“Una punta di Sal”. Mazara, la Politica che non c’è

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
10 Gennaio 2021 11:14
“Una punta di Sal”. Mazara, la Politica che non c’è

Servono occasioni di riflessione e di elaborazione, occasioni di sintesi. Altrimenti la politica va a rotoli. Si propone, non appena verrà soffocato  questo virus con i vaccini, un seminario in un convento, un luogo silenzioso in cui potere riflettere, in cui ognuno terrà la sua 'Costituente delle idee', non quelle confuse di oggi ma quelle chiare, un percorso di studio e elaborazione disseminato nel territorio mazarese. Che se ne vuole fare di questa città? Una volta “Inclita Urbs” ed oggi in declino?.

Ecco il tema, su cui confrontarsi con i nostri “magnifici sei” deputati nazionali e regionali, compresi un ministro e un assessore regionale che potrebbero dare, se lo vogliono, risposte esaurienti. Si vedrà. Innanzitutto, chiamiamo a raccolta i partiti  presenti in consiglio comunale perché sfornino le loro idee sotto il segno del tricolore. Questa sarebbe un impresa storica perché i rappresentanti dei partiti, finalmente, comincerebbero, almeno si spera, a lavorare sui territori, a livello di base, per restituire fiducia all’elettorato, perché anni di mancate riforme hanno alimentato insieme alla protesta e alla rabbia, una marea di astensioni, anche tra le fila di chi dovrebbe essere più che motivato a partecipare, come dimostra l’astensione di oltre il 30% alle comunali e del 50% alle ultime elezioni, nazionale ed europee.

Così non si va lontano. Ogni partito, innanzitutto,  apra un confronto al suo interno e si chieda come ridare fiato alla partecipazione democratica. Anche a questo è legata la possibilità di uscire da una crisi politica che va ben oltre quella governativa. In queste giornate in cui i leader politici stanno cercando e sperano di trovare  in Parlamento la possibile soluzione per uscire da una crisi aperta al buio, può essere utile riflettere sul ruolo dei partiti. Riflettere cioè sullo strumento cui la nostra Costituzione, all’articolo 49, affida il compito di operare per «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».

Nel panorama partitico lasciatoci in eredità dalle ultime elezioni politiche, segnato da fenomeni di frammentazione  abbiamo assoluto bisogno di soggetti davvero democratici. Occorrono cioè forze politiche, capaci di dare rappresentanza e di ottenere consenso intorno a una visione politica chiara e di farlo attraverso programmi riconoscibili e non da “sogni”. Uno snodo imprescindibile e per il quale serve un’idea nuova di partito e di forza politica che riannodi le fila di un rapporto fra politica e culture, incluse quelle di ispirazione religiosa.

Sono in grado i partiti attuali di cogliere questa sfida? Vi è lo spazio per dar vita a nuove formazioni? Occorre un salto di qualità della politica che apra una stagione storica diversa, fondata non sulla 'conquista' mediatica o meno del consenso e dell’apparire, ma sulla sua costruzione attraverso un processo dialettico e democratico dentro le zone di sofferenza della società e quindi delle città. Mazara è città in sofferenza e non solo per il coronavirus che è presente ormai anche nei sobborghi più lontani, ma principalmente per l’assenza di un vero progetto per la città al quale sono chiamati a partecipare tutti i partiti politici e i movimenti, giammai le liste civiche che si presentano al momento delle elezioni (in foto copertina tutte le liste che si sono presentate per le elezioni comunali del 2019).

Occorre un progetto che parta dall’ascolto, dai problemi delle persone, piuttosto che dagli schieramenti o dalle sigle. L’estrema mobilità elettorale fa sì che proposte e progetti efficaci possano riattivare consensi persi o dormienti. Occorre rivolgersi alle persone superando steccati, proponendo uno sguardo che restituisca alla politica la sua funzione di guidare processi di riforma più che sommare ipotetici pesi di liste da aggregare, oppure inserendo nelle liste candidati che non hanno nulla a che dividere con la politica e con l’amministrazione di un comune, di una regione, dello Stato, ma sol perché “portano voti”.

“Sai – si dice spesso – dobbiamo mettere in lista Caio perchè porta un sacco di voti, depenna invece quel nominativo (magari di qualità) perché quello può portare i voti della sua famiglia”. Sono questi ragionamenti peregrini ma sono ancora quelli che si fanno dalle nostri parti quando si mette sù una lista civica, un’avventura con il solo fine di guadagnare, da parte del consigliere eletto, qualche euro a fine mese in base alla presenza nelle sedute. Non tutti i consiglieri, certamente, c’è ancora chi crede nella sua missione.

Ripensare la forma partito nella chiave di un’identità plurale e inclusiva, chiede di affrontare i temi cruciali di questa stagione politica con uno sforzo culturale in controtendenza rispetto la politica fatta di protesta, spettacolo e personalizzazione. Una politica fatta da persone oneste e non da 'bulletti' che si ritagliano un po’ di scena, magari per il tempismo di inserirsi con rapidità nelle emergenze, o di politici che si dichiarano 'concreti' e, incredibilmente, con ciò intendendo l’essere disposti a dire tutto e il contrario di tutto in una manciata di minuti.

Tra gli elementi che aggravano la crisi in corso vi è proprio la “fatica democratica” dei partiti. Riusciranno i nuovi movimenti a mettere in campo una proposta davvero democratica? Sono in grado i soggetti che raccolgono consensi sulla destra a proporre uno o più soggetti affidabili, senza preoccupanti derive sovraniste? È sarà in grado il Pd di alimentare un lavoro comune fra le grandi tradizioni a cui vuol guardare, inclusa quella cattolico-democratica, dando a ciascuna – condizione indispensabile – pari dignità? Salvatore Giacalone  

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