Ultime della sera: “Un angelo alla mia tavola”

Intensa e straordinaria storia di vita, così lontana così vicina.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
08 Luglio 2021 18:30
Ultime della sera: “Un angelo alla mia tavola”

Sono passati più di 30 anni da quando alla Mostra del Cinema di Venezia ha vinto il premio speciale della giuria "Un angelo alla mia tavola".

Realizzato dalla regista neozelandese Jane Campion, il film è la trasposizione cinematografica dell'autobiografia della scrittrice, anche lei neozelandese, Janet Frame.

Sebbene il titolo evoca un'immagine meravigliosa, il film narra una vita difficile. Le vicende raccontate sono realmente accadute e l'autrice non ha necessità di fare ricorso alla fantasia o a invenzioni narrative per renderle terribili e veramente straordinarie.

Janet nasce in una famiglia povera e numerosa. Fin da piccola mostra un'estrema timidezza e sensibilità. Trascorre la sua infanzia in una condizione di indigenza materiale sebbene intellettualmente stimolante. Riesce a diplomarsi come insegnante, ma successivamente, per il suo carattere anticonformista e un po' introverso, è considerata "non normale" e non idonea all'insegnamento. Le viene diagnosticata una schizofrenia e internata per otto anni in manicomio. Otto anni pieni di sofferenze, calvari e cose indicibili.

La vita di Janet è l'esempio di una realtà in cui la comunicazione tra individui non è sicura. C'è sempre il pericolo di non capirsi e non esistono certezze. Ogni individuo davanti all'altro è solo. Però, in compenso, ha qualcosa di speciale accanto a sé.

"Un angelo alla mia tavola" conferisce forma a ciò che nel nostro essere c'è di invisibile e profondo, ancora più dei sentimenti. È l'immaginazione. Janet ci mostra quanto l'immaginazione possa avere un ruolo fondamentale nella quotidianità.

In effetti la qualità della vita, pur dipendendo dalla realtà, è anche frutto della percezione mutevole che se ne ha. La qualità della vita dipende cioè da come essa stessa viene percepita e anche dal confronto con "l'altra vita", quella frutto dell'immaginazione. Il confronto tra il vissuto e l'immaginario rende la stessa esistenza più o meno stimabile, più o meno accettabile.

Il mondo della sorridente Janet, con i suoi capelli rossi a cespuglio, ci aiuta alla comprensione. La sua immaginazione, il suo modo di vedere la vita, influenza positivamente il nostro mondo.

Il nostro mondo che in qualche misura non è stato, e non è, completamente immune dall'intrusione di immaginari spiriti alati. Da ragazzini eravamo felici per il solo fatto di stare insieme e c'erano momenti in cui scoccava l'incanto. Il tempo si fermava e tutto intorno si faceva muto. Profondamente muto. Il momento diventava magico e si assaporava la felicità. L'incantesimo durava solo pochi secondi, il tempo sufficiente per immaginare che qualcosa o qualcuno di speciale ci era passato accanto e con la dovuta meraviglia che il caso suscitava, non potevamo fare a meno insieme di esclamare: "È passato un angelo”.

di Domenico RIPA

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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