Ultime della sera, “Dai Bloomers a Mildred le donne e il diritto di voto: mai darlo per scontato!”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
29 Ottobre 2020 18:05
Ultime della sera, “Dai Bloomers a Mildred le donne e il diritto di voto: mai darlo per scontato!”

Mildred Madison, è una donna, di 94 anni, residente in Michigan, ma che per problemi di salute da alcuni mesi abita con il figlio, in Illinois. Mildred aveva chiesto di votare per posta. Ma, la scheda postale di cui aveva fatto richiesta non è mai arrivata. Così, per non correre il rischio di non poter votare, Mildred ha percorso più di 1000 chilometri (accompagnata dal figlio) per potersi presentare di persona al seggio. “Ce l’ho fatta e ho votato per le persone per cui volevo votare.

E spero che vincano. Ma mi sento già soddisfatta per non aver perso l’opportunità di votare”. La donna ha continuato: “Ho votato in ogni singola elezione, qualunque essa fosse, comunale, statale, di contea o nazionale, per gli ultimi 72 anni”. Dovremmo prendere tutti esempio da Mildred quando parliamo di democrazia e di diritti. La democrazia è il nostro bene più prezioso ma non possiamo darla per scontata.  Ci sono stati momenti della nostra amata repubblica nei quali gli italiani hanno preferito andare al mare piuttosto che andare a votare.

Dobbiamo considerare, però, che il diritto di voto è una delle forme di libertà individuale più importanti che abbiamo. In particolare non dobbiamo mai dare per scontato il voto alle donne. Le donne infatti hanno ottenuto il “suffragio” solo in tempi recenti. Il movimento politico che promuoveva l’ estensione del suffragio alle donne è stato storicamente quello delle “suffragette” per quanto le origini vanno ricercate già al periodo della Rivoluzione Francese. Nei “Cahier de Doléances des femmes", infatti, troviamo una prima richiesta formale di riconoscimento dei diritti delle donne.

Le suffragette si erano riunite per la prima volta come movimento nazionale nel 1869 in Gran Bretagna. Nel 1918 il Parlamento britannico diede il via libera al diritto di voto limitato alle mogli dei capifamiglia con certi requisiti di età (sopra i 30 anni). Poi - 10 anni più tardi - il suffragio fu esteso a tutte le donne del Regno Unito. Le italiane ottennero il suffragio ventisei anni dopo. In Arabia Saudita il diritto al voto è stato concesso solo nel 2015. Proprio nel 2015 uscì il film dal titolo Suffragette che ripercorre le tappe che portarono le donne britanniche ad ottenere il voto.

Ambientato nella Londra del 1912, il film racconta di Maud Watts, una giovane donna che lavora nella lavanderia industriale di Mr. Taylor, un uomo senza scrupoli che abusa delle sue operaie. Alcune di loro combatterono anni a fianco di Emmeline Pankhurst (interpretata da Maryl Streep), fondatrice della Women's Social and Political Union. Sarah Gravon, la regista ci racconta di come un piccolo esercito armato di operaie pronte a sabotare le loro città, a infrangere vetrine a colpi di pietra e a collocare bombe, fare scioperi della fame, lottò per la propria emancipazione,  per rivendicare i propri diritti, in particolare al voto.

Abi Morgan, la sceneggiatrice, descrive, attraverso una ricerca negli archivi, nelle lettere, nei diari mai pubblicati, storie di donne spiate, picchiate, imprigionate, morte sotto i colpi della polizia, arrestate, alimentate con forza a causa dello sciopero della fame. In Italia nel 1881 le prime donne a portare avanti un movimento di emancipazione furono Anna Maria Mozzoni e Paolina Schiff, che rifacendosi alle esperienze inglesi, francesi e statunitensi presentarono una petizione al governo «per il voto politico alle donne» e fondarono a Milano la “Lega promotrice degli interessi femminili”.

Nel 1903 diverse associazioni femminili si unirono nel Consiglio nazionale delle donne italiane affiliato all’International Council of Women e nel 1905 si formarono del comitati pro-suffragio femminile che promossero l’iscrizione nelle liste elettorali di donne che avessero i requisiti prescritti dalla legge. Anche Maria Montessori  scrisse sul giornale La vita  un articolo in cui ribadiva l’invito specificando che la legge non poneva alcun esplicito divieto. Nei primi anni del ‘900 anche Anna Kuliscioff portò avanti il movimento di emancipazione femminile.

Ma bisogna arrivare al secondo dopoguerra per ottenere il suffragio. Nell’Italia contemporanea la prima occasione di voto per le donne furono le amministrative del 1946: le donne risposero in massa, con un’affluenza che superò l’89 per cento. La stessa partecipazione vi fu per il referendum del 2 giugno. La storia di alcune delle prime donne che votarono in Italia è stata raccontata anche nella miniserie Le ragazze del ’46, trasmessa da Rai 3 nel 2016. A quel tempo, le ragazze del ’46 avevano tra i 21 anni, la maggiore età di allora, e i 31anni: la più giovane ora ha 91 anni, la più grande ne ha 101.

Nelle interviste realizzate prima di girare la serie hanno raccontato come la giornata del loro primo voto è stato un momento emozionante ma ha significato anche l’inizio di un cambiamento. Negli Usa il primo Stato americano a riconoscere parzialmente il suffragio femminile fu il Wyoming, nel 1869. Nello stesso anno nacquero diversi movimenti analoghi a quelli inglesi. Le suffragette giravano piazze e città diffondendo le proprie idee attraverso comizi, scritte sui muri o cartelli con slogan come “Votes for women” o contenenti frasi che inneggiavano alle leader del movimento.

Spesso queste manifestazioni venivano soffocate con la violenza da parte delle forze dell’ordine e le militanti venivano arrestate. Le donne dovettero aspettare il 1920 finché il 26 agosto venne approvato dal Congresso  il XIX emendamento della Costituzione americana, che per la prima volta, introduceva il suffragio universale. Quest’anno, infatti, per celebrare il centenario sono state poste tre sculture di bronzo nel Central Park di New York, alte quasi cinque metri, che raffigurano Susan B.

Anthony, Sojourner Truth e Elizabeth Cady Stanton, tre pioniere del movimento delle suffragette americane. Per le donne americane liberarsi dal patriarcato non fu soltanto una questione di rivendicare diritti ma anche una questione che riguardava la moda. Quando le donne riuscirono a liberarsi da capi come corsetti e crinoline di ferro riuscirono anche a sentirsi più libere. Molte cominciarono ad indossare pantaloni larghi sotto le gonne, ma fu Amelia Bloomer, fondatrice della rivista per sole donne The Lily e suffragetta, che scrisse un articolo a favore dei nuovi pantaloni rivoluzionari (corti e con gli elastici al ginocchio) che da allora presero il suo nome.

Insomma l’emancipazione femminile si può nascondere dentro la storia di un capo di abbigliamento o dietro una tessera elettorale. Ma la scelta di onorare il diritto al voto, per il quale tante donne hanno combattuto e perso la vita, va fatta con rispetto e responsabilità, anche quando si decide di non votare come atto politico. Grazie; Mildred!   Saveria Albanese

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