“Una punta di Sal”. La disabilità e lo sport. L’esempio di Mazara del Vallo

Dalle Paralimpiadi e alla locale associazione “Mimì Rodolico”: gli esempi del cambiamento del paradigma sport-disabilità

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
08 Settembre 2024 09:36
“Una punta di Sal”. La disabilità e lo sport. L’esempio di Mazara del Vallo

Ho visto in TV atleti che hanno gareggiato nel nuoto senza braccia nello stile “dorso”, lottando nell’acqua con i muscoli delle gambe, ho visto giovani donne, anch’esse senza braccia come la 17 enne indiana Sheeta Devi (in foto) misurarsi nel tiro con l’arco e colpire il centro del bersaglio, tirando la freccia con i piedi, ho visto atleti con protesi in una o con due gambe gareggiare nel salto in lungo saltando oltre gli otto metri. Ma si potrebbero raccontare i record, i visi luminosi di chi ha vinto ma anche di chi non guadagnato medaglie, una marea di atleti arrivati da tutto il modo a Parigi per una competizione universale che va oltre il titolo sportivo.

La forza mentale di questo atleti è il vero fenomeno delle Paralimpiadi che sta prendendo sempre più piede all’interno del mondo mediatico e sta spingendo i vari comitati olimpici nazionali ad incrementare lo sviluppo degli sport per persone diversamente abili, anche all’interno dei confini nazionali. Tutto questo, finalmente, sta creando una sensibilizzazione maggiore per le persone con disabilità. Una sensibilità che è andata crescendo dal secolo scorso ma che mai, come negli ultimi anni, aveva trovato ampio respiro nella società, tanto da raggiungere tutta la popolazione.

L’atleta olimpionico, ma anche l’atleta professionista non-olimpico, è spinto dal proprio essere, dall’allenatore e a volte anche dalla platea di fans e supporters a cimentarsi non solo con se stesso, ma anche con i record e le medaglie. Molto spesso però, il fallimento è tra le pieghe di questo feroce bisogno del giorno d’oggi di essere sempre il migliore e di prevalere sull’altro. Quindi l’atleta diventa popolare. Va sulle copertine di giornali e riviste, rilascia interviste perché quell’atleta supera un limite, vince la medaglia o batte il rivale.

L’atleta paralimpico invece insegna tutta un’altra storia. Fa capire che il circo mediatico, fatto di stress, obblighi verso gli sponsor e di risultato, non ha niente a che fare con il concetto più puro di sport. L’atleta diversamente abile non ha bisogno di una medaglia o della prestazione per dimostrare qualcosa a se stesso o al mondo, se mai volesse farlo. È già il fatto di fare sport, di mettersi in gioco contro le sue difficoltà e la sua disabilità, il suo record, la sua vittoria.

Il detto di Coubertain (“l’importante è partecipare”) penetra nell’animo dell’atleta paralimpico. Perchè proprio il partecipare a questa, ma anche a qualsiasi manifestazione sportiva per persone diversamente abili, è una vittoria. Lo sport di per sé è fatto di fatica, dedizione, sacrifici e impegno. L’atleta normodotato può scegliere. Se fare sport o meno, se fare sacrifici, impegnarsi e metterci fatica per migliorarsi e migliorare. Può scegliere di fare sport, ma non per forza impegnarsi e metterci dedizione in quello che fa.

Mentre l’atleta paralimpico no, ha già racchiuse dentro di sé tutte queste caratteristiche, a prescindere dal risultato ottenuto in pista, in piscina o in palestra. Le Paralimpiadi e tutto lo sport per persone diversamente abili che si svolge anche a livello locale, invece, sta ribaltando questa concezione portando ad un assottigliamento tra la normalità e la disabilità. L’esempio ci giunge anche da Mazara del Vallo con l’Associazione Sportiva Dilettantistica Paralimpica “Mimì Rodolico” nata nell’ottobre del 1988 come AS Disabili Mazara grazie all’iniziativa dei prof.

Gaspare Majelli, Leo Titone e Domenico Di Maria, con l’obiettivo di rivolgere la propria attenzione ai ragazzi portatori di difficoltà, sia fisica che psichica, utilizzando lo sport come strumento di formazione e per favorire un certo inserimento nell’ambito sociale. Il professore Gaspare Majelli è stato e forse sarà sempre l’anima dell’Associazione. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti per tutto il suo percorso sportivo svolto prima con le Acli e poi nell’ambito federale per disabili: Presidente Provinciale FISD dal 1992 al 1996, Consigliere Regionale FISD dal 1996 al 1998, Presidente del CIP Sicilia dal 1998 al 2007, Consigliere nazionale FISDIR dal 2008 ad oggi, è stato insignito con la stella di bronzo nel 2002, stella d’argento nel 2008 e stella doro al merito sportivo nel 2016.

L’associazione in tutti questi anni ha ottenuto risultati di grande prestigio dimostrando alla società che questi ragazzi se pur con le loro difficoltà sono in condizione di svolgere delle attività ad altissimo livello, inoltre grazie ai risultati ottenuti sia sportivi che sociali si vuole affermare che l’attività sportiva svolge un ruolo insostituibile anche per i soggetti più gravi grazie alla quale hanno ottenuto grandi stimoli di crescita a livello umano, sociale e sportivo. Il presidente Majelli ci tiene a ringraziare le famiglie che hanno condiviso questo progetto, grazie al quale hanno consentito ai propri figli di avere una vita di relazione di normalità a differenza di tutti quei ragazzi che spesso rimangono in uno stato di isolamento.

Salvatore Giacalone

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