“Una punta di Sal”. A teatro il martirio del gesuita mazarese G.M. Adami

Riaperto il processo per la beatificazione del gesuita ucciso insieme ad altri due compagni in Giappone nel 1633

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Giugno 2022 10:35
“Una punta di Sal”. A teatro il martirio del gesuita mazarese G.M. Adami

Il martirio di tre gesuiti è stato revocato con un evento teatrale al Palazzo Reale di Palermo. La rappresentazione è stata promossa dalla Fondazione Federico II che condivide un progetto della Compagnia di Gesù nell’ambito dell’Anno ignaziano. Lo spettacolo «Fino in fondo, il Trionfo dei Martiri» di Giovanni Isgrò ravviva la memoria storica, civile e spirituale del martirio, in occasione delle celebrazioni legate al quattrocentesimo anniversario della canonizzazione dei santi Ignazio di Loyola e Francesco Saverio e al cinquecentesimo della conversione di Sant'Ignazio. Isgrò ha raccontato nella 80 anni di missione di evangelizzazione dei padri gesuiti in Giappone fino alle persecuzioni con la crocifissione dei tre santi protomartiri, titolo attribuito al primo cristiano di una Chiesa che abbia testimoniato la sua fede con il martirio.

Tra questi tre martiri spicca la figura del mazarese padre Giovanni Matteo Adami e dei suoi confratelli, che si consumò nel 1633 con il terribile supplizio dell’ana-tsurushi, impiccagione a testa in giù, con il corpo calato fino a metà nella fossa, dove morì dopo cinque giorni di atroci sofferenze il 22 Ottobre 1633. Era una forma di tortura usata per costringere i cristiani a ritrattare la loro fede.Questa è una storia particolare che potrebbe portare alla beatificazione di un cittadino mazarese, nato il 17 maggio 1576, un gesuita martirizzato a Nagasaki nel 1633.

La Santa Sede ha detto sì alla riapertura del processo di beatificazione del padre martire, ucciso in “odium fidei” a Nagasaki il 22 ottobre 1633. La Congregazione delle cause dei Santi ha risposto al vescovo della Diocesi di Mazara, mons. Domenico Mogavero, che aveva presentato istanza di riapertura del processo di beatificazione per il gesuita mazarese ucciso in Giappone. Un processo ripreso, in effetti, perché già lo stesso anno che padre Adami venne ucciso, in Giappone era stato avviato a Macao, poi, inspiegabilmente, interrotto.

A produrre tutta la documentazione è stato il Comitato creato ad hoc a Mazara che in questi anni ha rispolverato la figura di Adami. Sulle sue tracce si è messo il docente universitario Giovanni Isgrò che da tempo si è appassionato al mondo dei gesuiti e alla loro presenza in Sicilia. Così Isgrò è stato a Roma presso l’Archivio gesuitico e all’Accademia di Madrid. «Ho raccolto le testimonianze di chi vide il martirio – dice il docente – queste sono trascritte in lingua portoghese.

Ma nella documentazione sono contenute anche le lettere originarie che padre Adami intratteneva coi suoi superiori». La richiesta di riapertura del processo è successiva ai contatti avuti con l’Arcidiocesi di Nagasaki e con la Curia dei gesuiti a Roma, che hanno dato il loro assenso affinché la Diocesi di Mazara del Vallo potesse richiedere la riapertura del processo.

Padre Adami svolse per anni la sua opera di evangelizzazione in Giappone, fino ai regni di Ōshū e Deqa, insieme ai Padri Girolamo De Angelis e Diego Cavalho e al fratello laico Yama Joam. Siamo agli inizi del ‘600 e sono gli anni in cui iniziano le persecuzioni dei cristiani. Per cinque anni, dal 1627, si perdono le tracce di Padre Adami. Nel 1632 si fa vivo a Osaka. L’anno successo un ordine dello Shōgun decreta che i gesuiti sparsi nei regni più lontani siano condotti a Nagasaki. Padre Adami fu tradito da chi lo ospitava e venne giustiziato il 22 ottobre 1633.

L’auspicio della beatificazione nasce perché padre Adami è stato un martire mentre era in missione in Giappone e la sua morte è stata tremenda. Legata ad una visione sovranazionale dell'azione della Compagnia di Gesù, la figura del padre mazarese, orribilmente martirizzato, si inserisce nel quadro celebrativo dell'azione missionaria svolta in Giappone fra '500 e '600 dall'ordine dei Gesuiti. Isgrò sul cammino di beatificazione di Adami, ci crede molto perché ha studiato i viaggi e gli incontri del gesuita ed andrà avanti nel suo progetto che ha coinvolto anche la Diocesi di Mazara.

Il vescovo Mogavero ha sottolineato che “i missionari gesuiti uccisi in Giappone sono stati tutti beatificati, escluso proprio Giovanni Matteo Adami”. Dimenticanza o altro? Giovanni Matteo Adami, trasferitosi giovanissimo a Roma, dopo essere entrato nell'Ordine, molto apprezzato da personalità di rilievo come il cardinale Giulio Antonio Santori e lo stesso generale della Compagnia Padre Acquaviva che accolse il suo desiderio di recarsi missionario in Giappone. Le lettere del gesuita sono state individuate presso l'Archivio Storico della Compagnia a Roma, soprattutto quelle in lingua portoghese, tradotte e pubblicate per la prima volta presso la rivista “Ho theologos” della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia.

Di questo, e più in generale dell'attività gesuitica nelle missioni giapponesi, ha parlato Isgrò in diversi incontri e convegni ed ha già pubblicato alcuni mesi fa un documentato saggio che completa la sua trilogia comprendente anche l'Europa e il centro e sud America al tempo della colonizzazione spagnola. La Compagnia di Gesù riuscì a penetrare in Giappone perché ci fu, almeno fino all’inizio degli anni Novanta del Cinquecento, una certa disponibilità di esponenti della nobiltà locale ad accogliere i padri della Compagnia.

I giapponesi, tra l’altro, erano notevolmente incuriositi dalla cultura occidentale riguardo alle discipline più diverse: dalla filosofia alle scienze naturali, dalla fisica alla medicina. In questo senso i gesuiti portavano nozioni scientifiche sconosciute al mondo orientale soprattutto nel campo dell’astronomia, ma anche pregevoli manufatti di diverso genere, senza escludere apprezzate forme artistiche, dalle arti figurative alla musica. Si va, quindi, verso la beatificazione di Padre Matteo Adami e sarebbe evento straordinario per la Diocesi e la città.

(nelle riproduzioni Matteo Adami e il martirio dei 70 giapponesi ed europei a Nagasaki il 10 novembre 1622. Opera eseguita a Macao da anonimo giapponese tra il 1626 e il 1632. Chiesa del Gesù di Roma)

Salvatore Giacalone 

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