Ultime della sera: “Iddu, idda e le specie dominanti”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Luglio 2020 18:32
Ultime della sera: “Iddu, idda e le specie dominanti”

Iddu lo vedi da lontano, in splendida solitudine. E’ il più giovane e, quindi, quello dalla forma fisica migliore. Ti accoglie con indifferenza; non tratta con molta gente, ma solo con chi lo rispetta, venendone ricambiato. Brontola spesso, quello sì, ma raramente perde il controllo…cosa volete che sia una volta ogni 15 o 20 anni? Ma quando succede, se ne accorgono tutti, intendo gli abitanti di tutti gli altri vulcani, quelli spenti, disseminati tra Iddu e la Sicilia; altrimenti, per poter ammirare uno spettacolo pirotecnico naturale, più modesto, ma sempre indimenticabile, devi farti portare proprio sotto la sciara del fuoco, in barca, oppure arrampicarti fino all’osservatorio, un ristorante appollaiato su un costone con vista sulle bocche da fuoco.

Ma, niente paura: camminare, ancorché consigliabile e piacevole, non è obbligatorio a Stromboli, dato che ci si può spostare, anche su, fino all’osservatorio, con le ‘lape’, di fatto qui la vera specie dominante, l’unica in grado di muoversi velocemente sui tracciati dell’isola e cui gli altri esseri viventi tributano costantemente i dovuti omaggi, con caratteristici rituali da osservarsi al loro impetuoso passaggio, che vanno dallo schiacciarsi contro la parete al nascondersi, rispettosamente, alla loro vista, sfruttando una porta, una rientranza, un anfratto, stretti tra bellissime quanto spinosissime bouganville, rimanendo loro del tutto incuranti a qualunque umano, animale od oggetto s’illuda di sbarrar loro il passo.

Non ci sono strade, a Stromboli, tranne quelle ricavate negli spazi tra le case, proprio a misura di ‘Lapa’, e giusto un pezzo di lungomare, che collega lo scalo ( chiamarlo porto è francamente eccessivo, trattandosi solo di un pontile ed un campo boe ) e l’estremità dell’abitato, denominata Piscità, con lo ‘scalo dei balordi’. Che, a dispetto dei nomi, sarebbe poi la zona VIP dell’isola: le cronache mondane riferirono, anni fa, di liti memorabili tra Capi di Stato, proprio qui soggiornanti anelando pace e silenzio, e stilisti globali che, di contro, vi villeggiavano al solo scopo di organizzarvi feste leggendarie ove conveniva mezza Hollywood.

Liti che lasciarono il segno, dato che i Capi di Stato preferiscono ora la montagna, mentre la villa degli stilisti accoppiati è oggi in vendita, naturalmente ad un prezzo osceno, e così rimarrà per un pezzo, ritengo. Non ci sono strade, dicevo, e quindi i due insediamenti sull’isola, Stromboli San Vincenzo e Ginostra, non sono collegate via terra, salvo che per il sentiero che scollina in cima, a circa 900 metri sul livello del mare. Né si è mai pensato a costruirne dato che, lungo i fianchi del vulcano, qualunque strada sarebbe distrutta, prima o poi, da una colata, magari uscita da una bocca secondaria apertasi nell’occasione.

Quindi Ginostra si raggiunge via mare; un tempo si attraccava al porto Pertuso, che è proprio un pertugio, potendo ospitare solo una barca, neanche grandissima: del resto, che “porto più piccolo del mondo” sarebbe, altrimenti? Un tempo navi ed aliscafi sostavano al largo, e merci e passeggeri venivano trasbordati sul ‘rollo’, una barca destinata a tale servizio che restava in attesa nel Pertuso; il rollo ha fatto in tempo a vedere l’avvento del terzo millennio, ma, a seguito dello Tsumani del 2002, con il costone occidentale che precipitò in mare, facendolo salire di livello in tutto il basso Tirreno, si mossero pure le procedure per costruire il pontile d’emergenza a tutela dell’incolumità della popolazione locale, oggi poco più di 20 anime, che, in piena estate, al massimo si decuplicano; Ginostra sì che è il posto giusto per chi vuole veramente staccare; il gioielliere di fama mondiale che s’è fatta una villa, peraltro discreta, proprio sopra il Pertuso, pare che qui si astenga del tutto da ogni forma di vita mondana.

