Giorni fa alla fine di un colloquio per gli Esami di Stato ad un candidato, così come avveniva con tutti gli studenti, è stata posta la fatidica domanda: ”E adesso che farai? Quali sono i tuoi obiettivi futuri?”. Il giovane studente ha prontamente risposto che avrebbe proseguito gli studi presso una facoltà universitaria per la quale egli pensava di avere una vera e propria vocazione. Ha pronunciato proprio questo termine che, nei tempi attuali, sembra quasi desueto, raro: vocazione.
L’ha pronunciato con un entusiasmo e una passione tali da suscitare in me una grande emozione. Significava quindi che avrebbe fatto qualcosa che egli riteneva bella per la sua vita e che avrebbe fatto della sua vita una risposta ad una vocazione, ad una chiamata. In tutta quella forza con la quale ha espresso quel vocabolo “vocazione”, diceva tutto di sé, del suo desiderio di dare senso alla sua vita e della sconfinata disponibilità a compiere volentieri tutti i sacrifici a cui sarebbe andato incontro, come se tutte le fatiche che quella chiamata avrebbe comportato non sarebbero state considerate tali anche se realmente lo saranno.
E mi sono balenati nella mente tutti quegli scrittori, poeti, filosofi di cui i ragazzi nel corso degli anni avevano conosciuto le opere e la loro biografia.
Di quante volte alcuni autori avevano compiuto scelte di studi o di vita sbagliate perché non corrispondenti alla loro vocazione. Di come alcuni di loro fossero stati inquieti e tormentati fino a quando non scoprivano quale fosse la loro vera vocazione e come nel momento in cui la comprendevano avvenisse una svolta, una “conversione”, un cambiamento che rivoluzionava per sempre la loro esistenza che diventava finalmente VITA. Anche per noi è così.
Tutti abbiamo una vocazione. Talvolta questa “chiamata” a realizzare se stessi avviene all’improvviso, come una sorta di “illuminazione” che ci fa capire quale sarà il senso della nostra vita, che cosa ci farà stare realmente bene con noi stessi e con gli altri. A volte lo si capisce con il tempo , dopo una serie di vicissitudini, di scelte sbagliate o in seguito ad un percorso interiore che ci ha permesso di considerare le proprie attitudini e le proprie aspirazioni. Può avvenire dopo un incontro con una persona che ci valorizza o ci svela capacità che non credevamo di possedere oppure può essere fondamentale la lettura di un libro, di un testo poetico, di una canzone, la conoscenza di un personaggio, di una storia o un viaggio.
Tutto può suscitare in noi quel risveglio che ci pone dinanzi a noi stessi e che ci fa rispondere “Sì” a ciò per cui siamo chiamati. Tutte le vocazioni hanno pari dignità: essere chiamati a rimanere single o a diventare suora, frate, sacerdote, marito, moglie, madre, compagno/a, medico, docente, casalinga/o, segretario, poeta e tutte le possibili attività esistenti o modalità di essere hanno tutte il medesimo valore. Nessuna vocazione è superiore ad un’altra. Ciascuno di noi è chiamato a fare della propria vita un “capolavoro” ovunque si trovi ad operare e vivere.
Non sempre ci si riesce. Ci sono i fallimenti , le sconfitte tuttavia ciò che conta è che nel momento in cui abbiamo creduto di ascoltare la nostra chiamata, lo abbiamo fatto appassionatamente poi …si può sempre cambiare rotta.
di Grazia GIOGLIO
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com