“Una punta di Sal”. L’arroganza del potere. La metafora di Camilleri

Presunzione e arroganza stanno insomma facendosi largo, con i politici in primo piano

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
28 Maggio 2023 11:30
“Una punta di Sal”. L’arroganza del potere. La metafora di Camilleri

E’ un mondo apparentemente surreale ma allo stesso tempo molto realistico quello creato dal geniale scrittore Andrea Camilleri, autore dell’acclamato ed arguto racconto “Il Birraio di Preston”, la cui riduzione teatrale ha recentemente debuttato, con grande successo di pubblico, allo Stabile di Catania. Storia tratta da un fatto realmente accaduto, l’opera è una metafora sull’arroganza del potere e sul tragico destino della Sicilia, terra abbandonata a se stessa, nonchè perennemente costretta e “condannata” a fare i conti con vari “colonizzatori” di turno che cercano di piegarla al loro volere.

In questo caso, il prepotente ha le sembianze del prefetto “fiorentino” di Montelusa, Fortuzzi, il quale si mette in testa di inaugurare la stagione lirica del teatro del “vicino” paese Vigata (luogo immaginario e simbolico nato dalla fantasia di Camilleri) con un pessimo melodramma di Ricci intitolato appunto “Il Birraio di Preston”. Questa imposizione scatenerà una vera e propria guerra civile tra i cittadini ed il “palazzo” che degenererà progressivamente provocando lutti, intrighi politico-mafiosi e rivolte popolari in stile “carbonaro”.

Ovvero, come chiarisce lo stesso Camilleri durante un intervista, finirà “a schifìu”, parola siciliana quasi intraducibile che indica una situazione di completo caos. Il contesto storico è quello del post-unità d’Italia, evento che, a detta dell’autore agrigentino, sembra aver portato più disgrazie che benefici al Sud perchè ha di fatto accentuato il divario tra le due realtà del Paese. La metafora finisce qui ma l’arroganza è sempre esistita e nei tempi che stiamo vivendo sembra aver aumentato la propria incidenza.

Presunzione e arroganza stanno insomma facendosi largo e non è soltanto una questione prettamente giovanile, anzi sono coinvolti uomini grandi e di mezza età e di tutte le professioni, politici in primo piano. Lo possiamo notare guardando i social, ma anche nei contesti quotidiani. Vi sono alcune persone che hanno questi difetti nel proprio dna e altre che vengono ad esserne contagiate non appena riescono a ottenere posti, ruoli o incarichi che portano un minimo di potere o di visibilità.

Un antico proverbio dice che tanto la presunzione quanto la superbia sono “figlie” dell’ignoranza. Per esempio, l’arroganza in politica si mostra in particolare alla vigilia delle elezioni. Va sempre più diffondendosi e prendendo piede la pratica dei candidati illustri alle elezioni nazionali e regionali, “paracadutati” – come suol dirsi – dai vertici dei partiti di appartenenza in collegi ai quali non sono legati da alcun rapporto espressivo di un radicamento nel territorio; ciò che d’altronde si ha altresì per i casi di soggetti candidati in più collegi, scelti ovviamente con somma oculatezza al fine dichiarato di assicurare l’agognato seggio in Parlamento.

Si è, dunque, in presenza di pratiche alla cui adozione si accompagnano –come si sa– non trattenuti mugugni degli esponenti locali dei partiti, espressivi di critiche e riserve diffusamente avvertite in seno al proprio corpo elettorale. Ed è allora c’è da chiedersi come vadano valutate le reazioni in parola, che sul piano politico il parlamentare rappresenta l’intera Nazione ed è sciolto da vincolo di mandato da parte di coloro cui deve la propria elezione. Un esempio nelle ultime elezioni politiche arriva da Marsala dove è stata candidata Marta Fascina, 33 anni, di Forza Italia, la compagna di Silvio Berlusconi che non è nemmeno venuta a visitare la città, una illustre sconosciuta all’elettorato marsalese che, comunque, l’ha votata.

Per la cronaca la Fascina è stata eletta alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Marsala, ottenendo 57.473 voti, ossia il 36,03% delle preferenze. Fascina ha battuto la mazarese Vita Martinciglio del Movimento 5 Stelle che ha invece raggiunto 44.085 preferenze, pari al 27,64%. Ma il fenomeno del “paracadutismo” elettorale è solo un tassello di un quadro generale pieno di dinamiche politiche in seno ai partiti (di maggioranza così come di opposizione), specie – per ciò che è qui di particolare interesse – di quelle riguardanti la messa a punto delle candidature: dinamiche espressive di uno scollamento sempre più accentuato e palese tra la base degli iscritti a ciascuna formazione politica (e, più largamente, dei suoi simpatizzanti) e i vertici della stessa che impongono, spesso con arroganza le loro decisioni, dinamiche alle quali si è appena accennato parrebbero essere governate da molta improvvisazione e persino da vero e proprio dilettantismo, forieri di inconvenienti e costi assai elevati per l’intera collettività.

La disaffezione nei riguardi dei partiti appare ormai essere una marea montante ed inarrestabile, avvalorata da molti segni, tra i più attendibili dei quali sono i fenomeni della proliferazione di movimenti politici formatisi col dichiarato proposito di avversare i partiti tradizionali, dell’assenteismo elettorale, del numero cospicuo di schede bianche o nulle, e via dicendo. In questo quadro, il “paracadutismo” elettorale non è, forse, il fattore di maggior peso. Non ho alcun dubbio, tuttavia, che concorra ad alimentare in considerevole, inquietante misura l’arroganza in politica.

Ha ragione Camilleri: finirà “a schifiu”.

Salvatore Giacalone

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