“Una punta di Sal”. I Giovani ed i legami virtuali

Il ritardo dell’ingresso nel “mondo adulto” nonostante la società cambiata rispetto al passato. Il rifugio nel virtuale

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
04 Dicembre 2022 09:02
“Una punta di Sal”. I Giovani ed i legami virtuali

Per una serie di ragioni (difficoltà a trovare lavoro, maggiori disponibilità economiche delle famiglie, invecchiamento generale della popolazione), i giovani di oggi tendono a protrarre la loro condizione adolescenziale e a ritardare l'ingresso nell'età adulta. D'altro canto, la più diffusa democrazia nella società e nella famiglia, atteggiamenti educativi meno autoritari, fanno si che i giovani richiedano autonomia e libertà di scelte. Generalmente, si è soliti definire “adolescenza” la fascia d’età compresa tra i dodici e i venticinque anni. E’ in questo tempo che un individuo è chiamato a fare delle scelte importanti, ad assumersi le prime “piccole” responsabilità, ad uscire dal nucleo familiare e a conoscere da sé la vera realtà del mondo. Fino a quando si è bambini si gode, giustamente, della protezione dei proprio genitori che svolgono il difficile compito di preparare alla vita, di educare.

Parlando di modelli e atteggiamenti educativi, impelagarsi in un confronto tra società contemporanea e società “passata” diventa inevitabile: attualmente a piccoli e ad adulti è concessa maggiore libertà, più autonomia. Fino a sessant’anni fa, i giovani non avevano alcun diritto di esprimere la propria opinione in merito a delle questioni riguardanti la sfera familiare, il mondo della scuola e, talvolta anche il “pianeta-lavoro”. In famiglia ogni decisione spettava al cosiddetto “uomo di casa”, il padre autoritario-capofamiglia; a scuola la legge era dettata dal maestro che, osservava i suoi alunni da una cattedra posta su un piano rialzato e, senza alcun riscontro in seguito, bacchettava, spesso, le loro mani con una riga in legno; sul posto di lavoro non ci si poteva permettere alcun rifiuto, alcuna ribellione, altrimenti si rischiava il licenziamento.

Indubbiamente la situazione odierna è ben diversa e ciò emerge analizzando, nuovamente, i diversi ambiti già esaminati: a casa si ritiene opportuno mettere a conoscenza i ragazzi di ogni fatto-scelta e di chiedere loro un proprio giudizio; la dimensione scolastica post-’68 è fin troppo libera d’agire, quasi allo sbaraglio; il campo del lavoro rappresenta, invece, un enigma di difficile risoluzione.

A che età, oggi, s’inizia a parlare di fascia adulta? Un tempo si diventava tali nel momento in cui si lasciava la casa d’infanzia per andare ad abitare altrove con il nucleo familiare formatosi. Ora si ritarda anche il fatidico traguardo del matrimonio, poiché non tutti hanno le possibilità economiche, innanzitutto, organizzare un ricevimento sfarzoso e sontuoso (così come molti desiderano) e, in seguito, per poter assicurare una somma di denaro mensile utile all’acquisto di una casa e al mantenimento della nuova famiglia.

Un ragazzo appena maturato o laureato potrebbe spiegare, o forse ricordare, al ministro quanto oggi trovare un lavoro risulti un’ardua impresa. Non è raro leggere di “donzelle” e “fanciulli” che, pur di mettere in tasca qualche euro, accettano lavori poco piacevoli, nonostante anni trascorsi sulle “sudate carte” e ottimi voti alle spalle. Si pensa che per un giovane attuale abitare a trentacinque-quarant’anni con mamma e papà e, puntualmente far affidamento sulle loro disponibilità economiche, sia piacevole e poco importante e non ci si sofferma a considerare l’ipotesi che tutto ciò è un’umiliazione, una sconfitta.

Un paradosso questo mondo moderno, questo Terzo Millennio tanto atteso: i regimi dittatoriali son venuti meno (o quasi) e, quindi, teoricamente, ognuno di noi ha un’autonomia “conquistata”, “guadagnata”, “ereditata” da insurrezioni passate ma non può servirsene o almeno, non a pieno (chiaramente sempre rispettando diritti, doveri e leggi esistenti). A cosa giova al cittadino adolescente la libertà quando poi essa non può avere vasti campi d’applicazione? Perché studiare per portare avanti il “sogno nel cassetto” e non vederlo realizzato a causa di un mondo ricco e super tecnologico che non riesce a soddisfare ogni esigenza? E’ l’ordine di leggi che regola il mondo ad essere errato, oggi.

“Si stava meglio quando si stava peggio” probabilmente: buona parte della popolazione poteva contare su una modesta paga mensile, non si rifiutavano le proposte di lavoro di mestieri ora considerati spiccioli e miserevoli, ci si accontentava, forse, perché il regime di vita era differente. Adesso, soprattutto a partire dal 1° gennaio 2002, data che segna l’entrata in vigore della moneta europea, la vita è più costosa e diverse tentazioni quali abiti da capogiro, abbonamenti a televisioni satellitari per poter seguire da casa propria partite calcistiche e film, serate in discoteca, cellulari e computer all’ultimo grido, intrappolano l’uomo, conducendolo nell’abisso del consumismo a tutti i costi.

La categoria sociale dei giovani si confronta in prima persona con questa realtà, poiché deve costruire il proprio futuro: si scontra con una logica per cui va avanti solo colui che sa padroneggiare il mutamento continuo, grazie ad un ampio numero di strumenti che gli permettono di affrontare in modo creativo il mondo che ci circonda.

Il concetto di “gioventù” è profondamente cambiato rispetto all’epoca moderna: i confini della giovinezza sono sfumati, tanto che è giovane il teenager tanto quanto il giovane-adulto di trentacinque anni che non ha ancora abbandonato il tetto familiare per impossibilità economica causata da un lavoro precario. Si tenta di colmare il vuoto psicologico attraverso i consumi, i quali permettono di padroneggiare segni ed immagini a proprio piacimento: questi non servono più a soddisfare necessità materiali, ma bisogni psicologici e sociali, in quanto fungono da mezzi per comunicare il proprio status quo, affermarsi nella società. Spesso i giovani si sentono soli, poiché immersi in una società individualistica in cui tutto scorre con grande velocità: cercano, così, legami attraverso Internet. Legami virtuali. Fino a quando dureranno?

Salvatore Giacalone

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