Ultime della Sera. Dal limite del dolore alla libertà della rinascita

Le Maddalene di Julia Krahn

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
25 Giugno 2021 19:00
Ultime della Sera. Dal limite del dolore alla libertà della rinascita

“Oggi pare che si sia perso il senso del peccato,

ma in compenso sono aumentati i sensi di colpa”

Benedetto XVI 16 marzo 2007

Se guardiamo alla nostra esistenza, credo nessuno possa dire di non aver mai riscontrato il peccato. Sia esso subito, sia esso fatto, il dolore provato di fronte ad un’ingiustizia o ad un atto di violenza e di male crea in noi un vuoto che tentiamo di colmare con qualcosa di apparentemente significativo ma che, a lungo andare, amplia quel senso di sofferenza rendendoci spesso incapaci di reagire e di agire. 

Un senso di colpa che ci ferma, ci impedisce di avanzare e camminare verso una svolta e un perdono. L’arte non si è mai tirata indietro dal denunciare i mali del mondo, i soprusi, le ingiustizie; nel nostro tempo, poi, sembra che questa denuncia sia all’ordine del giorno ma notiamo mancare un tassello fondamentale. L’esternazione attraverso l’atto artistico di qualcosa da denunciare spesso non porta in sé una risposta e una soluzione a tanta sofferenza. Sembra che lo svelare indignati il male sia più importante del far percepire alle persone che il bene, nonostante tutto, esiste ancora.

Di fronte ad un panorama poco gioioso, come quello appena descritto, si inserisce una giovane donna, banalmente reputata fotografa…dico banalmente perché Julia Krahn non è una fotografa; lei è un’artista che dipinge con la fotografia e in merito a ciò, basta guardare le sue opere per capire che questa affermazione è pienamente vera. Incontrai le opere di Julia Krahn nel 2013 ad una fiera d’arte; “la lacrima” (opera che catturò totalmente la mia attenzione quel giorno), disturbava una sequenza di opere concettuali e, verrebbe da dire, banali.

La luce, il colore, l’intensità della donna ritratta che mi trovavo davanti, era come un polo attrattivo che mi catturava e teneva la mia attenzione solo su di lei. 

Scherzando con l’artista, negli anni seguenti, le ripetevo spesso “prima o poi quell’opera arriverà a casa mia perché è a tutti gli effetti il simbolo della nostra amicizia”. Mai avrei pensato però che nel 2014 lei mi proponesse di diventare uno dei soggetti di un suo progetto, dal titolo 33MM. MM sta per Maria Maddalena, figura affascinante e vicina all’umanità della storia cristiana. E più ci penso, più mi rendo conto che tutti noi, nella vita, siamo stati per qualche tempo Maria Maddalena. Inutile dire che accettai con grande entusiasmo e riconoscenza ma confesso che la paura di ciò che si sarebbe fatto da lì a 5 anni aleggiava già.

Quando Julia Krahn ti chiede di diventare una sua Maddalena non ti chiede di metterti in posa, di truccarti per apparire bella, di imitare l’iconografia di un quadro; lei ti chiede di dire chi sei e non c’è cosa più difficile nella vita di guardarsi dentro, vedere le proprie fragilità, i propri peccati, le proprie colpe e i propri limiti…guardarli…e accettarli. E nell’accettazione di ciò che siamo, con le nostre cicatrici, i nostri limiti, le nostre zone buie e luminose, la vita ci dimostra che la gioia può ancora entrare in noi e farci rinascere a nuova vita, consci che ciò che abbiamo vissuto è testimonianza di scelte successive, vocate alla massima aspirazione che l’uomo può avere, il bene e l’amore.

33 donne si sono prestate a questa chiamata, ognuna con la propria storia e la propria risposta. Nulla di costruito ma tutto di reale, perché reale è la vita di tutte noi Maddalene, reale è stato l’ascolto silenzioso e rispettoso di Julia Krahn quando abbiamo svelato la nostra verità più intima, reale è stata la capacità dell’artista di dare immagine alla bellezza di tutte noi, che passasse questa dal dolore di una sofferenza o dalla gioia di una maternità. Perché Maria Maddalena, in sé, ci permette di esprimere due pensieri: il male del giudizio degli altri e di noi nei nostri stessi confronti; il bene, che in un doppio nome come il suo, ci ricorda la fonte prima di nascita e di salvezza: Maria, la madre del Salvatore.

Ecco perciò una madre con due bambini, una donna incinta, un’altra donna con dei serpenti in mano, una rivestita di farfalle e di nuova luce; una donna forte, quasi mitologica, e una donna che marchiata sulla schiena dalla croce, si priva della vanità. Queste sono solo alcune delle Maddalene di Julia Krahn, in esposizione fino al 31 luglio 2021 a Palermo, all’Albergo delle Povere, nella collettiva dal titolo BLOCKS.

La parola “block” in inglese significa “masso”, “interruzione”, “muro” ma anche “insieme” e “tassello”. Ovvero, allo stesso tempo: “limite” e “opportunità”, “separazione” ed “elemento di connessione”. Un termine duale che ben riesce a sintetizzare il tempo che viviamo, fatto di limiti e ridefinizione di insiemi, relazioni, conoscenze, strumenti. Blocks, la collettiva curata da Daniela Brignone - storica dell’arte - e Daniela Brignone – storica - traccia un percorso che tocca storie e coscienze ovunque nel mondo attraverso 54 opere di 28 artisti contemporanei provenienti da varie parti del mondo che con le proprie creazioni denunciano “limiti” e cercano la via per superarli. Un progetto promosso dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana insieme al Museo Riso, alla Fondazione e all’Ordine degli Architetti di Palermo e al Rotary eclub Colonne d’Ercole di Palermo.

«Se un tempo la separazione e i muri avevano un significato eminentemente geopolitico – sottolinea l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – il mondo, a causa dell’emergenza pandemica, ha oggi scoperto un nuovo “blocco”, che ha costretto tutti entro mura e confini domestici, spingendo ciascuno in una dimensione nella quale l’individualismo e il “distanziamento sociale” si sono sostituiti progressivamente all’uomo e alla sua naturale propensione alla socialità. “Blocks” è il manifesto di un’umanità che può tornare a vivere secondo dimensioni normali, consapevole della propria essenza e dei conflitti che hanno contrassegnato la storia, ma rinata, rigenerata dall’aver imboccato la via per superare quest’ultimo, drammatico, limite».

Una rinascita quindi, dell’arte, della società e della vita, da guardare con speranza nella consapevolezza che, per quanto il limite ci abbia fatto sentire soli, la bellezza ci ha riavvicinato.

di Valentina ARDUINI

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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