Il Cristianesimo deve molto e molto deve riflettere sulle figure di questi due grandi Santi di cui oggi si celebra la ricorrenza.
Figure diverse, percorsi diversi, provenienze diverse ma accomunati da alcune significative qualità: intransigenza, coraggio, convinzione ma anche debolezza e capacità di ripartire dagli errori.
“Principe degli Apostoli”, Pietro, riconosce e segue Gesù sin dalle prime predicazioni. Ne è affascinato e si lascia andare con grande generosità anche con umane promesse che non riesce a mantenere.
Gesù, però, che ben lo conosce e che, identifica in lui il debole animo e carattere umano, lo spinge verso incarichi importanti nominandolo come “Pietra” sulla quale si fonderà la Chiesa e la missione dopo la Sua morte.
Si caratterizza per atti coraggiosi colpendo anche di spada qualcuno del manipolo di traditori convocati da Giuda nel Getsemani. Tuttavia non riesce a reggere il peso delle accuse che lo inchiodano durante il sommario processo di Gesù e così nega ogni addebito per poi scappare piangente dopo il terzo canto del gallo.
Del resto la fede non è qualcosa che è facile da difendere e manifestare e questo Gesù lo sa; forse per questo sceglie Pietro, uomo dalla fede in evoluzione; pescatore sempre in crisi quando le acque si intorbidivano e il cui destino era quello di diventare “pescatore di uomini” .
Diverso il percorso di avvicinamento di Saulo da Tarso, “apostolo dei gentili” ovvero principale missionario del Vangelo di Gesù tra i pagani greci e romani. Non ha il piacere di conoscere Gesù ma si “diverte” a perseguitare i seguaci anche in maniera feroce.
Il Signore lo “sceglie” in maniera sconvolgente come si addice ad un personaggio di cotale calibro; lo fulmina e lo fa cascare da cavallo; lo rende debole e cieco ma soprattutto lo mette in crisi e lo fa riflettere sulla ferocia e sulle motivazioni che caratterizzavano le sue “missioni” .
Si converte e abbraccia la causa di Cristo ma, soprattutto, assaporata la debolezza, conia magistralmente una delle sue espressioni capolavoro: “quando sono debole, è allora che sono forte.”(2Cor. 12,10).
La debolezza ci riporta al nostro intimo, al nostro interno; ci dirotta verso strade mai esplorate o dimenticate e ci consente di rialzare lo sguardo verso l’alto: San Paolo ci invita innanzi tutto a riconoscere la nostra stessa debolezza. Non ha senso tentare di nasconderla o fuggirla, perché in qualche modo emergerà comunque. Vivere mentendo, volendo apparire ciò che non si è, è già in sé un fardello difficilissimo da portare che accrescerà ancor di più la sofferenza interiore.
Allora carissimi Santi, grandiose figure premiate e scelte per le Vostre debolezze, lasciateci ispirare a Voi. Del resto, poi, la Vostra grande forza è stata nel superare queste debolezze e imprimere grandezza alle Vostre gesta.
Nel nome di Cristo avete viaggiato in lungo e in largo con enormi difficoltà e non sempre accolti con le migliori feste possibili; avete predicato alle genti “l’annuncio” e la nuova “Parola”; avete testimoniato la fiducia, la condivisione, la forza, l’Amore, la Carità, la bellezza dei doni e dei carismi.
Avete superato ogni debolezza per affermare il primato di Cristo a Roma, sede dell’impero; e quando avete dovuto affrontare il martirio, finalmente avete compreso che nessuno vi avrebbe più separato da “Colui che è morto per noi” .
Grazie per quello che avete fatto e per come lo avete fatto. Da allora il nuovo “Verbo” non ha smesso di propagarsi.
In fondo siete stati anche dei raffinati “scrittori”, di lettere, messaggi e invocazioni che anche noi “Amici di penna” vi siamo grati per i contenuti con i quali ci possiamo confrontare.
di Mare CALMO
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com