“Una punta di Sal”. Mazara del Vallo città dei monasteri

I primi monasteri benedettini nel centro della Città. I Monasteri femminili

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Aprile 2024 11:40
“Una punta di Sal”. Mazara del Vallo città dei monasteri

Se ne contano sei ma sembra che ne siano sorti altri nei territori adiacenti la Città. Nell’Alto Medioevo queste strutture erano sparse in tutta Europa e rivestivano un’importanza vitale anche da un punto di vista sociale. Oggi in Italia se ne contano più di un centinaio, in Sicilia una trentina tra piccoli e grandi. Famoso in tutto il mondo per essere il fondatore dell’Ordine Benedettino e come patriarca del monachesimo occidentale, San Benedetto da Norcia è oggi riconosciuto come una delle figure religiose più importanti al mondo e la sua eredità continua a vivere attraverso i monasteri benedettini da lui fondati nell’Alto Medioevo.

A Mazara il monastero benedettino San Michele Arcangelo, è l’unico ancora esistente, dopo una storia millenaria in cui la Sicilia è sempre stata la culla del monachesimo benedettino. Nell’epistolario di Papa Gregorio si sottolinea la presenza di un monastero femminile a Marsala nell’anno 595, fondato e governato dall’abadessa Adeodata. Mazara, più che in altre città, si avvantaggiò della presenza benedettina considerato che già nel centro abitato coesistevano ben tre monasteri femminili: San Michele, Santa Caterina e Santa Veneranda.

Il popolo di Mazara del Vallo chiamava “Catarinoti” le monache di Santa Caterina, “Michelioti” le monache di san Michele e “Vinniroti” quelle di Santa Venera e, notando la differenza tra i tre monasteri, appellava: “a San Micheli li suerbi (le nobili), a Santa Caterina li baggiani (le vanitose), a santa Venera li ncinnarari (le cenerentole)”. Il monastero di San Michele (in foto di copertina) oggi è l‘unico rimasto attivo a Mazara e nella Diocesi. Risulta, tra l’altro, il più antico della città essendo stato fondato nel 1124 nel centro abitato tra la sinagoga degli ebrei l’episcopio e il piano di Santa Venera.

Il suo campanile venne edificato nel 1771 sotto il governo dell’abadessa Melchiorra Polito, come evidenzia una iscrizione marmorea posta sul prospetto della piazza, mentre il costruttore fu il capo mastro Benedetto La Grana. Scrive nel libro “Mazara sacra” don Pietro Pisciotta: “Gloriosa nel passato, tristi furono le vicende degli ultimi anni quando le leggi eversive del 1866 ridussero alla miseria le poche monache rimaste, tolsero al monastero la personalità giuridica e l’immenso edificio con l’annesso giardino del Demanio che venne ceduto al Comune che, nel 1927 lo demolì per costruirvi un edificio scolastico.

Dei feudi del monastero soppressi si fecero trecento botti che furono veduti a prezzo irrisorio. La nuova rinascita benedettina la si deve all’abbadesssa donna Maria Luisa Mancuso dove si pratica ancora oggi ‘tutta la regola e soltanto la Regola’. Dietro suo personale interessamento furono restituiti dal Comune al monastero tutti quei locali, ancora esistenti, che la legge aveva tolto. La cessione fu stipulata dal notaio Francesco Giubilato il 24 novembre 1950.

Gli altri monasteri. Quello di Santa Caterina sorgeva nell’area attigua agli monasteri benedettini, nel cuore della città. Fu demolito nel 1933 per dare luogo e spazio ad un nuovo edificio scolastico. Del vecchio istituto, scrive lo storico Giuseppe Napoli, rimase solo la chiesa Santa Caterina “una delle più belle della città” scrive Napoli. La sua fondazione è da iscriversi nel 1318. Il monastero di Santa Veneranda con i monasteri di San Michele e Santa Caterina, costituisce il terzo ministero femminile della città.

Si ritiene che sia sorto attorno all’anno 1200. E’ il periodo in cui i monasteri benedettini femminili, come scrive lo storico Paolo Collura, raggiunsero una tale diffusione che non ci fu città del mondo cattolico che non ne avesse almeno uno. Annesso al monastero la chiesa di Santa Veneranda che fu rifondata nel 1680 e consacrata dal vescovo Bartolomeo Castelli nel 1716. L’interno si rifà al periodo rinascimentale. Il monastero cessò giuridicamente di esistere il 15 novembre 1866.

L’ultima abbadessa fu donna Maria Serafina Napoli morta nel 1867 in odore di santità. Del monastero femminile delle Clarisse di Mazara del Vallo non si conosce l’anno della fondazione ma possiamo dire che era situato tra il palazzo dei Chiaramonte, oggi Palazzo Vescovile, e il monastero di Santa Caterina. Nessuno dei grandi storico in Sicilia si è soffermato sulla realtà del monastero delle clarisse. Eppure, già nel 1348, le clarisse si erano insediate sia a Mazara che a Trapani. Tra i monasteri di Mazara si ricorda anche quello benedettino “San Nicolò Regale” situato ad occidente della città, presso le mura che lo dividevano dal fiume Màzaro.

Fu dedicato e dotato dal Conte Ruggero ed aggregato fin dall’anno 1100 all’Abbazia della santissima Trinità e di San Michele Arcangelo di Mileto. Fra le sue mura, oasi di preghiera e di lavoro, visse e meditò Enrico Birtol. Infine il monastero basiliano della Madonna dell’Alto o Santa Maria delle Giummare. Il monastero fu eretto dal Conte Ruggero e dalla figlia Giulietta e venne dotato con alcuni feudi. I Padri Basiliani vi rimasero, in numero sempre limitato, fino al 1568 quando il Pontefice lo destinò a commenda dell’Ordine Equestre dei Cavalieri di Malta.

Si alternarono Re Martino e monaci, poi nel 1866 prevalsero le leggi eversive e il monastero chiuse i battenti. La piccola chiesa annessa è stata più volte trasformata ma rimane una navata unica suddivisa in tre campate scandite da due archi trasversali. Due nicchie contengono resti ed affreschi, le figure frontali rappresentano San Basilio il Grance nella nicchia di destra e San Giovanni Crisostomo in quella sinistra. Monasteri con tanta storia della città che ci conduce ad una riflessione: Mazara era “inclita urbs”, recita il tributo del geografo musulmano Al Idrisi in visita presso la nostra città intorno al XXII.

Rivedendola oggi, cosa direbbe?

Salvatore Giacalone

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