La corsa alla poltrona. La lotta sarà dura. E non è detto che i 70 che saranno eletti saranno i migliori. È un affollarsi di candidature in libertà, sia a destra che a sinistra, di passaggi e riposizionamenti, di formule che nemmeno un manuale di chimica potrebbe suggerire come mescolare, partiti e partitini che spuntano improvvisamente, senza idee e programmi.
È ciò che sta accadendo sul palcoscenico della politica siciliana in vista delle elezioni delle regionali ma anche nelle comunali di Palermo, città metropolitana. Tra l’altro succede che partiti e partitini possono giocare su due tavoli con candidati da spostare sull’uno o sull’altro fronte. L’aspetto più sorprendente è che per giustificare la totale mancanza nel dibattito politico delle problematiche che ormai stritolano la Sicilia da numerosi decenni e delle mille questioni riguardanti l’impossibilità di amministrare i comuni, per carenza di soldi, ci si trincera nella ormai noiosa definizione della Sicilia quale “laboratorio politico”, laboratorio, cioè, di coalizioni, accordi e apparentamenti tra sigle che poi, probabilmente scompariranno se i candidati non saranno eletti.
Intanto i deputati all’Ars devono essere 70 e non più 90, ciò significa che le 9 provincie siciliane devono eleggere i propri rappresentanti in maniera proporzionale alla popolazione residente.
In provincia di Trapani, gli eletti devono essere 5 e si prevede una lotta durissima per fare parte di una lista che, tra l’altro, deve essere costituita da tre uomini e due donne. Essere eletti, pertanto, diventa problematico ed occorre una buona dose di coraggio e di conoscenze per scendere in campo. Il coraggio non manca, le conoscenze non sappiamo.
I mazaresi che potrebbero partecipare alla kermesse, non sono pochi, forse uno o una per ogni partito. Secondo voci ricorrenti i sicuri di fare parte della lista provinciale sono un paio: Pietro Marino per l’Udc e Toni Scilla per Forza Italia, entrambi però se la devono vedere con i candidati di Trapani, Marsala, Castelvetrano, Alcamo per citare i centri più grandi. Allo stato attuale non risulta nessun candidato mazarese per M5S, ma alla fine verrà espresso uno o una candidata considerando che il partito è rappresentato in Consiglio comunale da tre consiglieri e, quindi, ha un buon corredo di voti.
Ci sarebbero, invece, molti candidati nella lista Fratelli d’Italia. Citiamo Giorgio Randazzo, Giampaolo Caruso, che sembra abbia una linea diretta con Giorgia Meloni, Sergio Tancredi, che uscito dal M5S sembra essere approdato nell’area “Diventerà Bellissima” del presidente Musumeci che potrebbe candidare la mazarese avvocato Giulia Ferro che, tra l’altro, è responsabile provinciale del partito e potrebbe essere una delle due donne in lista. La Lega dovrebbe candidare Maricò Hopps.
“I Popolari di Italia Domani”di Saverio Romano, sembra che su Mazara vogliano puntare su Silvano Bonanno, ex vice sindaco e assessore dell’amministrazione guidata dall’onorevole Nicola Cristaldi. Infine il Pd che deve decidere sulle due candidate donna. Perché già ci sarebbero i tre candidati uomini nella lista provinciale e cioè il salemitano Gucciardi che ripropone la sua candidatura per la terza legislatura, il trapanese Safina che è stato anche segretario provinciale del partito ed il sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone, un comune dove si voterà, tra l’altro, il prossimo 22 giugno, quindi Giacalone nemmeno dovrà dimettersi per candidarsi alle regionali.
Restano due posti vacanti per le due candidature femminili. Mazara ne dovrebbe esprimere una (Caterina Agate?), l’altra dovrebbe essere di Marsala o di Alcamo. Questo il quadro dei “si dice” ma che per alcuni ci sarebbero già delle certezze. Rimane fuori dai “si dice” il presidente del Consiglio comunale di Mazara Vito Gancitano ma finora i tentativi fatti verso i partiti di centro destra sarebbero andati a vuoto, anche se ancora attende qualche risposta dal partito di Totò Cuffaro, Democrazia Cristiana Sicilia.
Gancitano però è uomo paziente e chissà che all’ultimo momento non trovi la sua giusta collocazione.
Speriamo, comunque, che da Sala D’Ercole esca una Sicilia migliore perché la Trinacria non è una regione qualunque, e non tanto perché estesa e popolosa ma perché era un regno, uno Stato con il più antico Parlamento del mondo con una autonomia conquistata che avrebbe dovuto rendere l’Isola baciata dal sole, ricca, capace di “sfruttare” le proprie infinite risorse naturalistiche e storiche per svilupparsi economicamente e affrancarsi finalmente da baroni e latifondisti, da briganti e mafiosi.
Purtroppo le cose sono andate assai diversamente. Baroni e latifondisti moderni con i loro affari privati lì dove dovrebbe gestire il “pubblico” (rifiuti, acqua, sanità…) imperano per la latitanza delle istituzioni; le meraviglie della nostra natura, mare, coste, monti, boschi e paesaggi di ineguagliabile bellezza, sono state e sono massacrate da speculatori senza scrupoli, da incendiari criminali; mafiosi e loro complici, hanno per anni comandato e lucrato denaro indisturbati, con violenza, estorsioni, omicidi e stragi frequentando, al contempo, i salotti buoni insieme alle persone “rispettabili”.
Soprattutto, non abbiamo avuto lo sviluppo economico che ci aspettavamo, anzi, al contrario, siamo tra le regioni d’Europa più depresse e i nostri giovani, quelli non disponibili alla sotto cultura della telefonata “amichevole” a chi di dovere per ottenere un posto di lavoro, sono scappati via e non torneranno. L’imprenditore serio e onesto si domanda: “Che convenienza ho a investire in Sicilia?”. Rete stradale e autostradale da far rimpiangere le regie trazzere, la rete idrica colabrodo, rifiuti fin sopra i capelli, la sanità, al di là del covid-19 e dalla qualità indiscussa di gran parte di medici e infermieri, lontanissima dall’offrire servizi decenti, a cominciare dai pronto soccorso, l’alta burocrazia asservita al potere politico, burocrazia lenta, vecchia, inadeguata alle nuove sfide in termini di competenze, procedure e tecnologie.
Potemmo continuare. Eppure, la drammatica realtà siciliana non sembra impensierire coloro che hanno finora governato e che si candidano a governare.
Salvatore Giacalone