Ultime della sera: “Lenzuola e letti rifatti”

Quando non sempre bellezza e comodità vanno d’accordo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
29 Ottobre 2021 18:30
Ultime della sera: “Lenzuola e letti rifatti”

Da mia madre ho appreso gesti che scandiscono la mia giornata e mi impediscono di dimenticarla. Ve ne racconterò uno, uno solo, il gesto più incantato che ancora oggi tremula tra le mie dita come le lacrime che si affacciano dal balcone dei miei occhi quando il suo ricordo riaffiora e riaffiora spesso.

“Lo sai come si piegano le lenzuola matrimoniali quando sei sola e non c’è nessuno che ti aiuta? - mi disse un giorno - Vieni che te lo faccio vedere. L’ho imparato a Levanto, dalla mia vicina di casa, e non l’ho più dimenticato. Ecco, vedi, devi sporgere giù tutto il lenzuolo dal balcone, stai attenta quando c’è troppo vento! Lo lasci penzolare e poi cominci a piegarlo in due e poi in quattro sempre verticalmente. Vedi? La forza di gravità lo tiene a posto e poi riesci a piegarlo anche orizzontalmente e il gioco è fatto. Lo accarezzi per bene, lo stiri con cura e lo riponi nella cassa.”

La magia delle lenzuola bianche che sventolano dai balconi liguri. La forza delle donne che piegano da sole il sacro simbolo della vita di coppia che coppia a volte non è. Il profumo di lavanda e sapone di Marsiglia che si sprigiona dalla biancheria candida, della quale ci si prende cura per anni e anni, perché è quella del corredo, costato fatica di mare ai padri e fatica di ricami al lume di candela delle madri. Il tesoro con il quale si dotano le figlie femmine, perché vadano in sposa ad uomini altrettanto dotati. Così almeno dicono le favole.

Ho usato per anni lenzuola colorate, rose rosse giganti, spiagge tropicali, la magia del cosmo che si allunga fin sulle federe, così che quando vai a dormire ti immergi nel sogno prima ancora di sognare.

Quando tutto è cambiato abbiamo aperto le casse e ritrovato le lenzuola del corredo di mia madre, talmente tante e talmente belle, bianche e ricamate e ornate dai pizzi della nonna che sono bastate per quattro figlie. Quando tutto è cambiato mi sono costruita una casa con balcone e così ho potuto rinnovare il gesto di piegarle da sola queste lenzuola candide, sorridendo dolcemente al ricordo di quelle bandiere femminili che tanto avevano rallegrato i vicoli levantini.

Ma le lenzuola non basta lavarle, asciugarle, piegarle, stirarle e riporle nelle casse: servono per rifare il letto. E mentre rifaccio il letto mi viene in mente la mia amica del cuore, la mia compagna di classe e di banco fin dal primo giorno delle scuole medie e fino all’ultimo giorno del liceo, la piccola guerriera dagli occhi azzurri che affronta la vita a morsi, a testa alta, zaino in spalla e ciglia al vento.

Occhi spalancati per vedere tutto, dal vivo o attraverso le pagine di un libro o la trama di un film, ma anche dentro il cuore, il cervello e le viscere dei suoi pazienti, e soprattutto in viaggio, dappertutto e nonostante tutto.

Una volta, tanto tanto tempo fa, andai a trovarla a casa di sua madre, dove aveva deciso di vivere con il suo compagno prima ancora dei matrimoni: dovete sapere che si è sposata in municipio, nella forma più essenziale possibile - tanto che il bouquet di fiori di campo glielo abbiamo portato le testimoni, sennò neanche quello! - ma anche in chiesa, cuore di mamma.

E mentre la aiutavo a rifare il letto matrimoniale mi raccontava ridendo che suo fratello la odiava per questo suo modo di privilegiare la bellezza rispetto alla comodità: pur di fare una gran balza col lenzuolo di sopra, su cui appoggiare i cuscini, non aveva più stoffa per rivoltarlo in basso. E così, chi dormiva nei letti da lei rifatti, si ritrovava puntualmente con i piedi scoperti. Suo fratello, in particolare, non apprezzava le geometrie fantasiose della sorella maggiore e non smetteva di lamentarsi puntualmente sera per sera quando, nel raggomitolasi sotto lenzuolo e coperte, si ritrovava con i piedi di fuori che - soprattutto d’inverno, in quelle nostre case senza riscaldamenti – non era per niente piacevole.

“Ma vuoi mettere che meraviglia?” mi spiegava mentre mi lanciava il fatidico lenzuolo di sopra che volava sulle nostre braccia tese. “Ancora un po’ più su, in nome della bellezza, dell’armonia e della gioia per gli occhi!”.

E così, tutte le volte che rifaccio il letto e piego la balza – una balza dignitosa in equilibrio tra bellezza formale e comodità sostanziale – penso alla mia cara amica, a come e quanto abbiamo camminato insieme, ciascuna sulla sua retta via, senza perderci mai di vista, perché nelle amicizie come la nostra le rette vie si incontrano periodicamente e periodicamente si allontanano.

Se guardo le nostre vite fin qui, vedo due linee immaginarie, due parallele luminose, che formano spirali cosmiche e si perdono nel cielo pieno di stelle. A volte una delle due scompare per un po’ dentro un buco nero, ma l’altra sa che prima o poi uscirà dall’abisso e aspetta pazientemente sul crinale di un tramonto africano o di un’aurora boreale, per ritrovarla ancora, nei secoli dei secoli.

di Antonella MARASCIA

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza