“Una punta di Sal”. Il Natale di oggi e la nostalgia del passato…

Davvero “si stava meglio quando si stava peggio?”. La nostalgia rischia di farci perdere il contatto con il presente

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Dicembre 2024 16:59
“Una punta di Sal”. Il Natale di oggi e la nostalgia del passato…

Sarà un Natale classico, all’insegna delle più intramontabili tradizioni: casa, parenti e amici, ricette casalinghe da manuale delle feste, regali di sostanza e all’insegna dell’utile. Sarà un Natale normale: o almeno così lo desiderano gli italiani ed i siciliani in particolare che soffrono di tante difficoltà sociali e politiche. Dopo la serie di festività trascorse negli ultimi anni all’insegna dell’emergenza, la ricerca di normalità, di un rassicurante quadro delle abitudini di sempre non stupisce: il 2020 è stato il Natale delle zone a colori e dei divieti più stringenti, il 2021 quello della variante Omicron, del Covid e il 2022 quello dello shock da inflazione galoppante e del carovita sotto l’albero.

Con due guerre dietro l’angolo e nessun segnale di pace imminente, in un clima di generale incertezza, fra crisi economica e minacce ambientali, i siciliani si rifugiano nella tradizione, ultimo baluardo di sicurezza da gustare, almeno durante le feste. A tavola e non solo. Un Natale casalingo, con la cucina nostrana e il ricettario della nonna alla mano: vigilia di magro e pranzo di festa, a tavola i siciliani di Mazara del Vallo tireranno fuori il meglio della cucina locale, con piatti della tradizione sicuramente a base di carne e di pesce.

È del 1954 la scena gastronomica più famosa del cinema italiano: Alberto Sordi che non riesce a trattenersi di fronte a un piatto di spaghetti in “Un americano a Roma”. Tornando ai giorni nostri, molte tradizioni sono ancora alla base nonostante siano offuscate dal consumismo. Noi non notiamo alcun distacco o diversità, mentre gente con un bagaglio di vita più ampio del nostro, rimpiange sicuramente i vecchi tempi. Un proverbio molto comune ci dice che “si stava meglio quando si stava peggio” intendendo con questo che le novità non sempre portano ad un miglioramento.

Più semplicemente credo che sia un rimpianto per i tempi passati. Rimpianto inteso come nostalgia, come qualcosa che ci è sfuggito e scivolato via nel tempo. C’erano vere relazioni sociali, rispetto per gli insegnanti, aria pulita, un benessere diffuso, un debito pubblico basso, poco traffico e stress assente, famiglie unite, etc. Eravamo liberi e più moderni di oggi e soprattutto senza limitazioni nei rapporti con l’ambiente. L’incuria e l’abbandono del territorio non sapevamo nemmeno cosa fossero, il mostro della burocrazia repressiva lo potevamo immaginare solamente attraverso orribili incubi notturni.

E quindi ripeto “si stava meglio quando si stava peggio”? C’è un mito che aleggia e intramontabile si riaffaccia costantemente nella sensibilità collettiva tutte le volte che percepiamo una situazione di crisi sociale ed economica: quello della degenerazione dei tempi, con i vari «Si stava meglio quando si stava peggio!», «Gli uomini di oggi non hanno più valori» o «I giovani non sono più quelli di una volta». E via di questo passo, con una retorica avvilente che scoraggia ogni cambiamento e chiude la porte al futuro.

Si legge in un frammento di argilla babilonese risalente a 3 mila anni fa: «Questa generazione è guasta fino al midollo; è cattiva, irreligiosa e pigra. Non sarà mai come la gioventù di una volta. Non riuscirà a conservare la nostra cultura». Dalle ricerche si legge che in un papiro egizio di 5 mila anni fa: «I tempi non sono più quelli di una volta. I figli non seguono più i genitori». Nel 700 a.C. tale Esiodo scriveva: «Non nutro più alcuna speranza per il futuro del nostro popolo, se deve dipendere dalla gioventù superficiale di oggi, perché questa gioventù è senza dubbio insopportabile, irriguardosa e saputa.

Quando ero ancora giovane mi sono state insegnate le buone maniere e il rispetto dei genitori. La gioventù di oggi invece vuole sempre dire la sua ed è sfacciata» Avete mai sentito lamentele come queste? Come si vede, niente di nuovo sotto il sole. Ma davvero il passato talvolta era migliore di quanto pensavamo? Indietro non si torna, questo è certo. Non possiamo nutrirci di questa speranza drogata che è la nostalgia: il dolore di non poter tornare indietro nel tempo. La nostalgia del passato è profondamente radicata nella natura umana.

Allora diventa una via di fuga, una scappatoia verso un passato idealizzato in cui le cose sembravano più semplici e meno traumatiche.Se avessi una bacchetta magica e dessi a qualcuno la possibilità di vivere nel passato, chi lo accetterebbe? Chi tornerebbe a vivere nel tempo in cui, prima della scoperta della penicillina e degli antibiotici, bastava un’infezione per andare all’altro mondo? Quando si doveva fare i conti ogni giorno con carestie, guerre e pestilenze, e la mortalità infantile falcidiava quasi tutte le famiglie? Non credo che lo faremmo a cuor leggero.

Salvatore Giacalone

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