Nel 58 d.C., si consuma una delle tante 'liaisons dangereuses' che da sempre accompagnano i rapporti fra uomo e donna, una tresca nemmeno tanto originale nei meccanismi e nell'evoluzione. Diventa memorabile tuttavia grazie al sapientissimo intreccio di un "cronista" d'eccezione, Tacito, storico insigne e geniale scrittore.
Ottavio Sagitta, tribuno della plebe, incontra Ponzia Postumina e se ne innamora follemente. Lei è sposata, non sappiamo se sia una moglie soddisfatta o meno, in ogni caso inizialmente mantiene un contegno consono alla sua dignità di matrona. Lui non demorde, la corteggia senza tregua, la lusinga con il denaro, spende una fortuna per indurla a sacrificargli la virtù coniugale e ci riesce. Durante l'adulterio persuade l'amata ad abbandonare il marito,
mosso dal desiderio di poterla sposare. Porzia accetta e rompe le nozze, ma ben presto non è più convinta di quella proposta e prende tempo, adducendo pretesti poco plausibili come la contrarietà paterna. In realtà, comincia a riassaporare la libertà, si guarda intorno, aspira a un partito più facoltoso. Il tribuno reagisce male a questo voltafaccia, non lo accetta, non si rassegna e combatte con ogni mezzo per riconquistarla. Rievoca i momenti felici, le ricorda la reputazione perduta e l'orgoglio ferito, le rinfaccia gli splendidi doni, minaccia il suicidio... ma nulla sembra far effetto su di lei, che non arretra di un solo passo.
Ottavio cambia atteggiamento, affettuosamente le chiede un ultimo appuntamento, una notte da trascorrere insieme per rendergli meno amaro l'addio, Ponzia ignara accetta. Lui si presenta al rendez-vous con un liberto, lei con un'ancella, guardiana fedele e discreta dell'alcova clandestina. La drammatica acme merita di essere descritta con le parole di Tacito: "allora, come spesso accade in questioni di amore e di ira, vi furono alterchi e suppliche, accuse e discolpe. Una parte della notte fu riservata al piacere, dal quale, repentinamente eccitato, egli colpisce col pugnale la donna" e gravemente ferisce la fanciulla.
Ottavio fugge nella notte ma dopo poche ore l'alba illumina la scena del delitto, tutti sanno dell'adulterio e conseguentemente diventa il naturale sospettato, tuttavia il suo liberto si autoaccusa, scagionandolo. La gente si sente sollevata, si compiace che un cittadino rispettabile non venga rovinato dalla passione per una donna avida e di facili costumi.
La guarigione dell'ancella ribalta la situazione, la sua testimonianza ristabilisce la verità. Ottavio Sagitta verrà processato e condannato all'esilio in base alla Lex Cornelia, per rientrare a Roma nel 70 d. C. grazie a un'amnistia.
Una vicenda di molti secoli fa, ambientata in un'epoca apparentemente molto lontana dalla nostra e non solo temporalmente, che invece testimonia come i meccanismi e le dinamiche psicologiche sottostanti siano quasi invariati così come l'evoluzione degli eventi esterni fino alla tragedia finale. Impressionante soprattutto l'infame espediente dell'ultimo incontro chiarificatore che ancora oggi come ai tempi di Nerone si rivela fatale per troppe donne.
di Francesca RUSSO
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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