Ultime della sera. Isteria di massa

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Febbraio 2020 17:47
Ultime della sera. Isteria di massa

C'è un solo luogo in cui, per gli italiani, il coronavirus non si annida, dove non si rischia alcun contagio, un'area inaccessibile come l'area 51 o gli archivi segreti del Vaticano: il Supermercato! Perché l'italiano, e il siciliano in particolare, se deve morire, vuole morire con la pancia piena. Così il supermercato diventa zona franca, grembo materno, gigantesco anticorpo, organo catartico, luogo dove, per sua stessa natura, nulla di male può accaderti. Diventa l' ultimo desiderio del condannato a morte.

E lì non stai più a misurare le calorie, a dosare il colesterolo, a valutare i trigliceridi, a soppesare la glicemia. Più un alimento è calorico, invitante e infarcito di grassi, più facilmente finisce nel carrello. I prodotti bio sono ancora lì in bella mostra, non li vuole nessuno. Ogni proposito di dieta andrà a farsi friggere insieme all'ultimo sofficino appena acquistato. Io, se non avessi visto con i miei occhi il delirio al supermercato in un martedì mattina di fine febbraio, quando di solito i clienti si contano sulle dita di due mani, non ci avrei creduto.

Sembrava il 23 dicembre, la vigilia del primo maggio e di ferragosto insieme. Nel delirio collettivo che si è impossessato di tutti, la caccia all' untore era inevitabile. Accade così che un' artista/professionista della nostra città, la Maestra di ballo Carla Favata, fa sapere alla città con una nota di soddisfazione e legittimo orgoglio di essere stata invitata ad aprire  il Gran Ballo del Carnevale di Venezia, un riconoscimento che apprendo essere importante e prestigioso, e di cui tutta la città dovrebbe andar fiera.

Invece l'utente medio social cosa fa? Commenta l'articolo con disprezzo, cattiveria, offese, con un bullismo mediatico e un linciaggio senza precedenti. Commenta come se la notizia fosse la trasferta a Venezia del gruppo di ballo che metterebbe in pericolo la comunità e non il prestigio, la bellezza dell'evento in sé.  Gli insulti, gli sberleffi, le offese, le cattiverie gratuite sono state tali e tante che la signora Favata ha giustamente deciso di tutelarsi per via legale. Perché quel che conta, nella moderna società social, è la ricerca del capro espiatorio su cui riversare paure, angosce, frustrazioni.

Qualcuno a cui dare la colpa ci deve essere, in questa società egoista e disumanizzata dove l' altro è il nemico, dove il pericolo è considerato dietro l' angolo, dove è la paura a muovere ogni nostra azione. La paura di perdere quali che abbiamo, la paura di dover cedere le nostre sicurezze all' ignoto e all'imprevisto, la paura dello straniero e del diverso. A tutto questo ora si è aggiunta la paura di morire, a renderci disumani e spietati. E a poco serve che i virologici ci spieghino che il virus non è altamente letale ma solo molto contagioso, e che dovremmo evitare di ammalarci tutti insieme per non intasare gli ospedali per chi ha reale bisogno di cure.

Chiaramente la signora Favata ha fatto il tampone o farà la quarentena, ma tutti i nostri concittadini che si sono recati in vacanza al nord in questi giorni di carnevale qualcuno avrà modo di controllarli? Ovviamente no. È per questo che a guidarci non deve essere il delirio, la psicosi, la paura, e meno che mai la caccia all' untore, ma la nostra coscienza, la nostra idea di comunità e di bene comune. L' idea che non siamo in pericolo di vita, ma che dobbiamo tutelare i più fragili, gli anziani, gli ammalati, gli immunodepressi.

E che saranno i comportamenti dei singoli, e non solo le decisioni che verranno prese dall' alto a tutelarci, saranno i nostri comportamenti responsabili, le misure igieniche che seguiremo, i controlli che faremo se abbiamo avuto incontri a rischio, i luoghi troppo affollati che eviteremo tutte le volte che non sarà necessario. Perché non ha senso insultare qualcuno che per lavoro o per prestigio professionale si reca a Venezia e poi prendere d' assalto i supermercati, dove girando per gli scaffali ti trovi a venti centimetri da altri essere umani magari febbriccianti e raffreddati, e lo stesso in fila alla cassa, dove incontri gli amici e i parenti e li abbracci e li baci, intavoli discussioni e devi farti largo tra i carrelli mentre la gente ti alita in faccia.

E in tutto questo  io penso si cinesi, all' educazione dei cinesi, alla correttezza dei cinesi. Sono riusciti a contenere, con i loro comportamenti corretti e rispettosi dell'altro, l'infezione nella provincia di Wuhan, avrebbero potuto avere centinaia di milioni di contagi essendo loro più di un miliardo, e invece sono nell' ordine delle migliaia. Senza deliri, senza isterie, senza panico, stanno resistendo. E in tutto questo non sono nemmeno morti di fame.   Catia Catania

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