Storia di un accordo di pesca nato male. Bengasi/Mazara del Vallo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Settembre 2019 18:08
Storia di un accordo di pesca nato male. Bengasi/Mazara del Vallo

Nei giorni scorsi si è concluso un accordo tra il Sindacato Federpesca (Federazione nazionale delle imprese di pesca ) e le milizie della Cirenaica, facenti capo al dittatore Generale Haftar, avente come oggetto il rilascio di permessi di pesca a compagnie di pesca mazaresi iscritte alla Federazione, per lo sfruttamento sostenibile dei prodotti della pesca nelle acque libiche . Da decenni la marineria di Mazara del Vallo subisce vessazioni da parte delle Autorità libiche per l’annoso problema delle acquee territoriali che la Libia, con atto unilaterale nel 2005, ha esteso a 74 miglia dalla costa, contro le 12 miglia universalmente riconosciute ai Paesi che si affacciano sul mare.

La Libia, di par suo, si appella alla convenzione di Montego Bay del 1982 che, con un’interpretazione per la verità un po’ articolata, garantisce loro di estendere la sovranità oltre le 12 miglia, arrivando quindi alle 74 attuali , considerate nell’interezza tratto di mare ZEE (ossia zona economica esclusiva) entro il quale detiene sovranità assoluta. L’Italia, così come parecchi altri Paesi, non ha mai recepito questo atto unilaterale della Libia e, pertanto, considera acque internazionali quelle che per la Libia sono acque territoriali .

Dunque qualsiasi “sconfinamento” da parte di natanti Italiani viene considerata dalla Libia come una invasione , ragione per cui spari e sequestri . Per mettere fine a questa querelle, dopo diversi tentativi fatti negli anni e non andati a buon fine da parte di alcune organizzazioni come il distretto pesca , dalla stessa Federpesca e da associazioni armatoriali varie, la Federazione delle imprese di pesca, dopo intenso lavoro, è riuscita nel suo intento storico di chiudere il primo accordo privato con la Libyan Investments Authority (di fatto il Generale Haftar dittatore della Cirenaica in contrapposizione al governo legittimo Libico di Al Sarraj ) permettendo a pescherecci associati di lavorare all’interno di quella zona che ad oggi è considerata ZEE libica .

Il costo del permesso di pesca stabilito per natante di 10.000 eur al mese , piu 1,5 eur per kilogrammo di prodotto pescato. Premesso che un accordo legato all’attività della pesca che riveste carattere transnazionale, a nostro modo di vedere, è illegale in quanto, nonostante il carattere privatistico, lede uno dei principi fondanti della Costituzione degli Stati Europei, ossia quello per cui le attività economiche rilevanti con Paesi al di fuori della UE non possono essere condotti singolarmente dagli Stati membri o ancora peggio da enti di natura privatistica (poiché il tutto confliggerebbe con la normativa Europea che stabilisce poteri alle varie commissioni e nello specifico a quella della Pesca per trattare argomenti di portata sovranazionale) .

Consentendolo, o, di fatto raggirandolo, si porrebbero serissimi problemi legati alla concorrenza (in questo caso sleale) dovuta alle differenti condizioni in cui si troverebbero non solo gli omologhi delle altre Nazioni della UE, ma soprattutto le altre compagnie di pesca italiane che non hanno il ”privilegio” di far parte della Federpesca ed altre compagnie che, pur facendone parte, non hanno il “privilegio” di essere vicine al C.E.O . ( ottenendo vantaggi come il bassissimo costo del gasolio acquistato in Libia a 0,10 cent al litro rispetto alle attuali 0,55 in Italia, grandi quantitativi di specie ittiche pregiate presenti negli areali libici contro l’impoverimento degli areali tradizionali, etc.).

Allo stesso modo non si spiegherebbe perché gli accordi di pesca, per esempio con gli stati del west Africa (Marocco, Mauritania, Senegal, Guinea Bissau etc. ) vengono regolarmente seguiti e siglati dalla commissione pesca della UE e non dai singoli Stati che la compongono. Lo stesso dovrebbe valere con gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo tra cui la Libia. L’altro elemento , altrettanto importante, è legato alla questione morale: se da un lato i pescherecci, pagando il “pizzo”, si assicurano la protezione ( da vedere) durante le operazioni di pesca, avendone vantaggi non solo come il sopra ricordato irrisorio costo del gasolio ma anche come la grande quantità di specie bersaglio presenti nell’areale libico, dall’altro, loro malgrado, contribuiscono a finanziare il Dittatore terrorista Generale Haftar che, nel mentre bombarda i civili libici e il cui governo non è riconosciuto da nessuno tra quelli occidentali, tra cui l’Italia.

Non è un problema da poco o da sottovalutare . Gli equilibri geopolitici dell’Italia sono importanti nello scacchiere internazionale. L’Italia, di per sé, non gode di buona fama a livello internazionale, non solo per la perenne instabilità politica ma anche perché storicamente sopraffatta da una politica egemonica che vede la Francia e la Germania fare da padroni in Europa e noi gregari e con rappresentanti che mal ci rappresentano e che, di fatto, sono al soldo dei poteri forti (da Monti fino ai nostri giorni).

Nello specifico, non vale il famoso detto “meglio un brutto accordo che nessun accordo”. Se dal lato tecnico/burocratico/reddituale potrebbe essere conveniente per i soli privilegiati dell’accordo ( ed evidentemente per il terrorista Haftar ), dall’altro i nostri “eroi” devono stare molto attenti perché, se è vero come è vero che ogni fine ottobre i Libici festeggiano la giornata della” vendetta” contro l’invasore italiano (benché formalmente abolita) è perché non hanno mai dimenticato la colonizzazione Italiana del novecento e dei non tanto presunti soprusi che hanno ricevuto durante quel periodo.

In ogni caso auguriamo buona fortuna. A.P.I. -Associazione progetto isola "Presente" condivisa dal consigliere comunale Giorgio Randazzo (Lega)

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