"Una punta di Sal". Nonni di ieri e di oggi. Gli anziani di Mazara

Sempre più in aumento, costituiscono un collante molto efficace per la società mazarese

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Ottobre 2024 09:43

Pensare ai nonni di una volta come a dei superbi alberi secolari. Erano i custodi delle tradizioni, quelli che ti passavano le ricette segrete e ti raccontavano le storie di famiglia che ti facevano sentire parte di qualcosa di grande. La loro saggezza era come un tesoro nascosto, e ogni storia era una perla di conoscenza. I nonni di una volta erano come le nostre agende personali. Avevano sempre pronta una storia da raccontare, che fosse la loro versione di come hanno incontrato l’amore della loro vita o come hanno fatto a sopravvivere senza smartphone.

Erano come libri di storia che respirano, con un sacco di capitoli su “come eravamo” e “le cose buone di una volta”. E non parliamo solo di storie. I nonni di ieri erano i re e le regine del fai-da-te.  Ti insegnavano come riparare una sedia, come piantare pomodori nel giardino e come fare la pasta fatta in casa. E mentre impastavano, ti passavano anche qualche chicca di saggezza, tipo “il rispetto si guadagna” o “la pazienza è la virtù dei forti”. I Nonni di oggi sono dei supereroi moderni.

Lavorano oltre l’età che una volta era considerata da pensione, aiutano con i compiti e sono sempre pronti a giocare una partita a calcio con i nipoti. Nello scorso mese di Luglio si è celebrata la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, voluta da Papa Francesco.  L’istituzione di questa “giornata” appare quanto mai opportuna, dato che i nonni, come ha costantemente ricordato Papa Francesco, costituiscono un fattore essenziale che sostiene non solo la singola famiglia, ma l’intera società.

La presenza dei nonni (e più in generale di tutti gli anziani) costituisce, innanzi tutto, la testimonianza che ciascuno di noi non si è fatto da solo, ma proviene da una storia, che porta con sé una tradizione che sostiene ogni aspetto della relazione tra gli uomini. I nonni, con la sola loro presenza fisica, ci ricordano tutto questo e ci aiutano a non vivere da individui soli e, quindi, sostanzialmente disperati. Per fare un esempio, nel manifesto fondativo dell’associazione NONNI 2.0 si legge che i nonni sono «custodi della memoria, chiamati a essere attivi testimoni delle virtù e delle esperienze che, alla prova del tempo e della vita, si sono dimostrate utili e valide per affrontare le sfide personali e sociali del tempo presente».

Tempo che, invece, teorizza e pratica il più spaventoso individualismo, sotto varie forme. I nonni di Mazara hanno superato i 65 anni e  sono in forte aumento. Fino a tre anni fa, erano oltre 22.000 su una popolazione all’anagrafe di 51.407 abitanti, secondo il dato Istat. La maggior parte degli anziani, oltre i 65 anni, trascorre la loro giornata a casa attorniati da nipoti e figli, in sostanza stanno bene. Altri frequentano circoli ed associazioni oppure trascorrono molte ore della mattina nelle ville comunali, altri ancora danno una mano al figlio artigiano o che tiene bottega adibita alla vendita di merci.

Molti dispongono dalle 400 alle 750 euro al mese di pensione, una miseria,  e denunciano problemi di prima necessità. E poi c’è chi soffre molto la solitudine, eppure i nonni stanno diventando sempre più importanti, in questa società in sfacelo, perché di fatto costituiscono l’asse portante di quello che chiamano welfare, che, senza il loro apporto concreto, sarebbe molto più deficitario. I nonni, anche se vivono con pensioni minime, aiutano le famiglie in vari modi, accudendo ai nipoti e permettendo così ai loro figli di lavorare e produrre e, in molti casi, addirittura di sposarsi.

I nonni con pensioni di una certa consistenza, aiutano nipoti e figli anche dal punto di vista economico, facendosi carico delle spese per l’educazione, per l’attività sportiva, per i mutui relativi alla casa e così via. Indirettamente e in silenzio i nonni costituiscono così un collante molto efficace per l’intera società. Sarebbe ora che tutti (cultura e politica) si accorgessero di questo immenso fenomeno che, tra l’altro, pratica alla lettera il più puro principio di sussidiarietà.

Risulta che in Italia, il 70% degli anziani è, fortunatamente, autosufficiente e quindi in grado di essere ancora in grado di dare un contributo attivo per il bene comune dell’intera società. Penso che questi tempi ci debbano indurre anche ad un’altra considerazione. Sono tempi in cui prevale, in modo sempre più irragionevole, la divisione invece del dialogo, la tendenza alla distruzione invece che alla costruzione. Allora, occorre avviare un percorso che ci porti a creare una vera e propria alleanza tra generazioni, anche perché vi sono temi, come ad esempio quello pensionistico, che tenderanno nei prossimi anni a creare guerre tra generazioni e non alleanze.

A mio parere, allora, i nonni, con la loro saggezza ed il loro disinteresse, devono essere protagonisti in questo lavoro di dialogo tra generazioni.

Salvatore Giacalone

 

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