Ultime della sera: “L’arte della gentilezza”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
23 Novembre 2020 18:02
Ultime della sera: “L’arte della gentilezza”

Con grande stupore, mi sono ritrovata spesso, ultimamente, a dire di qualcuno: ”E' una persona gentile”. E' un aggettivo che non usavo spesso, in passato. Mi sembrava sdolcinato e un po' desueto, e d'altronde mi curavo poco della gentilezza altrui, non ci facevo caso. La davo per scontata, quando capitava di scorgerne i tratti. Adesso ci faccio caso. Essere gentili non vuol dire essere educati, civili, rispettosi, garbati, cordiali, solidali. Non solo. Non ha a che fare con il buonismo né con l'ipocrisia o la falsità.

La gentilezza è un moto dell'animo, una profondità del sentire che ti pone in ascolto, una disposizione interiore verso l'altro, un atteggiamento di fiducia, rispetto e comprensione. La gentilezza presuppone autenticità. Eppure la gentilezza si può imparare, e la si impara praticandola. Al giorno d'oggi la gentilezza spiazza. Provate a fare un esperimento sui social, luogo dove le cattive maniere imperversano, spesso teatro di discussioni affrontate con aggressività, odio gratuito,  frasi offensive che volano tra sconosciuti, insulti che rimbalzano ad ogni commento.

Basta cambiare atteggiamento e registro comunicativo, basta rispondere a questa comunicazione violenta in modo gentile e pacato, articolando e motivando le proprie ragioni con garbo, che l'interlocutore risulta spiazzato e a meno che non sia un troll o un hater di professione, si trova costretto a modificare anch'egli la propria comunicazione perché le sue barriere difensive crollano inevitabilmente, la diffidenza cede il passo all'apertura di credito verso il prossimo. La gentilezza non è porgere l'altra guancia, è mostrare che un'altra via è possibile.

Non è affettazione, remissività servile, adulazione o piaggeria. Non è nemmeno la mitezza di cui parlava Norberto Bobbio. Ha a che fare piuttosto con l'attenzione per l'altro, con la cura verso l'altro. “Ovunque ci sia un essere umano, vi è la possibilità per una gentilezza”, scriveva Seneca. Gianrico Carofiglio, nel suo breviario “Della gentilezza e del coraggio” riprende l'esempio del medico giapponese e della nevicata nel suo giardino: dopo una forte nevicata, i rami dei ciliegi, sovraccarichi di neve, si spezzavano, e lo stesso accadeva alle querce.

Lo sguardo del medico si spostò ai salici piangenti. La neve si posava anche sui salici, ma non appena cominciava ad accumularsi i rami si piegavano, facendola cadere a terra. I salici, a differenza degli altri alberi, non si spezzavano, e la differenza era la non resistenza che opponevano. Il segreto era la cedevolezza, la flessibilità, che in giapponese è indicata con una parola che vuol dire anche gentilezza, Jutsu. Secondo Carofiglio questo principio dovrebbe essere applicato in ogni forma di confronto dialettico, soprattutto in politica.

Il 13 novembre è stata celebrata la giornata mondiale della gentilezza, sicuramente passata inosservata tra tutte le giornate mondiali che tutti i giorni si dedicano a qualcosa. Anche in Italia c'è un movimento per la gentilezza, nato nel 2000 e con sede a Parma, e il suo motto deriva da un verso di una canzone di Baglioni che dice che “la gentilezza è rivoluzionaria” Sul sito della giornata mondiale della gentilezza vi è anche una specie di manifesto, con una sorta di decalogo della gentilezza, che tra le varie azioni gentili contempla il rispetto e la cura verso chi è diverso da noi, verso l'ambiente e verso gli animali.

Secondo invece lo psicologo Ferro, della Società italiana di Psicologia, sono cinque le regole importanti: ascoltare gli altri, riflettere dopo aver ascoltato, dare consigli, esaudire i desideri degli altri, lasciare il parcheggio a qualcun altro (o in fila al supermercato). C'è anche una componente fisiologica interessante nella gentilezza, a dimostrazione che spesso le azioni e i comportamenti modificano la biochimica, le interazioni molecolari e il funzionamento dei nostri organi. Essere gentili produce infatti una riduzione dello stress, perché riduce del 25% la produzione del cortisolo; inoltre uno studio recente dell'Università di Zurigo e di Chicago spiega addirittura come i comportamenti gentili sollecitino beneficamente tre importanti aree del cervello: la giunzione temporo-parietale, sede di elaborazione dei comportamenti sociali e della generosità, lo striato ventrale, associato alla felicità, la corteccia orbito frontale, legata ai processi decisionali.

Per terminare una curiosità: il movimento italiano ha chiesto ai comuni di dotarsi di un assessore alla gentilezza. In tredici lo hanno fatto e tra questi Locorotondo, una bellissima cittadina in provincia di Bari che ho avuto il piacere di visitare lo scorso anno, nella valle d'Itria, e senza sapere ancora nulla di quest'assessorato, ricordo che mi colpirono particolarmente la gentilezza degli abitanti e il fatto che fosse una città vivibilissima e a misura d'uomo.   Catia CATANIA

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