Sulle orme di illustri Siciliani, decido di cominciare puntando molto in alto. La statura morale di Giorgio La Pira è decisamente spiazzante e disarmante e allora, inforcata la mia bicicletta, corro a trovarlo nella Chiesa di San Marco per sedermi sulla sua tomba e farmi coinvolgere in maniera diretta ed emozionale da quello che può essermi trasmesso.
Ero troppo giovane quando è morto per poterne appieno apprezzare l’opera e la fede ma quello che ha fatto e testimoniato ha inciso in maniera indelebile sulla nostra Costituzione, sulla nostra nazione, sulla dottrina sociale della chiesa, sulla città di Firenze e la sua impostazione mentale e culturale ha solcato una traccia unica nel modo di esaminare, affrontare e cercare di risolvere le questioni sociali e del bene comune.
Eppure tutto quello che ha spinto e reso famoso questo esile uomo nato a Pozzallo, ha preso le mosse da un episodio di grande “conversione” spirituale occorso la notte di Pasqua del 1924 quando la “grinta cristiana” del ventenne Giorgio si trasforma in vero e proprio desiderio di impegno cristiano.
Decide nell’immediato di “consacrarsi” diventando terziario domenicano e, successivamente, anche terziario francescano. Dopo la laurea in giurisprudenza a Messina, n el 1926 (a 22 anni) si trasferisce a Firenze e viene ospitato nel convento di San Marco che aveva visto tra i suoi illustri ospiti Fra Girolamo Savonarola e Sant’Antonino da Firenze. Salgo allora ai piani superiori del convento a visitare le celle dei monaci e ospiti, severe e austere ma tutte affrescate alle pareti da capolavori del Beato Angelico e della sua scuola. Luoghi per la preghiera e contemplazione si, ma anche luoghi per elaborare, valutare e decidere strategie ispirate. Lo spirito aleggia e mi avvolge
Giorgio inizia la sua azione, fortemente vocato per vita politica, amministrativa e sociale ispirata alla fede cristiana: tra il 1934 e il 1943 Istituisce la “Messa di San Procolo” (attiva ancora oggi alla Badia Fiorentina) al termine della quale vengono distribuiti alimenti e sostegni agli indigenti; fonda la rivista “Principi” che si oppone al regime fascista e partecipa alla redazione del “Codice di Camaldoli”, documento fondante dell’azione sociale dei cattolici. Avversato dal fascismo è costretto a rifugiarsi a Roma dove viene accolto da Mons. Montini che, da futuro Papa Paolo VI, lo vorrà come suo consigliere.
E’ membro della Costituente dove lavora per la redazione dei Principi Fondamentali fortemente espressi poi nell’art. 2 della nostra Carta Costituzionale.
Nel 1951 viene eletto Sindaco di Firenze dove eserciterà anche un secondo mandato fino al 1965 dopo una parentesi in parlamento.
Si fa povero per scelta e si spoglia dei propri beni donando quello che possiede: lo stipendio di professore universitario, il compenso di sindaco (lasciato al Comune per l’assistenza ai bisognosi) e perfino il cappotto, offerto agli indigenti che incontrava.
La sua visione della missione politica, del ruolo delle città e le priorità adottate nella sua attività di sindaco, dovrebbero essere d’ispirazione per tutti coloro che si candidano ad amministrare il territorio aldilà di ogni fede religiosa; potrebbero fortemente contribuire al recupero del ruolo della politica.
Ha realizzato nuovi quartieri di abitazioni popolari; ha seguito gli sfrattati impegnando il comune nella concessione di affitti; ha curato di persona la vicenda industriale di grandi e piccole imprese del territorio per la riconversione e riallocazione industriale evitando disastrose chiusure e licenziamenti; ha costruito scuole, ponti e ha abbellito la città. Si è occupato in maniera fervente di costruire reti tra grandi città (ad Est e Ovest del pianeta) e ha lavorato in maniera diretta per abbattere i “muri” della guerra fredda occupandosi di Cina, Russia ma anche di Palestina e Israele in epoche difficili. Tutto ciò, ovviamente, non è stato né indolore né a costo zero neppure all’interno del Partito nel quale si identificava: la Democrazia Cristiana. Un vero statista ispirato solo ai valori della pace e del dialogo; un “generatore di comunità”.
Ebbene, piccolo grande uomo generato dalla nostra generosa terra, hai compiuto tanti ovvi miracoli in vita: tanti poveri e diseredati di basso valore aggiunto ti hanno spinto anche con la preghiera verso l’onore degli altari dove adesso (dal 2018) sei “Venerabile” per volontà di Papa Francesco.
Per diventare santo manca solo un “miracolo” inteso nel canonico significato.
Siamo qui a pregare perché arrivi; ma se ti conosciamo appena un poco non hai nessuna intenzione di compierlo seppure non ti neghiamo che ce ne sarebbe davvero molto bisogno e non solo a Firenze.
Scusami se non posso dilungarmi oltre e se ho dovuto tralasciare tanti particolari della tua nobile vita ma spero di aver suscitato almeno la curiosità dei lettori per approfondire quello che hai fatto. Per i miracoli non siamo né attrezzati ne meritevoli.
Grazie Giorgio.
di Mare CALMO
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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