Qui l’uomo subisce solo la maestosità del Vulcano, non vi sono specie dominanti: le Lape, se sbarcassero, rimarrebbero sul molo, non potendosi inerpicare sulla scala che mena all’abitato, e quindi, per salirvi le merci in arrivo si ricorre all’asino, lento e paziente, che sa vivere in simbiosi con l’uomo. Oggi si contano ben 4 equini, adibiti ad ogni compito comportante il trasporto di some, rifiuti urbani inclusi; ancorché indispensabili per la vita del piccolo centro a loro provvede, chissà perché, solo la ‘legione straniera’ di Ginostra, un tempo composta esclusivamente da tedeschi, in numero pari agli indigeni italiani, cui ora si aggiungono i cingalesi.

Ricordo, anni fa, lo sbarco di un asino dal traghetto, con trasbordo sul rollo, un evento cui assistette tutto il paese, mentre oggi ancora si piange la tragica scomparsa dell’asino rimasto vittima dell’eruzione di un anno fa, morto carbonizzato dopo atroci sofferenze. Ma nessun abitante dell’Isola mai vi dirà che Iddu è cattivo. Al milanese imbruttito che chiederà loro, immancabilmente, se non hanno paura di viverci sopra, sempre risponderanno che, nonostante, di tanto in tanto, li svegli di soprassalto, anche se qualcuno ci è rimasto lì, sul cratere, per ammirare i lapilli che eruttano da sotto, ( sì da sotto, perché la bocca si trova 200 metri sotto il bordo del cratere, dove ci si arrampicava per guardare; oggi è proibito ) e pure se li costringe a riparare qualche muro ogni tanto, Iddu dà loro da vivere, e non chiede niente in cambio, mentre lì, nella civiltà, solo il Moloch delle strade esige sacrifici umani ogni giorno.

Idda invece dalla civiltà si erge: alle sue pendici città, grandi e piccole, strade, porti e castelli, fabbriche centri commerciali e divertimentifici, attirano centinaia di migliaia di umani che, quasi, non ci fanno caso. Del resto, le noie che Idda arreca, quando ha le sue cose, si limitano a qualche ritardo nei voli dal sottostante aeroporto, od al divieto di usare la moto per un paio di giorni, per via della polvere vulcanica, scivolosissima, che si deposita sul lastricato stradale, che già offre modesta presa di suo.

Qui non c’è traccia del rispetto per Iddu, nonostante Idda sia 3 volte più alta ed enormemente più grande. E’ la natura dell’uomo qui, ad essere diversa: l’hanno popolata fino in quota, Idda, ci si divertono fin quasi in cima, specie quando c’è neve, e quando si fa sentire, perché le tocca, la sfottono pure: se non esagera, limitandosi ad emettere una fontana di fuoco, a beneficio di pubblico non pagante fino ad Enna e Siracusa, dicono che ‘fa lo Stromboli’: pensate l’umiliazione per Idda, tanto più grande di Iddu! E quando si arrabbia sul serio, anche lei ogni 10 o 20 anni, hanno pure l’ardire di controllarla, quegli uomini,  infinitamente piccoli, come accadde negli anni ’80, quando s’industriarono, addirittura, a sclerotizzarne le vene ostruendole con massi gettati dall’alto per bloccarne la lava, come fa il colesterolo con il sangue.

E ci riuscirono pure! Sull’Etna è l’uomo la specie dominante, e qualunque cosa Idda distrugge, viene puntualmente ricostruita: strade, case, alberghi, impianti sciistici; Iddu, invece non ha mai distrutto niente d’importante, ma viene trattato con molto più riguardo. Perché? In realtà, ancora me lo chiedo. Ma dev’essere per il mare: su Iddu, sei tutto circondato da un mare blu, profondissimo, che ti separa dalla terra che manco avvisti in lontananza; ed allora capisci di dipendere da Iddu in tutto e per tutto, ed è facile paragonare lo Stromboli al pianeta Terra, il mare all’universo e le altre isole che scorgi a pianeti sconosciuti, e percepire quanto l’uomo dipenda totalmente da ciò che offre il suolo che calpesta.

Con Idda è diverso: se non te la senti di averci a che fare, puoi sempre imboccare l’autostrada per Palermo e cambiare aria! Danilo Marino

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