“Una punta di Sal”. Mazara “smemorata”, ma il meglio deve ancora venire…

Un fulgido passato, l’incertezza del presente causata da fattori interni ed esterni, ed un futuro che spaventa

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Ottobre 2025 13:28
“Una punta di Sal”. Mazara “smemorata”, ma il meglio deve ancora venire…

Viviamo costantemente in un eterno presente, un indimenticabile passato e un futuro inesistente. A tutti è capitato di pensare alle occasioni perdute: quelle scelte non fatte, quel “no” o quel “sì” non detto, quel viaggio o quella dichiarazione tralasciata. Si rimane a volte anni a ripensare agli errori, ai possibili amori lasciati a metà, nell'indecisione che non fa scattare la molla. Non è solo il tempo a decidere cosa deve succedere, dipende dal carattere, dalla costanza, dal sano attaccamento ai migliori progetti.

Il tempo aiuta solo a dimenticare gli errori e riconoscere ciò che veramente si desiderava. Nessuna recriminazione o pentimento, il meglio, si pensa, deve ancora venire. C’è sicuramente un certo fascino del passato, quella nostalgia di cose mai accadute, per come poteva andare se avessimo scelto questa o quella strada. Le occasioni perdute riguardano la nostra sfera individuale, ma anche quella generale. “Se il governo avesse difeso al suo tempo lo sviluppo di Olivetti, oggi l’Italia sarebbe un altro paese”, questa frase l’ho letta in molte occasioni.

Come se da una singola decisione, da un singolo aspetto dell’economia poi si possa immaginare uno sviluppo a catena per tutti gli aspetti della vita. E’ il mantra politico anche dei giorni nostri, vendere una singola decisione come determinante per l’intero sviluppo o decadenza del paese. Politici ed amministratori la cantano sempre ma le decisioni non arrivano, ed allora il povero elettore che lo ha votato confessa: “lo sapevo ma allora perché l’ho votato?” Ed ecco l’incertezza del presente.

Raccontiamo. Nel 1958 c’era il liberale Giovanni Malagodi che scriveva un libretto tra il serio e l’ironico: ”Piove, Governo ladro”. E, come accade anche oggi, poi è diventato ministro. A Mazara del Vallo, nel 2007, veniva pubblicata una recensione del giornalista, mai dimenticato, Giovanni Venezia, sul libro del dottore Enzo Gancitano, che di libri sulla città ne ha pubblicati altri, ricordando il passato anche attraverso dei racconti. Venezia sul libro “Sotto il cielo di Mazara” ha scritto: “L’ultimo volume di Gancitano raccoglie racconti di vita, di sacrifici, di lavoro e di memoria storica. Racconta di Santi e di luoghi, di famiglie e consuetudini; di una città divenuta smemorata.

Lontana anche dal suo passato recente, senza alcun rapporto con la cultura delle “cose antiche”, con i reperti archeologici che prepotentemente vengono spesso alla luce ed immediatamente sommersi. Insomma racconti di una città senza alcun legame con la sua storia. Scrive di verità, decisamente ed amaramente lontane”. Venezia scrive anche che Gancitano nel suo libro alza il tono, “il suo è un grido, mai dimesso e contenuto, mai a bassa voce, per una città “angusta” dove manca financo la “coscienza dell’ essere noi” forgiante del carattere necessario per un risveglio”E’un lamento – afferma Venezia - contro il cadùco soldo che continua ad essere idolatrato”.

Scrive lo scrittore Gancitano su Mazara: “…E’una città che non vuole morire, che si oppone alle innumerevoli percosse assestate dagli abitanti che seguono la bandiera del profitto…ma la città resiste a dispetto dei suoi abitanti…porta alla luce nuovi segni di civiltà antiche…” E nel libro “Storia minima di Mazara del fine Ottocento” si legge: “Gli artigiani risiedevano nella Piazza Porta Palermo, nella Via Bagno, nella Via Madonna del Paradiso, nella Via Sferracavallo; i commercianti ed i professionisti prevalentemente nella Via Garibaldi.

I nobili e i benestanti avevano eletto le loro abitazioni nel cuore del centro antico, Via Garibaldi, Via XX Settembre, Piazza Plebiscito, Piazzetta Santa Teresa, Via Ospedale, Via Porta Palermo, Via Bagno, Piazza Ettore Ditta, Via S. Nicolò, etc.Il lavoro, avaro e amaro, iniziava ancor prima che l’aurora svelasse i suoi colori con i contadini che raggiungevano i loro poderi mediante carretti cigolanti o tramite pazienti muli, con i pescatori che entravano nelle fragili paranze a vela dopo avere implorato il Protettore mazarese nella chiesetta di San Nicolò Regale per un ritorno senza bufere”.

E siamo arrivati all’incertezza del presente che è quella economica e sociale, causata da fattori come pandemie, conflitti geopolitici e crisi climatiche, che generano insicurezza lavorativa e finanziaria, influenzano negativamente la motivazione e la produttività e rendono difficile la progettazione del futuro. Questa instabilità si manifesta con preoccupazioni sui futuri redditi, profitti e stabilità delle aziende, a cui si aggiungono l'impatto delle nuove tecnologie e la necessità di adattarsi a un mondo sempre più dipendente dalla tecnologia.

Le conseguenze economiche causano il rallentamento del sistema, aumento dell'incertezza sui profitti futuri e possibili problemi di solvibilità per le aziende, specialmente in seguito a shock come l'aumento dei tassi d'interesse o delle restrizioni creditizie. Mazara del Vallo sembra avulsa o meglio riflette poco su tutti questi aspetti. C’è un “tira a campà” preoccupante. Gli economisti dicono che a livello sociale queste incertezze provocano “un calo della motivazione e della produttività, aumento delle ansie da prestazione e impatto negativo sui rapporti interpersonali.

Come finirà? Con oltre 50 guerre guerreggiate attive nel mondodel futuro non c’è certezza” come ha pronunciato Lorenzo de' Medici nel suo celebre canto “Il trionfo di Bacco e Arianna”.

Salvatore Giacalone 

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