Ultime della sera: “Canzone stonata”

Mentre si canta….

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Febbraio 2022 18:30
Ultime della sera: “Canzone stonata”

Fra poco la finale di un festival di fiori e canzoni. Luci, abiti, ospiti, musica, applausi e standing ovation…

Altrove, le finali di drammatiche partite per salvarsi la vita.

Lo so, la mia è una canzone stonata, una di quelle che non vorremmo sentire. Ci piaceva tanto credere che tutto fosse perfetto, che si trattasse solo di scegliere quale melodia, quale perfetta armonia… invece, senti come stride, senti come quella stecca ti entra nel cervello, come ti entra nel cuore!

Oggi non si entra a scuola.

E perché? Scioperiamo. E perché? Un motivo si trova sempre. E che facciamo? Andiamo a casa di…i suoi sono al lavoro, facciamo una festa.

Ma sì, facciamola una festa! Chi di noi non l’ha fatta almeno una volta nella vita? Una piccola trasgressione, una vacanza fuori dal calendario.

Oggi non si entra a scuola, oggi si entra all’inferno.

Pochi compagni, quindicenni, ragazzi e ragazze normali, di famiglie normali, di una città normale, di un paese normale. Un tutto “normale” che mette paura. È ancora mattina, si può fare colazione. Non c’è latte, solo alcool. Meglio: se beviamo di mattina abbiamo tempo di smaltire, i nostri genitori non ci sgamano. Dai bevi, non fare la bambina. Bevi, bevi fino a stordirti, vedrai che ti diverti. Beviamo tutti. E tirala fuori quella roba, così ci divertiamo di più. Ma io, veramente… e dai, non ci rovinare la festa.

Sì, la festa. Non è per questo che siamo venuti qui? Non è per questo che mi sono truccata così bene, con la matita sugli occhi come la più famosa delle influencers, non è per questo che ho portato i vestiti da indossare appena fuori casa…

Che ora è? Da quanto tempo siamo qui? È giorno o notte? Mi gira la testa… lasciami, lasciatemi, non mi piace, ho dolore, non mi toccare…

Non è più una festa. Voglio andare a casa, ho tanto male dappertutto, e sangue e vestiti sgualciti e capelli arruffati e la matita sul mio volto è una triste cascata nera.

I miei compagni, quelli che incontro a scuola, quelli a cui passo i compiti e il panino, quelli con cui andavo anche all’asilo e alle elementari. I miei compagni, quelli con cui prendiamo in giro i prof, con cui scappiamo prima del suono della campanella, con cui abbiamo creato strategie per sopportare la DAD, con cui abbiamo decorato le mascherine per renderle più sopportabili…sono proprio loro quelli che mi hanno violentata, stuprata, insultata. Non è possibile, non è vero. Li ho provocati? No, non lo so, forse, ma loro mi volevano bene, non avrebbero dovuto… Sarà questa vodka che ho bevuto, non avrei dovuto mischiare, avrei dovuto ascoltare mia madre ma… che festa è senza bere…

Vomito lo schifo e l’alcol, la vergogna e lo sdegno. Stringo le gambe senza forza e senza pace.

Piango ormai senza lacrime mentre mi sento come una piccola zattera abbandonata nell’oceano in tempesta.

Pronto, vieni, è successa una cosa terribile. Mia sorella, forse lei mi aiuterà. E precipito nello squarcio violento e cruento che mi scaraventa nel buio, come sasso lanciato dalla fionda di un gigante.

E tu? Piccolo stupratore idiota che ti sei creduto Superman insieme agli altri super eroi e sei passato da chi piscia più lontano a chi fa più male a una ragazzina ubriaca. Tu, come ti senti? Insieme agli altri eri più forte, non potevi sfigurare, ore e ore di video per prepararti al crimine del secolo. Sai cosa hai fatto? Sì, è proprio come avete scritto in chat “siete nella merda” e quell’odore difficilmente se ne andrà via.

Ci sono azioni irreversibili. La vita è una ragazzo mio, una per ciascuno, non è una fila di vite dentro un videogioco.

Lo so, è vero, è una canzone stonata, della quale però non so tacere.

E mi chiedo se abbiamo saputo insegnarla la gioia, quella vera. Se abbiamo saputo viverla e mostrarla e testimoniarla. Non lo sballo, non l’euforia, l’esaltazione, l’eccitazione spasmodica… Ma la gioia degli amici, delle canzoni per la strada, delle risate senza motivo e dei pianti consolati senza domande. La gioia del “pieno” di vita e non della vita vuota. Delle trasgressioni che servono per crescere, della solidarietà dei legami veri, della lealtà e della protezione reciproca. La gioia degli occhi che vedono il bello, della rivoluzione a suono di tamburi, della certezza di aver fatto il bene. La gioia di strumenti diversi che si accordano, si aspettano, si rispettano.

E penso a tutte le volte che siamo stati noi a stonare, e qualcuno ci ha dato la possibilità di riprovarci, insegnandoci come si fa. Come si fa a trovare il proprio posto nel coro, a gestire il proprio spartito, a cantare da solisti. E vorrei che tutti fossimo per ciascuno, un’altra possibilità.

E il vincitore è… percussioni, fiati, attesa…

E il vincitore è chiunque abbia avuto rispetto della propria e della altrui dignità e si sia lanciato come freccia di luce a squarciare le tenebre.

Si torna a scuola, c’è molto di cui parlare, c’è molto da capire.

Dirige l’orchestra, la nostra Buona Coscienza.

Maestra, ci dia il La. La vita non sciopera.

di Maria LISMA

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza