“Una punta di Sal”. Cosa è più importante: il passato o il futuro?

Ogni epoca presenta aspetti belli e brutti. Anche a livello locale ci sono parecchi esempi

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Marzo 2025 09:18
“Una punta di Sal”. Cosa è più importante: il passato o il futuro?

Penso che il tempo in cui viviamo non sia né migliore né peggiore di quello degli anni trascorsi nella “beata” fanciullezza. Per natura si tende sempre a ricordare il tempo passato. Credo che l’era di saturno – o dell’oro, che dir si voglia – sia stata solo un’invenzione poetica. Ognuno vive ed agisce con le gioie, i dolori ed il modo di pensare proprio dell’epoca in cui vive. Ciò è sicuramente dovuto a più fattori che non sto qui ad analizzare (sarebbe troppo lungo). Neppure è possibile fare troppi paragoni perché ogni tempo ha un suo stare ed un suo divenire.

Sarebbe, a mio avviso, una discussione oziosa. Ad esempio è un po’ come quelli che vogliono paragonare e decidere se Pelè sia stato più grande o meno di Maradona o Coppi più di Merckx: si giocava in modo diverso o si correva su strade diverse e con biciclette diverse. Ma le cause e le conseguenze possono essere analizzate. Una cosa comunque è inconfutabile: le brutture dell’animo umano sono sempre esistite fin dai primordi: invidie, gelosie, cattiverie, frodi, sete di potere ed altro.

Così come è sempre esistito ciò che ha nobilitato l’animo umano: amicizia, amore, solidarietà, altruismo. La storia è costellata da tantissimi esempi nell’uno e nell’altro campo. Asserire che ieri è meglio di oggi o viceversa, non ha senso. Comunque è bene non solo tirare dritto ma, per non atrofizzare i muscoli del collo, sarebbe bene guardarsi intorno e, ogni tanto, voltarsi indietro, anche se è un poco più faticoso e doloroso. Oggi esistono tanti problemi e non tutti di facile soluzione.

Anche ieri esistevano i problemi e anch’essi erano di difficile soluzione se rapportati ai tempi. Il divenire crea sempre problemi, altrimenti non sarebbe “il divenire”. L’uomo li crea e poi li risolve. Ciò che, a mio avviso, è inconfutabile è che la storia insegna nel bene e purtroppo anche nel male. Oggi invece si tende a polemizzare più che a trarre insegnamenti. Così è oramai prassi costante e consolidata che una nuova amministrazione, mettiamo comunale, non faccia altro che scaricare tutte le colpe del dissesto finanziario o quant’altro su quella precedente.

Il guaio è che finisce tutto lì o per meglio dire quest’accusa è, per lo più, solo il pretesto per aumentare il carico fiscale o altri balzelli sui cittadini con pochi benefici da parte di questi ultimi, laddove la parola poco è un eufemismo. Così non si fa altro che colpevolizzare la storia quando invece da essa si dovrebbero trarre insegnamenti. Un tuffo nel passato di Mazara che è anche un esempio. Sicuramente la penuria di mezzi e di denaro costringeva nel quotidiano i mazaresi, ad essere solidali.

Ad un paio di chilometri dal centro urbano, tra due file di grotte, scorre il fiume Màzaro che richiama alla memoria ricordi storici di epoche lontane. Ora tutto è avvolto in un silenzio ampio e solenne, ma nel pomeriggio del lunedì di Pasqua, Miragliano cambiava fisionomia e diventava popoloso e chiassoso, perché meta di uno spazio all’aria aperta, a cui nessuno voleva mancare. I più vi si recano per semplice diporto o per rivedere quei luoghi tanto cari fin dalla fanciullezza ma non erano pochi coloro che in comitiva andavano a consumare la merenda sdraiati sull'erba o raccolti sui grandi massi che occupano le sponde del fiume o all'ingresso delle grotte (vedi foto), o quelli che preferivano risalire il fiume su piccole barchette infiorate, portando con sé cestini di pietanze appetitose, qualche radio per diffondere musica e la tradizionale cassata.

E non mancavano le orchestrine improvvisate o qualche solitaria fisarmonica, né i motteggi e i canti, specie all'imbrunire dopo che le bottiglie di vino e di birra erano svuotate. Quando poi scende la sera e il popolo cominciava a ritornare in città, vi era sempre qualcuno che sentiva il fascino del luogo solitario ed amava fermarsi quasi in raccoglimento presso quelle grotte, dove condussero vita aspra e selvaggia i primi abitanti della città e dove forse si raccolsero i primi cristiani per le loro pratiche religiose.

Miragliano oggi non più frequentato, per Pasqua e pasquetta si preferiscono altre mete che si raggiungono in auto o in aereo. Altro esempio. Negli anni ’50 la poca disponibilità di denaro faceva sì che la gente prima di fare un acquisto discutesse, facesse speculazione sui prezzi e, alla fine, dopo aver tanto discusso, comprava soltanto lo stretto necessario. A loro volta gli esercenti le attività commerciali pensavano e si industriavano a come farsi concorrenza tra loro, a come mantenere i clienti e farsene di nuovi e, per questo, tra l’altro, il negozio rimaneva aperto a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno della settimana.

Oggi si vende e si compra tutto quasi online. Le belle vetrine luminose con la merce esposta con eleganza sono un lontano ricordo. Oggi c’è l’intelligenza artificiale e ci chiediamo: dove ci porterà? La rivista inglese “The Economist” ha profetizzato che nel 2036 un algoritmo di intelligenza artificiale (IA) vincerà il premio Nobel. “Questo momento sarà il punto di non ritorno a livello etico per poter discriminare un androide da un umano”, sostiene Cinzia Crostarosa del Centro Studi Europeo.

E segnerà l’inizio di un’era, in cui il materiale biologico sarà integrato con materiale elettronico e si forgeranno nuovi individui dotati di potenzialità intellettive e fisiche migliori e più performanti”. Papa Francesco ha dedicato il suo messaggio per la 58° Giornata per le Comunicazioni Sociali completamente sul tema dell’IA e su quale impatto questa possa avere nelle nostre vite. “Innanzitutto conviene sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti” esordisce il Papa.

Tuttavia, in quest’epoca che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità, la nostra riflessione non può che partire dal cuore umano”.

Salvatore Giacalone

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