini raffinati? E’ una giungla permissiva.

Altro capitolo. Nel contesto in cui viviamo, impregnato di pubblicità e messaggi da parte dei mass media, il fisico è diventato un oggetto da esibire e sembra essere l’unico messaggio che vale. Anche nel mondo del lavoro, per certe professioni, viene privilegiata la cosiddetta "bella presenza". La cultura del corpo ha profondamente cambiato il rapporto fra individuo e fisico, visto non più come un organismo con le sue funzioni, ma considerato una veste da mostrare. Ed è esplosa la moda dei tatuaggi che dipingono bei corpi femminili e maschili che nascondono la vera bellezza fisica “satirica da Satiro danzante” insomma, fluttuante nei muscoli e nella chioma, ma oggi la società sembra essere la vetrina in cui dobbiamo apparire.

La bellezza è spesso associata al successo e nel corso degli anni ha subito un vero e proprio processo di spettacolarizzazione, a discapito delle altre doti. L'immagine femminile è spesso distorta, la normalità negata, la vecchiaia completamente cancellata dalla comunicazione. I bambini, fin da piccoli, assorbono tutto quello che la società offre soprattutto attraverso la televisione e si abituano a ricevere informazioni di tipo visivo: credo che soprattutto per questo sia importante il ruolo della famiglia e delle scuola che li abitui ad un senso critico, ad una consapevolezza delle proprie capacità e a porsi in modo attivo.

Dice Papa Francesco:“Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualistica che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricchezza malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata” .

Salvatore Giacalone

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